Ritratti contemporanei. Artisti famosi legati al Trentino rendono omaggio a Fortunato Depero - Stefano Cagol e Veronica de Giovanelli

Prima parte

Il viaggio nella vita e nell’opera di Fortunato Depero è arrivato quasi alla fine. In questa tappa si incontreranno alcuni fra gli artisti contemporanei che, come Depero, lavorano a livello internazionale ma hanno deciso di mantenere la loro base in Trentino. Artisti di età e poetiche diverse che fanno conoscere il Trentino nel mondo e portano parte del mondo in Trentino.
Sono state chieste a loro alcune considerazioni sull’opera di Fortunato Depero, una rilettura da artista ad artista con la consapevolezza dell’eredità che Depero ha lasciato a livello mondiale. Un’occasione per analizzare il territorio evidenziando pregi e difetti grazie all’occhio vigile e allenato degli artisti.
Argomento cardine del dialogo qui condotto, filo conduttore di tutte le puntate precedenti, il rapporto dell’artista con la società. La grande innovazione che ha portato Depero nell’arte è stata la sua posizione attiva verso tutti gli ambiti della vita. Le menti eccezionali degli artisti possono, anche oggi come allora, diventare fonte di rinnovamento e rigenerazione di valori universali.
Per iniziare la carrellata di artisti, Stefano Cagol e Veronica de Giovanelli, il più conosciuto e la più giovane, in un inter scambio apripista di una serie di puntate che, a ritmo serrato, presenteranno ai lettori di RITRATTI i volti e i pensieri di sette artisti del territorio tra i più noti a livello internazionale: Stefano Cagol, Luca Coser, Veronica de Giovanelli, Dido Fontana, Christian FogarolliJacopo Mazzonelli, Valentina Miorandi.

STEFANO CAGOL (Trento, 1969. Vive e lavora tra il Trentino, la Germania e la Norvegia)
Stefano Cagol, uno degli artisti del Trentino più famosi, con i suoi video, installazioni e performance incide sul contesto socio politico riportando alta l’attenzione su varie tematiche legate alla storia contemporanea fra cui il clima tanto da partecipare alla mostra del Ministero tedesco dell’Ambiente per la conferenza mondiale sul clima COP 23, alla mostra inaugurale di Haus Mödrath - Räume für Kunst a Colonia, a Manifesta 11 e al Padiglione Nazionale delle Maldive alla 55a Biennale di Venezia. Da pochi mesi una sua opera è stata acquistata dal Ministero germanico dell’Ambiente a Berlino.
Il suo ultimo progetto personale The Body of Energy è stato presentato a MAXXI a Roma, Museo Madre a Napoli, Museion a Bolzano, Kunst Halle Sankt Gallen, ZKM a Karlsruhe, Museo Folkwang a Essen e quindi al Landmark / Bergen Kunsthall.

Fortunato Depero. Grafica, pubblicità e architettura pubblicitaria
“Scelsi di chiudere i miei studi all’Accademia di Brera a Milano con una tesi dal titolo “Fortunato Depero. Grafica, pubblicità e architettura pubblicitaria”, nella quale ho voluto approfondire quella che considero l’espressione più alta della sua genialità.
Depero in Trentino, da solo, è riuscito a sviluppare un’eccezionale sintesi grafica, ancora oggi estremamente attuale e assimilabile alla cosiddetta grafica vettoriale ottenuta con l’uso del computer, mentre in contemporanea all’inizio del Novecento altrove – come alla Bauhaus di Weimar – procedevano in altre direzioni di ricerca.
Il modo di procedere di Depero era caratterizzato da “un continuo scambio intersettoriale che faceva in modo che l’invenzione teatrale e scenografica passasse via via in pittura, pubblicità, arredo, architettura, sempre con lo stesso approccio estetico, evitando cioè quelle discriminanti di una visione ancora pitturo-centrica, dunque non futurista dell’opera d’arte globale”, come scrivevo nella tesi, riportando l’esempio degli uomini baffuti dei Balli Plastici del 1918 a cui sono riconducibili i personaggi riportati anni dopo in un collage e disegnati per una copertina di Vanity Fair nel 1931. Le sue copertine di Vanity Fair, Vogue, The New Yorker sono esempi incredibili dell’abilità creativa di Depero ed eccezionale è il fatto che nel campo della grafica riuscì a primeggiare proprio anche nella capitale mondiale per eccellenza del suo tempo, New York. Mi pare venga messo troppo poco in evidenza che Depero fu l’unico tra tutti i futuristi inneggianti alle metropoli ad andare, lavorare, inserirsi ed eccellere nella metropoli per antonomasia di New York.
Con Depero sento di condividere due aspetti del modo di pensare: la volontà di procedere per simboli e metafore, distillando un linguaggio immediato che possa dialogare con un pubblico ampio e stimolare molteplici livelli di lettura su quanto ci circonda; e poi la sua scelta di confrontarsi in prima persona con l’esterno per poi tornare in Trentino, territorio ieri come oggi interessante per i confini che incorpora.”

L’influenza inesausta di Depero
“L’influenza di un artista sulla società è profonda e importante, ma non è spesso leggibile in superficie in maniera palese – come fu il ruolo centrale che ebbe Joseph Beuys nella nascita del primo partito dei Verdi, in Germania. Questo vale anche per l’influenza inesausta di Depero sul territorio trentino, capace di continuare a insinuarsi nei diversi ambiti del vivere senza che ce ne accorgiamo. Questo riescono a farlo solo le eccellenze, solo gli artisti veri, che lasciano una traccia del loro passaggio.
Siamo tutti figli di Depero, la sua visione ha segnato il nostro modo di vedere le cose, la sua sensibilità è nel nostro DNA. Nella mia tesi su Depero identifico dei “deperismi” (coniai questo termine nel 1993), ossia esempi della sua influenza sull’arte pubblicitaria di suoi contemporanei, e riporto un caso tra tutti: una pubblicità per il quotidiano milanese L’Ambrosiano firmata nel ‘32 da Mario Sironi e dominata da figure di chiara ispirazione deperiana. Depero e la sua influenza vanno ben oltre i confini del Trentino, soprattutto grazie alla sua ricerca nell’arte pubblicitaria.
Poi, comunque, pensando all’oggi, possiamo ricordare che se esiste un museo come il MART nel territorio trentino è sicuramente anche grazie a Fortunato Depero”.

Artista vs società
Troppo raro è il coinvolgimento di artisti ai tavoli decisionali e troppo spesso la finalità dell’arte nella società è considerata solo di puro abbellimento. Di questa situazione sono complici gli artisti stessi che nella maggior parte dei casi si accontentano appunto di abbellire e di sopravvivere in un territorio. L’artista, come lo intendo io, invece prende posizione, come fece Depero, che firmò il manifesto di Ricostruzione Futurista dell’Universo con Giacomo Balla. Lo fecero loro due tra molti futuristi: questo dimostra il grado di impegno, visione e spessore di Depero. Cercare di innescare il cambiamento è quanto tento di fare con opere e progetti che riflettono su urgenze che vanno dall’ecologia al potere dei media e puntano al dialogo con un pubblico il più ampio possibile.
Il Trentino oggi? A volte troppo adagiato, all’apparenza aperto, senza esserlo sempre e fino in fondo, risultando quindi restio a confrontarsi e con debole capacità critica.
Eppure è possibile smuovere questo territorio, nonostante non sia semplice. Ad esempio nel 2016 sono riuscito a far attivare e far arrivare centinaia di donne in un paesino delle Valli Giudicarie per l’opera “697 madri”, presso il cimitero monumentale austro-ungarico di Bondo, in un intervento fondato sul ricordo per vedere oltre. Successivamente mi è capitato di essere fermato per strada da una di loro che mi ha detto “Quell’esperienza mi ha cambiata”: innescare la riflessione, il cambiamento, la consapevolezza è il ruolo dell’artista ed è un vero successo ogni volta che si riesce in questo intento.“

VERONICA de GIOVANELLI (Trento, 1989. Vive e lavora tre Trento e Bruxelles)
Le sue opere – che vanno dalla pittura su tela, al frottage, dall'installazione, al collage – sono state esposte in numerosi spazi dedicati all'arte contemporanea come ArtLacuna (Londra, UK), Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia, IT),  Collyer Bristow Gallery (Londra, UK), Spazio Thetis (Venezia, IT),  Dolomiti Contemporanee (PN, IT) e la Galleria Monitor (Roma, IT). Collabora attivamente con la Galleria Boccanera di Trento e attualmente sta seguendo un Master in Pittura alla École nationale supérieure des Arts visuels de La Cambre a Bruxelles. Una delle manifestazioni artistiche più esplicitamente collegate al territorio grazie alla sua personale interpretazione del Paesaggio attraverso una pittura liquida, con colori accesi che appartengono a un mondo tecnologico mescolati ai colori della terra e della natura. E’ innegabile il tributo che Veronica regala al suo territorio, interiorizzato e riproposto in misura semplicemente evocativa e non chiaramente collegata al Trentino.
Non si nasconde una velata critica in alcune tele di Veronica de Giovanelli verso un paesaggio purtroppo contaminato e deformato dall’intervento dell’uomo.

Depero, le Avanguardie, il Trentino
Il mio primo “contatto” con Depero risale ai tempi della scuola materna: ricordo che nella casa della mia amica d'infanzia c'erano appesi diversi poster rappresentanti dipinti e grafiche pubblicitarie dell'artista trentino. Credo che (quasi) tutti in Trentino conoscano Depero e questo è un fatto di per sé importante.
Dal mio punto di vista in Italia spesso la sensibilità artistica della popolazione si ferma con l’Impressionismo. Per questo, secondo me, il contributo maggiore di Depero in Trentino è di aver portato visibilità alle Avanguardie storiche a livello locale. Ha reso mainstream il Futurismo, agendo da calamita per gli altri artisti; ma ha forse funzionato anche come sineddoche, avvicinando di conseguenza le persone a tutte le Avanguardie in generale.
Ciò è avvenuto probabilmente grazie alla sua fama, attraverso la valorizzazione di questo artista locale da parte delle Istituzioni e inoltre perché il suo lavoro si diramava nelle arti applicate, nella grafica, nel teatro, nella scenografa, etc., e di conseguenza è entrato più o meno coscientemente nella vita di tutti (o almeno di chi abbia mai bevuto un Campari).

Visioni dall’alto
Ecco una parte del “Manifesto dell'Aeropittura” (Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi , Tato , 1931), di cui Depero, come si può vedere, è stato uno dei firmatari:

Dipingere dall'alto questa nuova realtà impone un disprezzo profondo per il dettaglio e una necessità di sintetizzare e trasfigurare tutto;
tutte le parti del paesaggio appaiono al pittore in volo: schiacciate
 artificiali
 provvisorie
appena cadute dal cielo
Tutte le parti del paesaggio accentuano agli occhi del pittore in volo i loro caratteri di: folto
sparso
elegante
grandioso
[...]
Con qualsiasi traiettoria metodo o condizione di volo, i frammenti panoramici sono ognuno la continuazione dell'altro, legati tutti da un misterioso e fatale bisogno di sovrapporre le loro forme e i loro colori, pur conservando fra loro una perfetta e prodigiosa armonia. [...]

Quando leggo questo stralcio del manifesto penso a certe visioni dall'alto che ho realizzato negli ultimi anni, in particolare alla serie De haruspicibus auguribusque, dove il confronto con i dipinti di questo movimento futurista, in particolare con i paesaggi dall'alto di Gerardo Dottori, è per me evidente.

Artista vs società
Evitare l’omologazione per riscoprire il nostro peculiare eco-logos (dal greco: ragionamento sull’ambiente ove si vive) culturale senza pertanto circoscriversi unicamente nel proprio intorno provinciale, è, per me, un antidoto alla crisi, anche valoriale, che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi anni.
Parte di uno sforzo collettivo, l’artista, in primis, dovrebbe consigliare ad ogni cittadino di fare affidamento, nei periodi bui, ad una facoltà innata ma spesso dimenticata che ci può riscattare: il coraggio dell’immaginare.

 

                                                                              di Giovanna Felluga

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