
Primo italiano, il 9 luglio 2013, ad effettuare un'attività extraveicolare, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale, Parmitano ha trascorso 166 giorni nello spazio e vanta anche un altro primato quale primo italiano al comando della Stazione spaziale internazionale durante la Expedition 61.
Tornato nello spazio a distanza di 6 anni, nel 2019, mandò un messaggio ai leader mondiali riuniti alla COP25 a Madrid ricordando che “Se vogliamo un nemico comune ce l’abbiamo già ed è il cambiamento climatico. Superiamolo ed affrontiamolo tutti insieme, senza bandiere, confini e retaggi”.
“Ma da lassù si vede il cambiamento climatico? E che aiuto possono dare le esplorazioni spaziali?” chiede Franco. “Il cambiamento climatico non si può vedere perché è un processo, ma si può monitorare attraverso le immagini – la risposta di Parmitano - Noi diamo interpretazioni di quello che vediamo però i nostri satelliti scientifici raccolgono tutti i dati e sono in grado di misurare con altissima precisione cosa sta succedendo e questa non è interpretazione, non è una visione ma sono dati e visioni precise. Possiamo dare dati, certezze e strumenti per prendere decisioni a livello politico. Da 40 anni monitoriamo i ghiacciai, e voi in Trentino li conoscete bene: sono l’indicatore che la Terra ha la febbre e che è urgente limitare i danni perché siamo già in ritardo. Quello che vediamo oggi tra 40 anni non esisterà più”. Significative le immagini scattate nel 2019, quando per la seconda volta è tornato nello spazio ed ha visto gli effetti devastanti del cambiamento climatico rispetto a sei anni prima: dalla foresta amazzonica ai “Bush fires” australiani fino all’uragano Dorian ed alle alluvioni nel sud-est asiatico.
L’astronauta ha anche ricordato come l’Italia sia il terzo paese, al pari con la Francia e secondo solo alla Germania, come importanza nell’ESA, l’agenzia spaziale europea in termini di investimenti.
Il rapporto pubblico - privato nello spazio è un altro aspetto su cui è stata posta l’attenzione, anche alla luce della capacità di accesso allo spazio che ora, soprattutto in America, è principalmente in mano ai privati. E ciò preoccupa Parmitano, che sottolinea la necessità di sedersi attorno al tavolo delle trattative con chi si accinge ad avere il dominio nello spazio. “La nostra volontà è quella di costruire ponti e non chiudere porte. L’idea che qualcuno possa decidere di spegnere internet in una parte del mondo con un click ci preoccupa. Come Europa siamo indietro nel campo delle telecomunicazioni ed abbiamo chiesto ai ministri dei 27 paesi dell’ESA di costruire una rete satellitare che ci permetta di essere alla pari con gli altri paesi. Nel 2030 avremmo la nostra rete, IRIS2, una costellazione satellitare europea pensata per fornire connettività sicura, che sarà pubblica. Come fatto per la navigazione satellitare, e cito il sistema pubblico e civile dell’ESA Galileo, utilizzato a livello mondiale, lo possiamo fare anche per le telecomunicazioni”.