Il Trentino di Fortunato Depero

Il Trentino di Fortunato Depero

Quale miglior modo per inaugurare la carrellata di volti, luoghi e testimonianze con cui la rubrica “Ritratti” vuole rendere omaggio al Trentino se non con uno dei personaggi più eclettici del panorama artistico del Novecento: Fortunato Depero.
Da Lui idealmente accompagnati, intraprenderemo un viaggio in quattro puntate per rileggere il Trentino attraverso la sua storia e le sue opere, sonderemo i suoi rapporti con il tessuto socio economico del territorio, entreremo nel mondo dell’arte e della grafica contemporanea guidati da autorevoli compagni di viaggio. 

Un po’ di storia

Nato il 30 marzo del 1892 a Fondo, piccolo paesino della Val di Non, ancora provincia meridionale dell’Impero Austro-Ungarico, Fortunato Depero fu profondamente legato alla sua terra natale che, ad eccezione di significativi soggiorni all’estero, non ha mai lasciato.
Personaggio laborioso, visionario e allo stesso tempo dotato di un piglio imprenditoriale innato, Depero attraversa più di metà secolo superando due guerre e rileggendo la storia a lui contemporanea attraverso i suoi scritti, le sue opere pittoriche e grafiche, i suoi giornali, manifesti, cartelloni pubblicitari. Depero è stato osservatore partecipe dei cambiamenti della società fino al 1960, anno in cui morì lasciando la moglie Rosetta Amadori, fedele alleata nella vita e nel lavoro.

Per intraprendere il viaggio nel “Trentino di Depero” nel modo migliore ci affidiamo a Nicoletta Boschiero, responsabile del Museo Casa d’Arte Futurista che afferma: “per capire l’artista e l’uomo Depero bisogna sempre ricollegare le sue opere e azioni al contesto storico che stava attraversando”.

Ripercorriamo rapidamente alcune tappe insieme.
Assieme a Giacomo Balla, artista tra i primi protagonisti del divisionismo italiano e figura di spicco del Futurismo, Depero lancia l’11 marzo 1915 il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, in cui viene chiaramente espressa l’intenzione di puntare all’arte totale, portare l’arte in ogni aspetto della quotidianità, diventando un vero e proprio stile di vita. Un progetto rivoluzionario che sottende una grande attenzione verso uno sviluppo consapevole della società a partire da una radicale trasformazione dell'ambiente umano e domestico.      

Le esperienze dei conflitti mondiali e la Casa d’Arte Futurista

L’impatto con la Prima Guerra Mondiale, l’esperienza americana e la conoscenza del vero volto del futuro tecnologico incarnato nella metropoli di New York con le sue inquietanti contraddizioni spengono le sue pulsioni e lo rimettono in contatto con la realtà. Nel 1930 ritorna in Trentino, nella tranquillità della montagna, della famiglia e degli affetti.
Rientrato dal primo scontro bellico nel 1919, spinto dal bisogno di pensare a “ri-costruire” un mondo ormai distrutto, Depero fonda con la moglie Rosetta la Casa d’Arte Futurista, un laboratorio creativo specializzato nella produzione di arazzi, stoffe decorate, cuscini e oggetti di design contrassegnati dal suo stie inconfondibile.
Con lui le arti applicate si nobilitano e si avvicinano alle arti maggiori dedicandosi con impeto e azione alla creazione non solo di oggetti artistici utilizzabili nella vita quotidiana, ma anche di vestiti e progetti di grafica che hanno disegnato un percorso creativo a cui la grafica contemporanea ancora attinge. Impossibile non menzionare l’excursus pubblicitario e cartellonistico creato per la ditta Campari.
Il suo intervento artistico spazia anche nel teatro con la massima serietà caratterizzata, però, da un approccio ludico e vitale. Così Depero si presenta: “Sono nato pittore, nel senso più puro della parola, e in tutta la mia giovinezza, passata e presente, mi occupai sempre di pitture e di plastica e di altri problemi artistici di schietto lirismo. Ho fatto e farò ancora giocattoli, pannelli, marionette, costumi teatrali e scenografie e mi sono infinitamente divertito“ (articolo del 1919 Il Teatro Plastico Depero – Principi ed Applicazioni)
Anni Quaranta: per l’esigenza di ingraziarsi i gerarchi locali, a causa di condizioni economiche precarie nonostante il suo riconoscimento artistico internazionale, si avvicina al fascismo, passo che renderà non facile il proseguimento della sua carriera. Molti anni e riletture critiche sono servite per entrare in profondità ed evitare superficiali etichettature politiche a favore del genio creativo e della versatilità artistica di Depero. 

Il secondo dopoguerra

Sebbene negli anni Cinquanta le relazioni tra Depero e la cittadinanza non siano particolarmente calorose, anche a causa del carattere dell’artista, per fortuna alle volte bastano rare e preziose eccezioni per cambiare il corso degli eventi.
Per Depero l’eccezione fu Remo Albertini, Presidente della Provincia di Trento di allora, che commissionò e difese, agli occhi di amministratori pubblici e cittadini non concordi, la progettazione della Sala del Concilio della Provincia Autonoma di Trento. Uomo colto, visionario e di rara sensibilità artistica, Albertini desiderava realizzare una grande opera che raccontasse il Trentino, una sorta di proclama di tutte le bellezze e le tipicità presenti nel territorio. Per realizzarla chiamò Depero che dal 1953 al 1956 vi si dedicò totalmente disegnando, oltre alle opere a parete, grandi pannelli che affrontano diversi temi legati alla natura e alla tecnologia caratterizzanti il territorio, progettando gli arredi e intervenendo in ogni minimo dettaglio.
L’operazione svolta per quella che oggi è chiamata “Sala Depero” è a ragione considerata una delle “opere d’arte globale” più importanti nella storia dell’arte italiana, un testamento che Depero lascia ai posteri e nel quale emerge il forte legame con il territorio.
L’azione di Albertini è di alto valore etico perché tutela e sostiene l’artista in chiusura di carriera, oltre che di grande lungimiranza per aver capito la portata di una tale operazione, un unicum che ha regalato al Trentino un patrimonio artistico/culturale inestimabile.

I luoghi d’arte di Depero

Volendo quindi ripercorrere gli angoli del Trentino maggiormente segnati dalla vita e dall’opera di Fortunato bisogna senza dubbio partire dall’appena descritta “Sala Depero" del Palazzo della Provincia Autonoma di Trento in piazza Dante e dal Museo Depero (Casa d’Arte Futurista) in via Portici 38 a Rovereto, unico museo d’arte futurista in Italia. Il Museo, concepito da Depero nel 1957 come idea di casa-museo, fu portato a termine nel 1959, poco prima della sua morte, grazie al Comune di Rovereto battezzandolo Galleria Museo Fortunato Depero. Il progetto museografico fu elaborato da Depero stesso che purtroppo non riuscì a completarlo ma lasciò diversi progetti che furono recuperati e applicati grazie al grande restauro architettonico che ne acconsentì l’apertura al pubblico solo nel 2009. Oggi il Museo Depero è parte della rete museale del MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e Trento e gode di una programmazione di mostre temporanee che si affiancano alla collezione permanente dedicata esclusivamente all’opera di Depero.

Paesaggi, sentieri e percorsi

Per quanti volessero estendere la mappa deperiana ai paesaggi, ai sentieri e alle passeggiate percorse dall’artista, riporto qui un breve tratto del mirabile diario di viaggio da lui scritto nel 1931-1932 “Alte montagne del Trentino. Visioni bibliche del Gruppo Brenta”, un taccuino di chiara lettura consigliato dall’Archivio 900 del Mart che racconta una gita in alta quota dell’artista. Partendo da Rovereto, passando per Trento, per le Giudicarie, risalendo la Val Rendena, Pinzolo e Madonna di Campiglio, Depero raggiunse il passo del Grostè, sostò al rifugio Stoppani per continuare e terminare il percorso al rifugio Tucket: “Mappa alla mano con le tracce variopinte dei diversi sentieri. Primo tratto rosso e blu, poi rosso e giallo, quindi solamente rosso, indice durevole della mulattiera che per il Grostè e passo Tucket sale fino al Rifugio Pedrotti sulla Tosa. Primo avviamento fra conifere di alto fusto. Terra nera e muschio soffice. Selva da gran signori e aria pregna di odori resinosi. Sulla schiena enorme e pesante il sacco, provviste per tre giorni, perciò salita lenta e fronte imperlata di gocce.”

Il Trentino e Depero

E’ così che Depero rese ricca e famosa la sua terra, vivendola nel modo più semplice e onesto e regalando oggi una dichiarazione d’amore da invogliare chiunque si trovi in Trentino a fermarsi e guardare con occhi diversi le sue montagne: “..Non bisogna dimenticare che non sono una femmina anemica, che sono figlio delle nostre montagne, trentino al cento percento e che in tutte le mie espressioni si rispecchia la mia natura, quella dentro di me e quella fuori di me; colorata, plastica, cristallina e rocciosa, come il nostro amato Trentino, uno dei più idilliaci ed attraenti paesi del mondo che merita tutto il nostro affetto e tutto il mio cromatico ed infuocato entusiasmo di artista. Il Trentino con le sue titaniche torri di pietra, naturali e storiche, ispira coraggio, saldezza e stile di porfido. L’agitato e scintillante movimento dei nostri torrenti ci dà un senso di anelito e di orgasmo fattivo e di indomabile spirito di ricostruzione, unitamente alla serenità e allo splendore meditativo e creativo delle nostre abitudini dolomitiche“. (Relazione di Fortunato Depero sul Rinnovamento della Sala del Consiglio Provinciale di Trento, tratto da Fortunato Depero. Epistolario, a cura di Elena Albertini).  

Foto: copyright Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

 

                                                                              di Giovanna Felluga

Immagini

Fortunato Depero

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