Dialogando con il vicedirettore de Il Sole 24 Ore Alberto Orioli, Fabbrini ha approfondito il concetto di democrazia - “che ha tanti difetti ma è il sistema più aperto che abbiamo” - partendo dal titolo del suo nuovo libro, Il Cigno senza collo. “Ho scoperto che i cigni allungano il collo con il passare dell’età, mentre al contrario le democrazie lo riducono con il consolidamento democratico - le sue parole -. Questo perché ha il limite di guardare al breve periodo, alla prossima elezione anziché alla prossima generazione, per citare De Gasperi”.
Guardando ai rapporti con la Russia, il professore ha ricostruito l’origine delle relazioni recenti tra Europa e paese sovietico, riconducendole alla fine della Guerra Fredda, quando si sviluppò l’idea che si potesse giungere alla pace tramite il commercio. Con l’avvio della guerra in Ucraina nel 2022 la Russia ha spezzato quell’idea, facendo saltare il modello di crescita europeo costruitogli attorno e mettendo in luce tutta l’impreparazione dell’Europa, che si è scoperta priva di una vera rappresentanza politica, di un vero governo.
Sta proprio qui uno dei nodi dell’attuale Europa secondo il professore. “Oggi l’Europa non è ancora un’entità politica e con i mezzi in suo possesso non può affrontare le sfide che ha di fronte - le sue parole -. Non è ammissibile che un singolo stato possa mettere un veto sull’intera azione europea. Si sta tendendo sempre più verso un modello dell’ Europa dei governi, un modello che indebolisce l'intera l’Unione Europea”.
Per uscire da questa dimensione, Fabbrini auspica che l’Europa investa per potenziare la visione europea vincolando, ad esempio, parte delle risorse distribuite ai singoli stati alla produzione di beni pubblici europei - infrastrutture, tecnologie - non legati ai singoli paesi ma disponibili a tutti gli stati membri. In questa direzione si dovrebbe ragionare secondo Fabbrini anche sul tema della difesa comune.
Tornando al contesto internazionale e al rapporto con Stati Uniti d’America e Cina, secondo Fabbrini l’Europa non può posizionarsi come terza potenza tra la democrazia americana e l’autocrazia cinese pensando di poter agire da sola. Per il professore “l’Europa è dotata di priori strumenti di azione e legittimazione per dare concretezza ai quali occorre l’impegno di una élite che uscendo dagli attuali organi europei dia vita ad un nuovo organismo che riprenda quanto scritto nel 1957”.
Al Cinema Vittoria il professor Sergio Fabbrini ne ha discusso con il vice direttore de Il Sole 24 Ore Alberto Orioli
La democrazia europea nello scenario globale
Produzione di beni pubblici, difesa comune e un nuovo organismo che - svicolandosi dal diritto di veto dei paesi membri - riprenda quanto scritto dai fondatori nel 1957 garantendo all’Europa un’adeguata rappresentanza governativa, oggi assente e quanto mai necessaria.
Sono queste le sfide che secondo il professor Sergio Fabbrini possono segnare il passo e aprire all’Europa una nuova fase, consentendole sia di affrontare sfide per le quali oggi non è attrezzata - assorbimento di nuovi stati membri, potenziamento della capacità decisionale su temi di interesse comune - sia di avere un peso maggiore sul mercato internazionale, che la vedono oggi in una posizione di debolezza rispetto a Usa e Cina.
Sono queste le sfide che secondo il professor Sergio Fabbrini possono segnare il passo e aprire all’Europa una nuova fase, consentendole sia di affrontare sfide per le quali oggi non è attrezzata - assorbimento di nuovi stati membri, potenziamento della capacità decisionale su temi di interesse comune - sia di avere un peso maggiore sul mercato internazionale, che la vedono oggi in una posizione di debolezza rispetto a Usa e Cina.