
Gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dagli archeologi nel sito di Punta Linke, a 3.629 metri di altitudine, sono documentati nella mostra attraverso fotografie, reperti e un breve video tratto dal documentario “Punta Linke. La memoria” del regista Paolo Chiodarelli. L’esposizione ripercorre le fasi delle ricerche effettuate da una équipe multidisciplinare composta da archeologi, geologi, guide alpine, restauratori e personale volontario condotte sul fronte della Prima guerra mondiale. Il ritiro dei ghiacciai, a seguito dei cambiamenti climatici degli ultimi anni, ha fatto riaffiorare, dopo cento anni, la stazione di una teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Peio con Punta Linke, Cima Vioz e gli appostamenti del “Coston delle barache brusade” nel cuore del ghiacciaio dei Forni e assicurare così i rifornimenti ad uno dei punti più alti del fronte. Nel sito sono stati messi in luce, ben conservati dal ghiaccio, la baracca che ospitava la stazione della teleferica con il motore e l’officina meccanica per la sua manutenzione e il tunnel, scavato per trenta metri nel permafrost, che si apriva sul ghiacciaio.
Accanto alle fotografie è esposta una selezione di reperti rinvenuti durante le indagini nel sito, tra i quali alcuni soprascarponi in paglia di segale che venivano utilizzati dai soldati durante i turni di guardia per affrontare le rigidissime temperature, guanti, manopole, ramponi e occhiali per proteggersi dai raggi del sole e dal riverbero della neve e del ghiaccio. Altri oggetti raccontano la quotidianità in condizioni estreme all’interno della postazione, come gli utensili dell’officina per azionare il motore e per la sua manutenzione. In mostra anche alcune suppellettili e oggetti attinenti alla sfera personale dei militari tra i quali una cartolina postale e una pipa in ceramica.
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