Lunedì, 11 Marzo 2024 - 16:43 Comunicato 526

Inaugurata a Roma, nella sede del Liceo classico statale “Giulio Cesare”
“Suoni e Segni di Vaia”, riflettere sul rapporto uomo/natura/clima

Davanti ad un’Aula Magna gremita è stata inaugurata a Roma nel Liceo Classico “Giulio Cesare” “Suoni e Segni di Vaia”, l’iniziativa realizzata nel 2022 dal METS-Museo etnografico a San Michele. Ideata dall’architetto Claudio Lucchin nell’autunno scorso ha avuto un considerevole riscontro di pubblico e di critica anche a Forlì. Oltre al presidente del Museo Ezio Amistadi e al direttore Armando Tomasi erano presenti Paola Senesi, dirigente scolastica del Liceo che ha espresso convinte parole di ringraziamento al METS e al Comune di Roma Municipio II. L’ente amministrativo era rappresentato dalla presidente Francesca Del Bello e dall’assessore alla cultura e ai rapporti con l’Università Fabrizio Rufo

“Il METS - ha detto il presidente Ezio Amistadi - da tempo ha deciso di aprirsi al pubblico per farsi conoscere alle persone: è uno dei più importanti musei etnografici europei ma - come tutti i musei di questo tipo è ancora troppo poco frequentato - per questo per noi è un onore essere qui oggi e ringrazio la dirigente Senesi, la presidente Del Bello, l’assessore Rufo e la Senior prof.ssa Elena Gagliasso per aver voluto fortemente l’iniziativa ‘Suoni e Segni di Vaia’. Una grandissima opportunità per il Museo anche perché questa è una ‘vetrina’ prestigiosa e la platea davvero molto numerosa. Uno dei nostri obietti è far conoscere la cultura alpina ai giovani e questa occasione va, appunto, nella direzione che il nostro Museo intende percorrere. Prima di andare ad ascoltare i ‘Suoni di Vaia’, vi voglio ricordare l’appuntamento del 20 marzo quando con il direttore Tomasi esporremo alcune riflessioni su un tema molto importante ‘Territorio: cura o possesso’, un’opportunità per ragionare intorno al tema uomo e territorio.“ A chiusura degli interventi il direttore Armando Tomasi ha ricordato alla platea l’appuntamento del 13 marzo quando, in diretta dal Museo, attraverso storie e riflessioni e affidandosi alla narrazione degli oggetti etnografici custoditi nell’istituto culturale il Museo racconterà e illustrerà agli studenti del Liceo (oltre 1200) le linea generali della cultura alpina". Dopo l’ascolto de i “Suoni di Vaia” il presidente Amistadi si è intrattenuto con gli studenti poiché erano particolarmente interessati alla tempesta Vaia, ai suoi effetti e al tipo di riflessioni che il presidente ha proposto loro.

Il progetto “Suoni e Segni di Vaia” si contestualizza nell’inaudita tempesta, poi denominata Vaia, che si è abbattuta alla fine di ottobre del 2018 in una vasta regione alpina compresa fra Italia, Svizzera, Austria e Slovenia e che ha colpito con particolare intensità soprattutto la zona delle Dolomiti UNESCO. L’obiettivo dell’iniziativa è indurre a riflettere su più temi afferenti al rapporto uomo/natura/clima.

“Suoni e Segni di Vaia” sarà allestita fino al 15 giugno presso la sede del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, Corso Trieste, 48, si sviluppa in tre momenti: le fotografie che contribuiscono ad illustrare il paesaggio prima della tempesta, i successivi danni e l’oggi a distanza di cinque anni da quell’evento particolarmente intenso; un video che ci invita a riflettere sul rapporto Uomo/Ambiente. un’esperienza sensoriale sonora che pone la persona a confronto con la natura madre e matrigna, diventando per ciascuno un forte elemento di consapevolezza. Un ciclo di incontri, inoltre, approfondirà alcuni temi e proporrà l’opportunità di dialogo e confronto fra studenti, cittadinanza e relatori.

 

“Suoni di Vaia”

“Suoni di Vaia” nasce da un’idea di Claudio Lucchin architetto bolzanino di successo dalle molteplici esperienze professionali. La sonorizzazione e le musiche sono di Elisa Pisetta e Cristian Postal. Le testimonianze audio Ines Bastiani, Alessandra Frisanco, Paolo Nicoletti, Marco Pisetta e Angelica De Girardi. “Suoni di Vaia”, è un’esperienza emozionale intensa che suggerisce ampie riflessioni: un percorso sonoro particolarmente coinvolgente con alcune testimonianze audio di persone di età diversa.

“Segni di Vaia”

“Segni di Vaia” sono emblematiche testimonianze fotografiche del prima e dopo Vaia. L’autore è Roberto Besana.

“L’indicibile linguaggio della natura”

Il video sul rapporto Uomo/Natura, di grande efficacia contenutistica, è ideato da Davide Grecchi e Roberto Besana su testo di Mimmo Sorrentino.

“Suoni e Segni di Vaia”

Il percorso di fruizione dell’esperienza propone un primo approccio che coinvolge la vista: si ammirano immagini fotografiche; poi i sensi coinvolti, insieme, diventano vista e udito con immagini e audio; poi solo l’udito con audio, musiche e testimonianze.

La Tempesta Vaia

Con inaudita intensità la tempesta si abbatté a fine ottobre 2018 su tutto il nord-est italiano, in particolar modo su: Trentino, Alto Adige, tutta l’area delle Dolomiti UNESCO, quindi Veneto e Friuli Venezia Giulia, meno nel nord ovest italiano, in Svizzera, Austria e Slovenia. Venti fortissimi raggiunsero la velocità di 217,3 chilometri orari sul passo Rolle. In soli tre giorni - 27, 28 e 29 ottobre - piogge torrenziali fecero registrare sulle montagne del Trentino e del Veneto fino a 715,8 mm, superando di molto i dati dell’alluvione del 1966. Otto persone, complessivamente, persero la vita, i danni furono elevatissimi, stimati in ben oltre tre miliardi di euro. Un patrimonio forestale di milioni di alberi venne schiantato al suolo dalle potentissime raffiche di vento, distrutte decine di migliaia di ettari, 41.000, di foreste alpine di conifere. Da cos’è stata motivata questa devastazione, al di là dei dati di carattere metereologico? Perché quella pioggia torrenziale così insolita per le latitudini dell’Italia settentrionale? Perché quel vento di scirocco a velocità "uragano"? Perché tutti quei danni mai ricordati a memoria d’uomo? Che cosa ha provocato quel fortissimo vento che, secondo le stime, ha abbattuto 42 milioni di alberi, un dato mai registrato in epoca recente in Italia?

PROGRAMMA INCONTRI

Mercoledì 13 marzo ore 11,45-13 Aula Magna

VIRTUAL TOUR - IL METS RACCONTA

In diretta dal Museo, attraverso storie e riflessioni e affidandosi alla narrazione degli oggetti etnografici custoditi al METS Ezio Amistadi, Armando Tomasi, Claudio Lucchin e Stefania Dallatorre e i conservatori (Marta Bazzanella, Luca Faoro) racconteranno la vita di un territorio alpino

Dal Liceo “Giulio Cesare” domande in diretta: conduttori Lucia Altobelli docente di Scienze e Salvatore Tufano docente di Latino Greco e Geostoria

 

Martedì 19 marzo ore 15,00-16,30 Anfiteatro di Arte

Roberto Besana, fotografo e divulgatore.

FOTOGRAFARE, PRESENTARE, INTERPRETARE

La fotografia è una parte fondamentale della comunicazione tra le persone, ma raramente si approccia il tema della sua comprensione su basi solide, permettendo l’insinuarsi di facili e distorte interpretazioni della realtà; ma esiste la realtà fotografica o è solo un’idea “romantica” derivata dalla sua genesi scientifica e non artistica; una carrellata di situazioni ed interpretazioni che aiutano a comprendere e “maneggiare” consapevolmente l’informazione che trasmette, una delle più importanti scoperte dell’uomo che ha rivoluzionato le arti  ma di cui non sempre si conoscono limiti, opportunità, rischi.

 

Mercoledì 20 marzo ore 9,30-11,00 Aula Magna

Ezio Amistadi e Armando Tomasi, Presidente e Direttore METS-Museo etnografico trentino San Michele

TERRITORIO: CURA O POSSESSO

Un percorso ambiental-filosofico che definisce la differenza fra cura e possesso. I temi dell’utilizzo delle risorse naturali saranno approfonditi anche con il ricorso a riferimenti storico-documentali che consentiranno di comprendere le scelte economico-sociali di un territorio alpino

 

Sabato 23 - marzo ore 10,00-11,30 Aula Magna

Claudio Lucchin, Architetto; Guglielmo Mattei, docente di Latino e Greco e artista e Jonathan Lattanzio docente di Scienze  

LA NATURA DELLA BELLEZZA

“La bellezza salverà il Mondo?” chiedono al principe Miškin ne l’Idiota di Dostoevskij, perché alla bellezza è intrinsecamente legato il bene. Le cose “belle” sono anche “buone” perché hanno in sé una logica che unisce le diverse dimensioni della realtà, le diverse cose del Mondo, senza dividerle o disperderle, perché la bellezza ci insegna l’equilibrio, la misura e il senso da dare alle cose.

 

Venerdì 19 aprile ore 18,30-19,30 Aula Magna

Fabiola Fratini Prof. di Tecnica Urbanistica, Ingegneria e coordinatore dell'Accordo Sapienza-Tuscia- Roma Capitale

LE FORESTE CRESCONO IN CITTÀ

Il racconto del bellissimo progetto del Comune che già è in corso. 15 Microforeste eco-pedagogiche "per la città dei 15 minuti”. È una risposta di successo all’emergenza ecologica che investe anche Roma. La partecipazione della cittadinanza all’Agenda della sostenibilità climatica 2030 si fa realtà. Vedremo nel dettaglio come: un percorso che parte dalla creazione di ‘Microforeste’ nel 2023 nel quartiere di S. Lorenzo e che si espanderà in molti altri quartieri entro il 2026.

 

Martedì 23 aprile ore 15,00-16,30 Anfiteatro di arte

Claudio Lucchin, Architetto.

TECNOLOGIA, MANUALITÀ E CREATIVITÀ

Il lavoro, come “arte strumentale” da cui scaturiscono tutte le capacità umane, ossia tutte le arti, e tutte le arti si sono concentrate negli strumenti che abbiamo pensato e costruito nel tempo, utilizzando la nostra creatività. Quella che oggi definiamo creatività umana, sono logiche di funzionamento per farci stare attenti e metterci in salvo. Il nostro cervello non si limita ad immagazzinare passivamente le cose che accadono, ma le rielabora costantemente per creare delle nuove versioni del mondo.

Stefano Pilotto PhD Sapienza e Docente Filosofia Liceo

ALLE RADICI DELL’ANTROPOCENE: EVOLUZIONE UMANA E TECNICA

La crisi climatica è la posta in gioco del dibattito contemporaneo, poiché da essa dipendono le condizioni stesse della nostra vita sulla Terra. Questo brusco cambiamento caratterizza la nostra epoca, che nella storia geologica del pianeta è stata denominata Antropocene (Crutzen 2002), per sottolineare come l’impronta della specie umana ne abbia segnato profondamente gli equilibri. La ragione di questo cambiamento sta nella forte dipendenza della nostra specie dalla tecnologia, i cui effetti hanno prodotto miglioramenti nella nostra vita ma anche gravi danni ambientali. Comprendere questo nesso tra vita e tecnica è cruciale per comprendere anche da dove veniamo, così da poter pensare a un futuro possibile, senza cadere nel negazionismo o nel primitivismo.

 

Mercoledì 24 aprile ore 11,00-12,30 Assemblea d’Istituto

Fabrizio Bianchi Epidemiologo ambientale del CNR

ZONE DI SACRIFICIO PER AMBIENTE, SALUTE E DIRITTI UMANI

Il 12 gennaio 2022 il Rapporto del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU definiva le zone di sacrificio (ZdS), includendo casi in tutti i continenti tra cui Taranto.  Per il Rapporto le ZdS “rappresentano la peggiore negligenza immaginabile dell'obbligo di uno Stato di rispettare, proteggere e realizzare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile”. La scelta ricadeva su luoghi emblematici molto inquinati e pericolosi, con violazioni dei diritti umani, in particolare delle popolazioni povere, vulnerabili ed emarginate. Non manca il richiamo alla crisi climatica per le emissioni di gas serra, gli eventi meteorologici estremi, i disastri a lenta insorgenza, tra cui la siccità e l'innalzamento del livello del mare. Ne discendono obblighi per gli Stati, le responsabilità delle imprese e le buone pratiche per garantire un ambiente non tossico, prevenendo l'inquinamento, eliminando l'uso di sostanze tossiche, bonificando e riabilitando i siti contaminati. Esistono raccomandazioni per azioni concrete a beneficio di chi è sottoposto ad una sistematica negazione della dignità e dei diritti umani: un gigantesco programma umanitario dal costo di miliardi di dollari ma con benefici di trilioni di dollari

Liliana Cori, Antropologa culturale ricercatrice del CNR e Vice-Presidente di Greenpeace Italia

COMUNICARE IL RISCHIO CON LA CITTADINANZA SCIENTIFICA

La cittadinanza scientifica nasce quando le persone si mobilitano per conoscere meglio il mondo che le circonda, al di là del loro lavoro o di ciò che hanno studiato. Con propri strumenti di misura, cannocchiali, osservazioni del territorio possono completare le informazioni degli scienziati, collaborare per sapere di più e meglio e usare le conoscenze per migliorare le decisioni. È successo spesso che in aree inquinate del nostro paese gruppi di cittadini preoccupati per la propria salute e per l‘ambiente si sono associati per protestare e chiedere soluzioni. La scienza è stata chiamata in causa per dare risposte e fare proposte, assieme alle istituzioni che controllano l’ambiente e proteggono la salute. La comunicazione dei rischi è diventato un lavoro sempre più complesso: c’è bisogno di spiegare con cura, capire la percezione delle persone e decidere come proteggersi in caso di pericolo, possibilmente deciderlo assieme dando a ognuno i propri compiti e le proprie responsabilità.

 

Venerdì 3 maggio ore 15,00-16,30 Anfiteatro di Arte

Simone Pollo Docente Etica e scienze del vivente, Dipartimento Filosofia, Sapienza

UN’UNICA RETE. UMANI, ANIMALI E AMBIENTE NELL’ANTROPOCENE

La crisi ambientale che stiamo attraversando ha messo in evidenza qualcosa che sin dai tempi di Darwin è scientificamente provato: tutti i viventi e gli ambienti sono "legati in un'unica rete". La civilizzazione e lo sviluppo della specie Homo sapiens è oggi una minaccia per la sopravvivenza di specie ed ecosistemi. Fra le azioni umane che più sono critiche in una prospettiva ecologica c'è l'uso degli animali a scopo alimentare. L'allevamento degli animali - specialmente quello intensivo e industriale - non è solo discutibile da un punto di vista morale per ciò che infligge agli animali (la cui natura senziente, dopo Darwin, non può essere negata), ma anche dal punto di vista ambientale. Le oltre trecento milioni di tonnellate di carne di animali terrestri e centocinquanta milioni di animali acquatici che gli umani consumano ogni anno hanno un costo ambientale elevatissimo. Affrontare la sfida della crisi climatica parte anche dal ripensamento in chiave ecologica delle nostre abitudini alimentari e dal loro cambiamento.

Stefano Velotti Prof. di Estetica, Dipartimento Filosofia, Sapienza

IMMAGINARE L’ANTROPOCENE: ESPERIENZA ESTETICA E FOTOGRAFIA

È possibile immaginare 30 milioni di alberi? È questa la cifra stimata degli alberi distrutti da Vaia nel 2018. Mentre possiamo contare all’infinito, sembra che la nostra immaginazione abbia dei limiti, una “capienza” finita, che ci impedisce di farci un’immagine di 30 milioni di individui (alberi, animali, persone…). Da decenni, ormai, gli scienziati forniscono numeri, dati, modelli delle crisi che investono il clima, la biodiversità, il cibo, la giustizia globale associate all’attuale epoca geologica a cui è stato dato il nome di Antropocene. Questo patrimonio di conoscenze, tuttavia, sembra restare per molti su un piano astratto. Come possono fotografie, suoni, percezioni, nella loro limitatezza materiale, contribuire a farci immaginare, e dunque comprendere meglio, l’inimmaginabile?

 

Martedì 7 maggio ore 15,00 -16,30 Anfiteatro di arte

Vittorio Cogliati Dezza, già-Presidente di Legambiente dialoga con Elena Gagliasso, Senior-Prof.ssa di Dipartimento di Filosofia Sapienza, Fabrizio Rufo, Prof. Filosofia della scienza, Sapienza e due studenti del Giulio Cesare

LE NUOVE EMERGENZE, TRA CRISI CLIMATICA E CRISI SOCIALE, SFIDANO IL MOVIMENTO AMBIENTALISTA.

Le nuove emergenze rappresentano una sfida fondamentale per un movimento, quello ambientalista, che, almeno in Italia, ha sempre fatto del cambiamento culturale, sociale ed economico un fattore costitutivo delle proprie battaglie e proposte. La Transizione Ecologica ed il contrasto alla crisi climatica rappresentano una grande sfida che chiama tutti, persone, organizzazioni, istituzioni, ad assumersi nuove responsabilità, ad abbandonare visioni legate al passato, ad acquisire una visione sistemica capace di cercare le intersezionalità con il mondo del lavoro o della salute, con le politiche urbane o il turismo o la mobilità, e a costruire nuovi equilibri ecologici e sociali, di cui possiamo rintracciare segnali evidenti già nella storia dei movimenti ambientalisti e nell’originalità del movimento ambientalista italiano.

(fs)


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