La tutela delle minoranze non è una materia specifica, ma un obiettivo trasversale, che tocca l’esercizio di molte competenze suddivise tra attori diversi. Anche per questo non può essere un compito riservato ad un solo attore istituzionale, ma deve riguardare tutti i livelli di governo e della società civile, nel rispetto delle rispettive competenze. Come in altre materie, il ruolo dell’Unione europea è fondamentale in quest’ambito ma, a differenza di altri settori in cui l’UE ha sviluppato molto il proprio ambito di intervento, in materia di minoranze è rimasta molto cauta, nonostante i richiami espliciti del Trattato di Lisbona, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, oltre alla giurisprudenza della Corte di giustizia. Ma la tutela delle lingue passa anche attraverso la grande rete di Internet: contenitore globale di conoscenza e contenuti, monopolizzati però da poche lingue: sei lingue coprono il 94 per cento dei contenuti online, mentre le altre 6 mila lingue della terra raggiungo la percentuale residuale.
Questi aspetti sono stati trattati oggi nel corso del convengo dedicato alle minoranze linguistiche e alla prospettive di nuovi strumenti di tutela e promozione, organizzato presso l’Istituto culturale Mocheno di Palù del Fersina.
Ci sono molti soggetti, dalle organizzazioni internazionali agli Stati, alle Regioni e Province autonome, che hanno competenze sulle minoranze linguistiche. Una maggiore regolamentazione europea ha senso, nell’ottica della sussidiarietà, se è più efficace di quella di altri livelli di governo. Oltre agli strumenti, c'è il piano delle politiche, con un ruolo essenziale della Provincia autonoma di Trento, che ha competenze in quasi tutti i settori rilevanti per l'integrazione: scuola, cultura, lavoro, sanità. La Provincia adotta da tempo forme di mainstreaming, ossia di considerazione delle esigenze delle minoranze in tutte le politiche di sua competenza. In questa logica di coordinamento delle competenze è importante anche la pianificazione di politiche sul piano euroregionale, Euregio in particolare.
Le parole chiave per le istituzioni in tema di diritti delle minoranze sono responsabilità e coordinamento così da garantire il quadro istituzionale e di azione amministrativa necessario al loro sviluppo. Il coordinamento è necessario perché nessun livello di governo, da solo, è in grado di risolvere tutte le questioni che si pongono, ma una buona amministrazione è quella che sa fare rete con gli altri attori interessati.
Dalla Provincia autonoma di Trento è arrivato l’invito a “riempire di contenuti” le norme (che già ci sono) e, sopratutto, lavorare per garantire il salto di qualità delle politiche. La tutela delle minoranze passa attraverso la capacità di intrecciare gli aspetti di valorizzazione culturale e i tempi di sviluppo (culturale ed economico) delle popolazioni che vivono in zone spesso delocalizzate. Su questo aspetto, l’opinione è generale, c’è ancora molto da lavorare.
Al centro del convengo c’è anche la proposta di normativa «Minority SafePack», promossa dal FUEN (Unione Federale Europea dei Gruppi Etnici), con cui si chiede all'UE di migliorare la protezione delle persone appartenenti a minoranze nazionali e linguistiche e di rafforzare la diversità culturale e linguistica in seno all'Unione.
L’obiettivo principale dell’iniziativa è la richiesta all'UE di adottare un insieme di atti giuridici per migliorare la protezione delle persone appartenenti a minoranze nazionali e linguistiche e per rafforzare la diversità culturale e linguistica in seno all'Unione. Negli atti devono essere previste iniziative politiche in materia di lingue regionali e minoritarie, d'istruzione e di cultura, di politica regionale, di partecipazione, d'uguaglianza, di contenuti audiovisivi e di altri contenuti mediatici, nonché di sostegno regionale (statale).
Ulteriori informazioni sull’iniziativa si trovano sul sito http://www.minority-safepack.eu.