
Un esempio concreto: quando la Fondazione Dolomiti Unesco richiede una traduzione per un sito o un documento culturale che riguarda i territori ladini, la domanda che sorge è sempre: quale ladino usare? E soprattutto come scriverlo affinché tutti possano riconoscersi, pur sentendo la leggerezza della lettura nella propria variante. Una questione curiosa per chi non si è mai imbattuto in questi temi, ma anche una sfida importante quando emerge il bisogno. I ladini, che hanno sempre custodito la propria identità e cultura, devono potersi esprimere e riconoscere anche in una lingua propria di riferimento.
Di questo e di molte altre curiosità si parlerà nell’incontro del 6 giugno, inserito nel quadro delle celebrazioni per il 50° anniversario della Majon di Fascegn, con la collaborazione della Direzione istruzione, formazione e cultura ladina di Bolzano, dell’Istituto Ladino Micurá de Rü della Val Gardena e della Val Badia e dell’Istituto Ladino Cesa de Jan del Livinallongo e con l’appoggio finanziario della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Durante la mattinata si affronterà il tema della pianificazione linguistica, si discuteranno le opportunità e i rischi di una lingua standard con riferimento al ladino dolomitico, alla sua storia e al suo percorso.
Nel pomeriggio l’incontro proseguirà con lavori di gruppo e laboratori, nei quali i partecipanti avranno modo di approfondire il tema e di elaborare idee e prospettive per il futuro. La giornata sarà accompagnata da testimonianze provenienti da altre realtà linguistiche minoritarie, come quella sarda e friulana, e da esperti sociolinguisti che parteciperanno attivamente portando il loro punto di vista e stimolando riflessioni e sintesi.Inoltre, durante l’incontro, un visual recorder trasformerà in disegno le discussioni in modo semplice e piacevole, con l’obiettivo di aiutare a comprendere e focalizzarsi su contenuti complessi ma attuali e importanti.
L'evento fa parte anche di “Archivissima 2025”, l’iniziativa nazionale per la valorizzazione degli archivi, con sede a Torino, che si svolgerà dal 5 all’8 giugno e che quest’anno ha come tema “i futuri possibili”. La Majon di Fascegn, insieme ai suoi partner, ha proposto dunque il futuro della lingua ladina, archivio vivente di varianti e idiomi diversi, che si confronta e si orienta verso un futuro sostenibile e unitario per poter sopravvivere.