
"La libertà politica sarà quindi il segno di distinzione del regime democratico; così come il rispetto del metodo della libertà sarà il segno di riconoscimento e l’impegno d’onore di tutti gli uomini veramente liberi". Nella primavera del 1943 nel mondo cattolico iniziano a circolare clandestinamente "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", da cui è tratta questa citazione che esprime la vibrante attesa per il riscatto democratico del Paese. Mussolini è ancora al potere, ma è ogni giorno più chiaro che il suo destino sia segnato e il futuro non vada più atteso, ma preparato. Ne è convinto Alcide De Gasperi, l’autore di questo testo, la cui pubblicazione viene considerata come atto fondativo della Democrazia Cristiana, il partito che segnerà la sua storia personale e cambierà quella dell’intero Paese e dell’Europa.
A ben vedere, la Democrazia Cristiana di De Gasperi fu molto più di un partito: fu il motore della rinascita italiana dopo la Seconda guerra mondiale e il perno della conversione democratica di un Paese. Fu lo strumento che rese possibili l’incontro tra interessi economici contrastanti, la formazione di una solida cultura costituzionale e sociale in un’Italia plagiata dal Ventennio fascista, e il rinnovamento civile della Chiesa cattolica.
La Democrazia Cristiana nell’immediato dopoguerra si accese un po’ dovunque nel Paese e trovò subito in De Gasperi il suo riferimento. Rivelò la sua grande forza, perfino inattesa, nelle prime libere elezioni amministrative e in quelle per l’Assemblea costituente, parallele al referendum tra Repubblica e Monarchia del 2 giugno 1946. Fu un partito che crebbe tumultuosamente, fondato su un forte spirito unitario ma sostenuto da una dialettica interna profonda, che metterà a dura prova la leadership degasperiana, enfatizzandone al contempo l’eccezionalità.
Il rapporto della DC con il suo leader fu complesso, così come lo è oggi il rapporto tra la storia della DC e la memoria collettiva degli italiani. Si è tentato spesso di recidere questo legame, isolando la figura del padre carismatico dalla sua creatura, destinata per 50 anni a dominare la scena pubblica italiana, o separando la figura dello statista da quello del capo politico. Invece, studiare De Gasperi nella sua duplice funzione significa comprendere perché la DC è stata il partito europeo di ispirazione cristiana più importante del Novecento. La sua storia supera la cronaca e ci permette di valutare ancora oggi alcuni dei fattori che l’hanno sostenuta e che sono poi venuti meno: la cura del rapporto tra le generazioni, lo spirito di comunità, la laicità, l’interclassismo, la distinzione, cara a De Gasperi, tra stato, partito e governo.
La XXII edizione affronta con coraggio un tema mai toccato dalle precedenti 'Lectiones' degasperiane, chiamando sul palco di Pieve Tesino il prossimo 18 agosto Gianfranco Astori. Un uomo cresciuto nella militanza democristiana, quindi amministratore, parlamentare e uomo di governo, che da anni vive e osserva la politica con il lucido distacco di chi è chiamato a un servizio discreto accanto al Presidente della Repubblica.
Una Lectio degasperiana originale, che indagando una stagione ormai lontana della vita politica del nostro Paese recupera senza retorica la lezione democratica degasperiana, rivelando imprevedibili trasparenze con l’oggi.
Le modalità di prenotazione e di partecipazione all’evento, che si terrà come da tradizione nel centro polifunzionale di Pieve Tesino, paese natale di Alcide De Gasperi e sede del Museo a lui dedicato, saranno comunicate nei prossimi giorni.
Il relatore
Gianfranco Astori (Milano, 13 luglio 1948), leader nel movimento degli studenti medi milanesi, si iscrive giovanissimo alla Democrazia Cristiana, assumendo incarichi nel MGDC (il movimento giovanile), sino alla sua elezione (1977) a segretario generale della UIJDC (l’organizzazione internazionale dei movimenti giovanili democratici cristiani): in questa qualità partecipa alle attività del Comitato esecutivo dell’Unione Mondiale DC (presidenza Rumor), rappresenta l’organizzazione presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite ed entra a far parte del Consiglio di amministrazione del Fondo europeo per la gioventù del Consiglio d’Europa.
Giornalista professionista dal 1980, è stato direttore responsabile dell’agenzia di stampa quotidiana nazionale Asca (2009-2014) - dopo essere stato inviato speciale della stessa testata sui temi della politica e dell’economia internazionali - ed editorialista di testate quotidiane quali L’Arena, Il Giornale di Vicenza, BresciaOggi, L’Adige. In precedenza, dopo esperienze nel movimento cooperativo agricolo in Piemonte, era stato responsabile delle relazioni esterne dell’Ipalmo (Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa, America Latina e Medio Oriente) mentre, più tardi, è stato designato direttore dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo, poi consigliere per l’informazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Difesa.
Sul terreno dell’impegno pubblico, è stato sindaco di Rassa (1970) e presidente del Consiglio di Valle in Valsesia (1972), venendo successivamente eletto (1975-1985) al Consiglio dell’amministrazione provinciale di Vercelli. Eletto Deputato al Parlamento nelle liste della Democrazia Cristiana nella IX, X, XI legislatura repubblicana nel collegio Torino-Novara-Vercelli, ricopre (1986-87) l’incarico di presidente della Delegazione parlamentare italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord. Dal 1987 al 1992 assume, nei governi Goria, De Mita, Andreotti VI, Andreotti VII, l'incarico di sottosegretario di Stato ai Beni culturali e ambientali.
Dal febbraio 2015 ricopre il ruolo di consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.