Venerdì, 11 Ottobre 2024 - 16:05 Comunicato 2773

Ganeshamoorthy, Legnante e Tapia emozionano e lanciano un messaggio di inclusione al Festival dello Sport
Non siamo supereroi

Nell’edizione del Festival dello Sport intitolata “Nati per vincere” la capacità di far fronte ai cambiamenti e alle sfide – anche repentine e inaspettate – che la vita propone a tutte e tutti è punto di partenza e di arrivo dell’incontro che ha visto sul palco Ganeshamoorthy, Legnante e Tapia. Tre rappresentanti dell’atletica paralimpica italiana, tre campioni e medaglie d’oro che - con le loro imprese a Parigi 2024 - hanno contribuito a innalzare l’Italia a punto di riferimento per queste discipline nel mondo e, assieme a tutto il movimento paralimpico, a invertire la rotta e normalizzare la disabilità.
FESTIVAL DELLO SPORT GANESHAMOORTHY, LEGNANTE E TAPIA LANCI D’ORO Nella foto: Assunta Legnante, Oney Tapia [ Daniele Paternoster Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Assunta Legnante, oro nel getto del peso a Parigi 2024, Rigivan Ganeshamoorthy e Oney Tapia, oro nel lancio del disco a Parigi 2024 hanno portato la loro testimonianza a una sala gremita, soprattutto di giovani, ripercorrendo le vicende personali e sportive che li hanno portati a eccellere nelle rispettive specialità. Ciascuno, facendo emozionare e riflettere con messaggi importanti. 
Assunta Legnante, veterana e “donna dei due mondi” (Olimpiadi e Paralimpiadi nelle quali, come poche atlete e atleti, è stata capace di vincere e ripetersi negli anni) ha voluto porre l’accento sulle affinità e i parallelismi delle due realtà. “Tra le tante differenze, alla fine a contare è solo il risultato. Impegno, fatica e soddisfazioni sono le stesse, sia per atlete e atleti impegnati nelle Olimpiadi che nelle Paralimpiadi. Vincere o non farlo è ciò che fa la differenza per essere percepito dalle persone come un'atleta, un campione”. 
Concetto ripreso da Rigivan Ganeshamoorthy, il più giovane con i suoi 25 anni e “sorpresa” di Parigi 2024 che ha sottolineato l’importanza di superare la retorica del “supereroe” legato al mondo di atlete e atleti disabili. “Forse molti ci considerano inferiori – ha spiegato Rigivan – e per questo, quando facciamo qualcosa di normale, ci scambiano per supereroi. Invece, siamo persone che si allenano e faticano, con impegno e costanza, per raggiungere degli obiettivi, come tutte”. 
Il grande apporto del mondo paralimpico alla società, la capacità di far crescere e maturare l’opinione pubblica, è stato sottolineato anche da Luca Pancaldi, presidente del Comitato italiano paralimpico, a sorpresa presente in sala e chiamato a intervenire, che ha ricordato come i risultati sportivi siano fondamentali non solo per gli atleti che li raggiungono, ma per tutto il Paese. “È infatti grazie a questi atleti e atlete - e alle loro imprese sportive - che sta avvenendo in Italia un cambio di paradigma e si stanno raggiungendo dei risultati, sia legislativamente che nella comunicazione – impensabili fino a vent’anni fa.  Le parole e le imprese di questi atleti sono atti importanti per tutte e tutti le loro parole e gesti sono parole di civiltà e cultura”. 
Grande protagonista nel finale, con un monologo incalzante e capace di toccare le corde più profonde di chi era presente, Oney Tapia, che ha chiosato il claim “nati per vincere” con parole che spronano a essere sempre presenti, pronti ad affrontare le diverse situazioni della vita con coraggio e spirito di adattamento, a prendere di petto le sfide. “Se non posso volare devo correre, se non posso correre devo camminare, e altrimenti devo trascinarmi, ma nulla deve fermare la voglia di fare qualcosa per me stesso e per cambiare la mia giornata, amando la vita, il qui e ora”. 

(cv)


Immagini