
Dopo una doverosa introduzione per raccontare le specificità del Trentodoc, i due sommelier hanno voluto porre l’accendo sui concetti cardine di questo spumante metodo classico, ovvero territorio, tradizione e capacità di sopportare lunghe soste sui lieviti. Un territorio di montagna, estremo, dove altitudini e altezze entrano in gioco in maniera importante e, combinandosi con molteplici esposizioni anche all’interno di un medesimo vigneto o terreni di diverse tipologie, danno vita a infinite sfumature di prodotto in grado di evolversi sorprendentemente nel tempo.
Ecco perché nonostante il disciplinare preveda un minimo di 15 mesi per i brut di ingresso, 24 mesi per i millesimati e 36 mesi per le riserva, i produttori vanno quasi sempre oltre, nella consapevolezza che l’attesa contribuisca ad arricchire e ingentilire lo spumante. E quando la fermentazione è finita, i lieviti incominciano una sorta di seconda attività in bottiglia, che crea texture, palato e regala dimensione, volume, per una densità palatale distintiva.
E dopo la sboccatura, la bollicina va tendenzialmente a diminuire, mentre evolvono gli aromi e aumenta la setosità percepita al palato. Lo dimostrano gli otto vini degustati, spumanti con caratteristiche diverse ma accomunati da una sinfonia di sentori e da una grande freschezza e croccantezza.
Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con Corriere della Sera.
Rassegna stampa ad uso interno: Articolo da L'Adige - 21.09.2024