
“Il Trentino ha ancora molto da esprimere sul fronte dell’enoturismo: non partiamo da zero, ma dobbiamo investire su una governance innovativa e su una coesione più forte tra produttori, turismo e ristorazione” ha evidenziato l’assessore Zanotelli. “In questi anni - ha aggiunto - abbiamo puntato molto sulla promozione, ma oggi la sfida è quella di costruire un vero sistema che valorizzi le nostre cantine non solo come luoghi di produzione, ma come spazi di accoglienza e di formazione. L’obiettivo è ambizioso ma raggiungibile: entrare tra le prime cinque destinazioni enoturistiche a livello nazionale”.
Oltre a questo, l’assessore ha volto lo sguardo alle Olimpiadi invernali 2026. Un “patto” fra Trentino e Alto Adige – grazie al lavoro delle due Province autonome – si sta concretizzando “attraverso il rafforzamento della sinergia tra i due territori, con l’obiettivo di valorizzare l’accoglienza in cantina e creare progettualità condivise che possano andare a beneficio delle aziende agricole” ha spiegato Zanotelli.
Per Elisabetta Nardelli, responsabile agrifood & sustainability di Trentino Marketing, il territorio ha gli strumenti per crescere ulteriormente: “Il nostro turismo enogastronomico oggi è ancora complementare, ma ha davanti a sé un grande potenziale. Abbiamo 180 cantine e distillerie che stanno lavorando in questa direzione. Il paesaggio agricolo è il nostro biglietto da visita e a noi spetta il compito di raccontarlo, dando voce a chi lo vive ogni giorno”.
Sul palco anche Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento del Turismo del Vino: “L’enoturismo italiano può competere a livello internazionale, ma servono rete, formazione e aperture nei fine settimana. Non è vero che le grandi cantine hanno più possibilità delle piccole: spesso sono proprio queste ultime ad aprire le porte e ad accogliere i visitatori con autenticità, puntando sulle loro peculiarità”.
La voce delle imprenditrici è arrivata anche dalle cantine. Martina Togn, titolare di Maso Poli, ha raccontato come l’enoturismo sia cambiato dopo la pandemia: “L’enoturista non viene più solo per acquistare vino, ma cerca un’esperienza. Abbiamo rivoluzionato le visite in cantina, creando tour per famiglie, percorsi sensoriali e degustazioni emozionali, per far vivere davvero la nostra realtà agricola”. Dal Piemonte, Raffaella Bologna, proprietaria della storica cantina Braida, ha portato la sua esperienza: “Il nostro è un territorio fatto di famiglie e di ospitalità autentica. L’enoturismo oggi significa contaminazioni positive: apriamo le porte non solo a degustazioni, ma anche ad arte, musica ed eventi culturali. È così che si costruisce un racconto autentico e si fidelizzano visitatori italiani e stranieri”.
Il Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato dall’Istituto Trento Doc con Trentino Marketing, in collaborazione con Corriere della Sera e il contributo attivo della filiera dell’accoglienza.
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