
“A Trento – ha esordito Fabbrini – c’è costantemente un grande impegno a discutere di questioni europee, dimostrando una ricchezza del dibattito culturale”. Marchi, storico dell’Università di Bologna, si è soffermato su una Francia ferita e divisa in seguito al ballottaggio del 7 maggio che ha portato Emanuel Macron alla presidenza. “Ci sono stati 12 milioni di astenuti, 3 milioni di schede bianche e 1 milione di schede nulle. Solo il 16% di chi ha votato Macron al ballottaggio era d’accordo con il suo programma. Le elezioni parlamentari francesi dell’11 e 18 giugno saranno incerte, anche perché i neogollisti vogliono una rivincita. Un’eventuale grande coalizione sarebbe una novità all’interno del sistema politico francese”.
Nel racconto storico dei rapporti tra Francia e Germania Fabbrini ha sottolineato come spesso le battute d’arresto ai processi di integrazione europea siano dovute a meccanismi di politica interna. A partire dal 1954 “quando l’Assemblea nazionale francese votò contro la Comunità europea di difesa. I francesi scelsero l’Euro anche per poter condizionare dall’interno la Germania. Si è creata la moneta, ma non una politica economica”.
Fabbrini si è soffermato sul fatto che l’Europa oggi non abbia bisogno di guerre commerciali, ma debba far sì che “paesi membri come Ungheria e Polonia si adeguino a fondamentali principi di libertà. Si è andati troppo avanti nella regolamentazione da parte di Bruxelles; dobbiamo tornare al 1954 pensando a difendere noi stessi visto l’attuale inquilino della Casa Bianca a Washington”.