Il titolo della performance, UTERE, è frutto di un gioco linguistico significativo fra ladino e italiano, rispettivamente utère ('altare' in ladino) o utero (dal latino uterum), in ladino mère (madre). Sacro e profano insieme, in un evento che Claus Soraperra dichiara di voler presentare come “L’occupazione di uno spazio pubblico e la trasformazione di esso in un luogo del sacro per denunciare il deterioramento, diffuso e periferico, dei valori fondanti dell’umanità, attraverso l’adozione ormai totale di valori tipici del consumismo e della globalizzazione”. “Voglio presentare - continua l’artista - il tema del corpo e dell’invenzione dell’icona come visibile dell’invisibile, della fisicità e della sua manipolazione, che risulta essere il principio della negazione della materia a favore dell’evocazione del trascendente attraverso il sacro”. Il Museo Ladino è individuato da Claus come luogo dell’identità, della realtà del territorio che lo ha accompagnato idealmente nello sviluppo del suo percorso artistico. Per Sabrina Rasom, direttrice dell’Istituto Culturale Ladino e del Museo Ladino di Fassa: “L’istituzione è chiamata ad accogliere e cullare la creatività e a fornire agli artisti ladini la possibilità di esprimersi e di esprimere la loro arte. Perché l’arte è la voce della comunità ammutolita, poco attenta, che com’è normale forse nemmeno si pone delle domande, così affaccendata nel raggiungimento di altri obiettivi, o che dà semplicemente per scontate la propria identità e la propria realtà, nella fattispecie quella ladina”.
A corollario della performance il catalogo di UTERE verrà presentato come accompagnamento dello spettatore nell’approfondimento del tema: con una contestualizzazione dell’arte moderna di Soraperra nel panorama artistico-filosofico internazionale, grazie al saggio in esso contenuto del critico d’arte Ernesto L. Francalanci, conoscitore attento del percorso artistico di Soraperra; e con una contestualizzazione dell’evento e delle opere nella realtà ladina fassana della direttrice Rasom.
Un’occasione dunque, quella di UTERE, per i ladini e per gli amanti dell’arte di recarsi al Museo Ladino per immergersi nella cultura e nell’identità di un popolo di minoranza etnico-linguistica che, attraverso l’arte di Claus Soraperra de la Zoch, si confronta con i temi attuali e universali dell’alienazione socio-economica e del conformismo.
Claus Soraperra vive la sua dimensione artistica come riferimento biologico e impegno umano. Da sempre è impegnato nella diffusione della cultura e dell’arte come strumenti necessari per la sopravvivenza della specie umana.