
È un “metodo classico” speciale, Trentodoc. A darne prova provata, con un percorso degustativo che si è strutturato come un vero e proprio viaggio, Berzi, che ha aggiunto: "Trentodoc parte da una caratteristica fortunata – oggi, col cambiamento climatico, più fortunata che mai – che è il fatto di crescere in altitudine. Sono 1.154 gli ettari di viticoltura ad esso votati (l’11% di quelli totali), il che ne fa, automaticamente un vino di nicchia, prodotto, sul territorio da 64 case spumantistiche. Lo Chardonnay è la varietà principe che lo compone, affiancata, per lo più da Pinot nero. La sua vera forza, tuttavia, è questa capacità di incrementare le caratteristiche gustative e aromatiche grazie all’autolisi (la sosta sui lieviti), senza acquisire mai quel sapore 'di pane' che essi portano con sé".
Si è partiti quindi, nel percorso pensato per il Festival, da bottiglie riserva più 'giovani', come il Balter e il San Michael, con 72 mesi di sosta, fino ad arrivare ai più longevi Ferrari Riserva Lunelli, 96 mesi, e Aquila Reale di Cesarini Sforza, 100 mesi. Composizioni diverse, aromaticità diverse, gusti e sapori diversi, che richiamano alla memoria – guidata dal sommelier – le più svariate note, dalle spezie, alle colazioni della mamma, fino a giungere ai cocktail più celebri, ma che mantengono caratteristiche costanti: "La bollicina è sempre integrata nel sorso – continua infatti Berzi - il colore, nelle sue variazioni, tende sempre al giallo-oro per il bianco, mentre ad un rosa deciso per il rosé".
In una variazione che somiglia a una sinfonia di sensazioni, gusti, immagini e metafore, quello che sembra certo è che "per Trentodoc, se degustato alla cieca, bendati, è difficile individuarne gli anni. È sempre elegante, fresco, non 'mostra mai i muscoli', lascia che a raccontare la sua storia sia sempre il richiamo – presente e chiaro per un palato attento – del territorio da cui proviene: dalla bassa quota (400-500 metri) alle elevature; dai terreni dal passato glaciale, a quelli calcarei e gessosi".
Trentodoc Festival, nato da un’idea dell’Assessorato all’agricoltura della Provincia autonoma di Trento, è organizzato dall’Istituto Trento Doc e da Trentino Marketing, in collaborazione con il Corriere della Sera.