Domenica, 25 Maggio 2025 - 13:28 Comunicato 1403

La forza gentile dell’innovazione: donne e cooperazione nell’era dell’intelligenza artificiale

Il mondo ha senz’altro bisogno intelligenza artificiale ma anche di intelligenza collettiva, emotiva e relazionale che riesca a mantenere al centro le persone e la giustizia sociale. E in questo processo la cooperazione gioca un ruolo fondamentale, attraverso la cultura e l’educazione, in un contesto in cui il coinvolgimento delle donne può fare la differenza.
Sono queste le conclusioni a cui è giunto stamattina il panel “Donne, cooperazione e intelligenza artificiale. La forza gentile che muove il futuro dell'innovazione” organizzato nel cloud di Confcooperative in piazza Duomo all’interno del festival dell’Economia di Trento. Guidate dalla presidente dell'Associazione Donne in cooperazione, Nadia Martinelli, le protagoniste del dibattito hanno raccontato qual è il contributo del femminile e della cooperazione nell'affrontare la sfida dell'innovazione epocale imposta dall'avvento delle intelligenze artificiali.
Donne, cooperazione e intelligenza artificiale: la forza gentile che muove il futuro dell'innovazione Nella foto: [ Simone Esposito - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Un dibattito che è partito dall’analisi nei numeri della partecipazione femminile nelle imprese cooperative, che in Trentino ha raggiunto la percentuale del 20% di donne nella governance di cooperative, mentre in Italia, come ha raccontato Alessandra Rinaldi, presidente della Commissione Donne CooperAzione – di Confcooperative, ha toccato il 30%, con il 27% di cooperative con presidenti donne. “Molto più del 13% delle spa – ha detto – frutto di un percorso che il sistema cooperativo locale e nazionale stanno portando avanti da vent’anni, mosso dal fatto che le imprese cooperative sono in grado di attratte moltissime donne: le basi sociale sono composte per il 61% da donne, con punte del 70% nel sociale e nella sanità. Ci siamo detti che, se siamo capaci di coinvolgere le donne, dobbiamo essere anche in grado di metterle al centro di un percorso di sviluppo e valorizzazione. E così è stato, con la nascita delle Associazioni e delle progettualità collegate”.

Ad entrare nel tema dell’innovazione ci ha pensato Gaia Contu, dottoranda in etica della robotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha raccontato come ci sia un risvolto di genere nello studio delle scienze. A partire dallo studio degli effetti dei farmaci (a volte testati massicciamente su uomini e su poche donne), fino agli algoritmi dell’ia, che imparano osservando la realtà, e quindi riconoscono la variabile genetica come penalizzante, per esempio nella selezione del personale. “La questione di genere – ha detto la ricercatrice – non la inseriamo nel dibattito sull’intelligenza artificiale per una questione etica o sociale, ma perché condiziona la parte tecnologica dei processi. E quindi va presidiata e studiata”. Contu si è anche soffermata sul possibile ruolo che in futuro potranno avere i robot nella cura degli anziani, raccontando gli esiti dei progressi per introdurre in questa tecnologia che può sembrare fredda e a volte ostile elementi come la gentilezza, la capacità di prendersi cura e la bellezza.

L’approccio femminile può avere conseguenze molto rilevanti anche nell’intelligenza artificiale applicata all’agricoltura, come ha spiegato Alessandra Piccoli, ricercatrice presso il Centro di competenza per il management cooperativo della Libera Università di Bolzano. “L’agricoltura agroecologica porta avanti principi tipici della cooperazione, perché all’intelligenza artificiale affianca quella collettiva e emotiva. È un modo di pensare non predatorio, ma rivolto alla valorizzazione di tutti gli esseri viventi. Un approccio molto femminile”. Piccoli ha fatto l’esempio dell’irrigazione di precisione, che ha il vantaggio di non sprecare acqua, ma seleziona solo una parte del campo da tenere viva, mentre la biodiversità, le api, la natura, hanno bisogno anche del resto.

L’intelligenza artificiale potrà avere prospettive di sviluppo anche nel mantenimento della popolazione nei piccoli paesi di montagna, ha detto Clara Mazzucchi, presidente della Famiglia Cooperativa di Ronzo Chienis e vicepresidente Confcooperative Consumo e utenza, non per sostituire la componente lavoro, ma per aumentare i servizi possibili, in modo da avere conseguenze positive sul conto economico di queste piccole cooperative che avendo bacini commerciali ristretti faticano a chiudere bilanci positivi, senza toccare la dimensione dell’occupazione.

(dp)


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