
Ad aprire le riflessioni sull'incontro dal titolo "La sostenibilità da virtù a peccato" monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e Scienze Sociali, che ha ripercorso l’origine del concetto di sostenibilità, come idea secondo la quale nessuno deve essere sprovvisto del necessario per vivere. "Per rendere concreto ed attuale questo principio- sostiene - è necessario uno sviluppo umano integrale, la consapevolezza di una profonda interconnessione tra sopravvivenza del genere umano, non possibile senza la cura della sopravvivenza della Terra. La sostenibilità, per usare le categorie del titolo dell'evento, non è in assoluto vizio o virtù, ma si colloca in una zona grigia, che chiama tutti alla vigilanza”.
Giancarlo Attolini, socio fondatore di Attolini Spaggiari Zuliani & Associati Studio Legale e Tributario, ha parlato della necessità che la politica attui interventi normativi sulla base di dati e valutazioni d’impatto. Sottolinea, inoltre, il vantaggio per le aziende che operano secondo criteri di sostenibilità in termini di profitto, grazie all'impulso dato dalla necessità di ripensare processi produttivi.
Anna Roscio, Executive Director Sales e Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, sottolinea la presenza di un tessuto capace di recepire i valori e i principi della sostenibilità, sui quali è necessario investire in termini culturali e sociali. "Una sostenibilità, afferma - che diventi etica aziendale e parte integrate e sostanziale del processo produttivo".
Silvia Angeloni dell'Università degli Studi di Milano ha messo in luce una sorta di sostenibilità di superficie, “cosmetica”, come lei stessa la definisce, accattivante nella forma che sfrutta l’asimmetria informativa con i cittadini per nascondere le profonde disuguaglianze ancora presenti. "È necessario trasmettere ai giovani uno spirito critico per affrontare le sfide economiche, sociali ed ambientali del futuro. La sostenibilità – conclude - deve essere un valore corale, con una responsabilità collettiva”.