Lunedì, 10 Giugno 2024 - 16:14 Comunicato 1543

Dal 6 all’8 giugno 2024 la Fondazione Hub Innovazione Trentino ha coordinato la prima edizione del Trento Open Festival
Trento tre volte OPEN

Cosa si intende con intelligenza artificiale aperta? L'apertura dell'IA non ha solo a che fare con la disponibilità dei software, ma anche con questioni fondamentali come la trasparenza, la riusabilità e la sostenibilità dei sistemi, nel rispetto dei vincoli etici essenziali imposti dalle norme. Si è appena concluso il primo Trento Open Festival, che ha offerto varie opportunità di approfondimento in questo senso, coinvolgendo esperte/i del settore e ospitando attività per le imprese, la PA e il mondo della ricerca oltre che laboratori divulgativi per bambine/i e ragazze/i.
Per tre giorni, dal 6 all’8 giugno 2024 la Fondazione Hub Innovazione Trentino (HIT) ha coordinato presso la School of Innovation dell’Università di Trento la prima edizione del "Trento Open Festival - Libertà di innovare". L’evento, si inserisce nell’ambito del progetto europeo ZOOOM, coordinato da HIT, che ha come focus le tre O di Open Data, Open Hardware e Open (source) Software e le opportunità di innovazione che esse abilitano.
Nella foto: Uljan Sharka [ Archivio Fondazione Hub Innovazione Trentino]

Il festival è stato promosso da HIT insieme a Università di TrentoFondazione Bruno Kessler e Fondazione Ampioraggio. L’offerta culturale è stata arricchita inoltre grazie alla collaborazione di un’ampia rete territoriale di associazioni: Speck&Tech, CoderDolomiti, FabLab Unitrento, Minds Hub e Verona FabLab. Sponsor dell'iniziativa: PagoPA.

Fra i protagonisti della manifestazione, giovedì 6 giugno - serata inaugurale a cura di Speck&Tech - sono intervenuti Andrea Borruso (Presidente, OnData) e Marina Latini (Software Release Engineer, SUSE). Il primo, a proposito di dati aperti, ha centrato la sua presentazione sulla cultura del diritto: chiedere l’accesso a informazioni in possesso della PA è un esercizio quotidiano di cittadinanza attiva per far sì che le norme, esistenti sia in Italia che in Europa, vengano applicate efficacemente, a vantaggio della collettività. La seconda, a proposito di software aperti, ha descritto l’importanza degli standard di interoperabilità, una sfida che intreccia aspetti organizzativi, sintattici e semantici oltre che tecnici. 

Venerdì 7 sono stati tre gli appuntamenti in evidenza.

Maria Morena Ragone, a partire dal caso di studio della Regione Puglia, ha descritto il ruolo del Responsabile per la Transizione Digitale, una sorta di supereroe dell’innovazione nella PA. Digitalizzare la PA ha a che fare con istanze complesse come la cybersecurity, la data governance e la gestione documentale, cuore dell’infrastruttura, si pensi ad esempio al monitoraggio del PNRR e dei relativi contratti. Una figura professionale che fa rete e attraverso percorsi condivisi favorisce l’adozione di metodi, modelli e strumenti utili per implementare gradualmente approcci e soluzioni open, come la piattaforma Puglia Partecipa, il sistema di gestione documentale di Regione Puglia Kosmos e il nuovo centro di competenza regionale sull’AI.

Alessandra Poggiani ha descritto il ruolo di CINECA, infrastruttura di supercalcolo pubblica e potente, con una storia lunga oltre 50 anni. Pochi giorni fa è stato presentato ITALIA, un LLM (Large Language Model) italiano, realizzato in collaborazione con iGenius. Ogni IA generativa deriva da una specifica cultura che la esprime.  Servono milioni di testi e immagini in lingua per addestrare un modello. Poiché la diversità è ricchezza, un LLM nazionale diventa un tassello importante per la sovranità digitale. Per compiere questa impresa servono umanisti oltre che esperti nelle scienze dure. Rompere i silos disciplinari è fondamentale per generare opportunità col supercalcolo, e questo vale per tutti i settori economici. L’apertura è fondamentale per due motivi. In primo luogo per poter permettere l’accesso ai servizi disponibili presso il Tecnopolo di Bologna che altrimenti sarebbe proibitivo per le dimensioni e i costi che comporta, non solo in termini economici ma anche d’impatto energetico. In secondo luogo perché i benefici prodotti sono a vantaggio di tutta la società, ogni risultato conseguito viene condiviso tempestivamente con PA, comunità scientifica e tessuto produttivo/industriale. Un esempio di applicazione sono i gemelli digitali. Nel piccolo, come per il Comune di Bologna, e in grande, come il modello planetario costruito in collaborazione con ESA, l’agenzia spaziale europea. 

Uljan Sharka ha parlato del percorso di iGenius e della visione di fondo dell’impresa: costruire un’IA centrata sulle persone, mirando a chiudere il divario di competenze tra dati e utenti. Sostenitore del Made in Italy come vantaggio competitivo, predice la leadership naturale di Italia ed Europa nei prossimi 20 anni, un’opportunità epocale, a patto di inserirsi in un contesto di bisogno crescente di tecnologia, che non può essere centralizzata, e di farlo con il proprio DNA, ossia senza inseguire modelli esteri basati sull’inglese. È così che, in collaborazione con CINECA, è nato Modello ITALIA, con mille miliardi di parole e 9 miliardi di parametri. Rilasciato con licenza MIT, garanzia di trasparenza, risponde a un approccio open source, non solo una scelta ma anche un fattore abilitante. Se la domanda di fondo è: “come i modelli impattano la lingua e la cultura?”, la risposta è nel rinascimento digitale, un’opportunità strategica anche per fare emergere la via italiana all’IA.  

Sabato 8 mattina Stefano Pampaloni (CEO, Seacom srl) ha discusso del nesso fra open source e AI, soffermandosi in particolare sulla necessità di integrare l’ecosistema dell’open innovation e commentando il Cyber Resilience Act, normativa dell'Unione Europea che stabilisce requisiti orizzontali di sicurezza informatica per i prodotti con elementi digitali, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza, gestire le vulnerabilità e garantire trasparenza e conformità per proteggere consumatori e imprese dalle minacce informatiche.

Nel pomeriggio, per chiudere con uno sguardo rivolto al futuro, si sono tenuti i laboratori di coding e thinkering promossi dall'associazione CoderDolomiti, FabLab UniTrento, FabLab Verona e MindsHub “open dojo” per la fascia di età 7-17 anni: per costruire un videogioco con Scratch, controllare robot, suonare su una batteria di frutta col Makey-Makey, sperimentare le schede elettroniche micro, creare un motore elettrico, pubblicare un sito web e modellare oggetti virtuali disegnando in 3D.

I temi trattati hanno attratto un pubblico eterogeneo, in gran parte giovane, con oltre 100 partecipanti al giorno.

Secondo Flavia Marzano (Presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Ampioraggio e tra le ideatrici del Festival), "le comunità Open Source offrono un supporto attivo e una manutenzione continua per le soluzioni IA, garantendo agli enti un accesso costante ad aggiornamenti, correzioni di bug e nuove funzionalità. In questo senso, esse giocano un ruolo importante per supportare gli enti nell’implementazione dell'IA anche perché la collaborazione tra tutte le componenti istituzionali è richiesta esplicitamente nei princìpi guida del Piano triennale per l’informatica nella PA 2024-2026."

«L’Università di Trento ha partecipato con convinzione a questa prima edizione contribuendo in particolare alla riflessione su come sfruttare licenze aperte nei modelli di business delle imprese e sull’impatto delle scelte di licenza a livello economico e sociale. Vale a dire, come aiutare le aziende a ripensare il proprio vantaggio competitivo in contesti in cui la protezione della proprietà intellettuale non è più un asset decisivo. Serve un cambio di mentalità, un ripensamento nell’ottica di dare valore ai servizi lavorando sugli aspetti vincenti dell’open source: apertura, libertà, coinvolgimento, partecipazione, possibilità di co-design. Una promessa di maggiore efficienza, trasparenza, sicurezza e adattabilità che cambia i valori e le potenzialità competitive delle aziende», commenta Alessandro Rossi, delegato del rettore al supporto al sistema produttivo.

Massimiliano Gambardella ha ribadito le motivazioni che hanno portato PagoPA a supportare il Festival, essendo l’open source il cuore delle soluzioni e dei servizi offerti dall’azienda, attraverso i quali si sviluppa la missione di innovare il Paese e accompagnare la transizione digitale, dentro la PA e attraverso le applicazioni fornite alla cittadinanza. 

“La missione di HIT – commenta la presidente Ivonne Forno – trova pieno compimento in occasioni come queste, dove gli attori della ricerca e dell’impresa si incontrano con la cittadinanza su temi e approcci come il Software Libero e le Tecnologie Open, che offrono l’opportunità di sviluppare, condividere e innovare. In altri termini, sono fattori che abilitano lo sviluppo economico e il benessere del territorio attraverso pratiche di collaborazione e costruzione di comunità.” 

(gs)


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