
La presenza di Gorelli, classe 1984, nato e cresciuto a Montalcino, unico Master of Wine italiano, con titolo ottenuto a Londra nell’istituto più selettivo al mondo per il comparto vitivinicolo, è servita anche per capire come mai nelle bottiglie più grandi, al contrario delle botti, stia il Trentodoc più pregiato, “croccante” come lo ha definito lui: “C’è una tradizione, verificata più volte, che il fatto di avere un volume di liquido più grande ed uno spazio di collo maggiore incidono nella qualità del prodotto. Al momento del “degorgement” abbiamo molto meno ossigeno rispetto al volume del vino, questo significa un trattamento molto meno ossidativo. C’è poi - ha spiegato Gorelli - anche un aspetto legato alla seconda fermentazione che avviene in bottiglia. Più è grande è il contenitore più è lenta la fermentazione e quindi c’è più complessità”.
Nell’aprire la degustazione il presidente dell’Istituto Trento Doc Enrico Zanoni (direttore generale di Cavit) ha detto: “Questo è un vero evento, lo dimostra il fatto che le prenotazioni on line sono andate esaurite in pochissimo tempo. Questo è un chiaro indicatore dell’attenzione al prodotto. Il Festival si articola in diversi momenti, tutti ugualmente interessanti, e qui oggi abbiamo una chance incredibile, quella di avere sul palco il meglio dei sommelier italiani con addirittura l’unico Master of wine italiano, Gabriele Gorelli. Grazie al vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro, direttore scientifico, di questo Festival che ci pregiamo di ospitare”.