Sabato, 08 Ottobre 2022 - 19:53 Comunicato 3143

Trentodoc Festival: sostenibilità, il Trentino precursore di molte pratiche, anche grazie alle scelte politiche

Il consumo di vini biologico a livello mondiale è più che raddoppiato e rappresenta il 3,5% del consumo totale. In tutto il mondo c’è una costante espansione della superficie agricola condotta a regime biologico e il Trentino è, per l’Italia, una delle regioni più performanti. “Vino, sostenibilità e ambiente” è il tema trattato nello Spazio archeologico sotterraneo del Sas in piazza Cesare Battisti oggi alle 18, al wine talks che ha visto la partecipazione dell'assessore provinciale all'agricoltura Giulia Zanotelli.
WINE TALKS Vino, Sostenibilità e Ambiente Nella foto: Federico LOMBARDO DI MONTE IATO, Giulia ZANOTELLI, Roberta GIULIARI Trentodoc Festival Tridentum Trento, 8 ottobre 2022 [ Foto: Matteo RENSI Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

Se il Trentino è una della regioni più virtuose in termini di sostenibilità, sicuramente lo deve anche alla politica. «Le istituzioni trentine in questi anni – ha affermato Giulia Zanotelli, assessore provinciale all’agricoltura – hanno sempre condiviso con il mondo agricolo tutte le scelte fatte in materia di sostenibilità. Siamo stati i primi a livello nazionale ad aver ottenuto la certificazione SNQPI. Il Trentino da molto tempo ha saputo anticipare le linee guida arrivate solo in seconda battuta dall’Europa. Uno dei temi centrali è sicuramente l’acqua, e quest’anno lo abbiamo sperimentato in modo molto forte: su questo stiamo portando avanti un progetto di ricerca con FEM e FBK sull’utilizzo della tecnologia per efficientare sempre di più il consumo. Il secondo tema è quello della formazione: Fondazione Mach ha un ruolo importante in questo. Il terzo aspetto è quello dell’innovazione e della tecnologia, che va portata avanti rispettando il nostro paesaggio e il nostro territorio. La ricerca nel campo delle fitopatie è fondamentale, c’è un monitoraggio molto attivo sul nostro territorio riguardo alla flavescenza dorata e abbiamo messo in atto un piano con tutta una serie di elementi affinché non venga mai abbassata la guarda perché ci si gioca l’economia di un territorio. Sappiamo bene che ci sono tanti limiti amministrativi e burocratici, talvolta bisogna avere il coraggio di prendere delle scelte diverse rispetto al passato, ma credo che questo sia il ruolo di una politica attenta e lungimirante. Percepisco sempre di più in Trentino la voglia di investire, di puntare sulla qualità, e per questo mi sento orgogliosa del nostro territorio».

Tra i primi a sposare la viticoltura biologica in Trentino c’è una delle più prestigiose cantine spumantistiche d’Italia, Maso Martis, guidata da Roberta Giuriali assieme al marito Antonio Stelzer. «Negli anni Novanta si parlava pochissimo di biologico, ma fin da subito abbiamo deciso di fare qualcosa di più rispettoso per l’ambiente e, anziché adattare alle nostre esigenze la viticoltura, abbiamo pensato di fare il contrario – spiega Giuriali -. Abbiamo lavorato sul diserbo, abbiamo messo mano alla pergola trentina a favore dell’allevamento a guyot, abbiamo introdotto il sovescio e tante altre piccole attenzioni che oggi ci hanno portato a salvaguardare la biodiversità, cercando di interpretare il territorio il meglio possibile. Da alcuni anni ormai siamo certificati ICEA sia come vigneti sia come cantina: come azienda spumantistica siamo stati tra i primi a sposare questa filosofia che sicuramente è più difficoltosa, ma siamo soddisfatti della scelta fatta. Il clima è fondamentale per chi fa biologico». Ma la sostenibilità non è solo ambientale ed economica, ma anche sociale: «Il nostro impegno – conclude Giuriali - è anche quello di ospitare tanti tirocinanti dell’Istituto agrario di San Michele. Le nostre figlie oggi sono in azienda con noi ed è questa la vittoria più grande, perché non era scontato poter portare Maso Martis alla seconda generazione. Con loro faremo ancora tanti passi nella direzione della sostenibilità e non solo».

Firriato, 470 ettari divisi in 7 tenute divise dall’isola di Favignana all’Etna, è la prima cantina italiana certificata carbon neutral dall’ente mondiale DNW: «Nel 2007 abbiamo scelto di certificarci biologici sia per il vino sia per la produzione dell’olio d’oliva – ha spiegato Federico Lombardo di Monte Iato, direttore generale di Firriato -. Quando si parla di sostenibilità ambientale bisogna misurarsi e fare in modo che diventi parte integrante della filosofia produttiva di un’azienda. Inoltre serve avere un approccio by the sign: la sostenibilità deve diventare parte integrante del proprio processo. Ogni attività dell’uomo, sia essa naturale, come la fermentazione che trasforma il mosto nel vino, come il nostro contadino che lavora a mano sotto il filare, genera le emissioni dei cosiddetti gas serra, il cui più famoso è l’anidride carbonica o la nota a tutti CO2. Questi gas serra, com’è noto, sono i principali indiziati per l’inquinamento in generale e per il riscaldamento globale ed il cambiamento climatico in particolare. Essere carbon neutral vuol dire aver analizzato in maniera precisa e scientifica il proprio impatto sull’ambiente relativo alle emissioni di tutto il processo produttivo, dalla campagna al vino in bottiglia; ed aver portato, attraverso azioni di riduzione e di compensazione delle stesse, questo bilancio a zero, ovvero aver cancellato la propria impronta sull’ambiente. Firriato è quindi a impatto zero certificato, carbon footprint neutral, un percorso partito nel 2014 e coronato a inizio 2019 e alla fine del 2022 diventeremo addirittura carbon positive».

Il Consorzio di Tutela Vini del Trentino rappresenta 94 aziende vinicole e raggruppa oltre il 90% della produzione di uve trentine. Il Consorzio a giugno ha presentato il primo Bilancio di Sostenibilità realizzato da un Consorzio di Tutela nel settore vitivinicolo: «Questo bilancio – ha spiegato il presidente del consorzio, Pietro Patton  ha fatto emergere quanti passi avanti ha fatto l’agricoltura trentina in termini di produzione integrata. Il nostro sistema è sicuramente all’avanguardia, a partire dall’utilizzo della confusione sessuale fino all’agricoltura di precisione: per un’agricoltura evoluta non dobbiamo mai dimenticarci che fondamentale è l’istruzione. La sostenibilità è sicuramente una fatica in più per il viticoltore, ma anche un vantaggio competitivo imprenditoriale importante. Non c’è un punto di arrivo per la sostenibilità, è un percorso che ti impone di continuare a crescere professionalmente e di migliorare, anno dopo anno». Oggi la base di dati a disposizione delle cantine sociali e delle singole aziende, a partire dalle capannine meteo della FEM: le informazioni oggi a disposizione consentono di gestire una viticoltura sempre più sostenibile.

(us)


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