
Assunta Legnante, oro nel getto del peso a Parigi 2024, Rigivan Ganeshamoorthy e Oney Tapia, oro nel lancio del disco a Parigi 2024 hanno portato la loro testimonianza a una sala gremita, soprattutto di giovani, ripercorrendo le vicende personali e sportive che li hanno portati a eccellere nelle rispettive specialità. Ciascuno, facendo emozionare e riflettere con messaggi importanti.
Assunta Legnante, veterana e “donna dei due mondi” (Olimpiadi e Paralimpiadi nelle quali, come poche atlete e atleti, è stata capace di vincere e ripetersi negli anni) ha voluto porre l’accento sulle affinità e i parallelismi delle due realtà. “Tra le tante differenze, alla fine a contare è solo il risultato. Impegno, fatica e soddisfazioni sono le stesse, sia per atlete e atleti impegnati nelle Olimpiadi che nelle Paralimpiadi. Vincere o non farlo è ciò che fa la differenza per essere percepito dalle persone come un'atleta, un campione”.
Concetto ripreso da Rigivan Ganeshamoorthy, il più giovane con i suoi 25 anni e “sorpresa” di Parigi 2024 che ha sottolineato l’importanza di superare la retorica del “supereroe” legato al mondo di atlete e atleti disabili. “Forse molti ci considerano inferiori – ha spiegato Rigivan – e per questo, quando facciamo qualcosa di normale, ci scambiano per supereroi. Invece, siamo persone che si allenano e faticano, con impegno e costanza, per raggiungere degli obiettivi, come tutte”.
Il grande apporto del mondo paralimpico alla società, la capacità di far crescere e maturare l’opinione pubblica, è stato sottolineato anche da Luca Pancaldi, presidente del Comitato italiano paralimpico, a sorpresa presente in sala e chiamato a intervenire, che ha ricordato come i risultati sportivi siano fondamentali non solo per gli atleti che li raggiungono, ma per tutto il Paese. “È infatti grazie a questi atleti e atlete - e alle loro imprese sportive - che sta avvenendo in Italia un cambio di paradigma e si stanno raggiungendo dei risultati, sia legislativamente che nella comunicazione – impensabili fino a vent’anni fa. Le parole e le imprese di questi atleti sono atti importanti per tutte e tutti le loro parole e gesti sono parole di civiltà e cultura”.
Grande protagonista nel finale, con un monologo incalzante e capace di toccare le corde più profonde di chi era presente, Oney Tapia, che ha chiosato il claim “nati per vincere” con parole che spronano a essere sempre presenti, pronti ad affrontare le diverse situazioni della vita con coraggio e spirito di adattamento, a prendere di petto le sfide. “Se non posso volare devo correre, se non posso correre devo camminare, e altrimenti devo trascinarmi, ma nulla deve fermare la voglia di fare qualcosa per me stesso e per cambiare la mia giornata, amando la vita, il qui e ora”.