Sabrina Redolfi, dirigente del Comune di Trento, ha evidenziato la situazione del capoluogo trentino con le grandi sfide da affrontare: dall’invecchiamento della popolazione (il 24% dei cittadini sono over 65) alla denatalità, passando per l’aumento delle famiglie unipersonali che in città sfiorano il 50% della popolazione. “Ci troviamo ad affrontare scenari preoccupanti – ha detto la dirigente – è in forte aumento anche il fenomeno del working poor, il lavoro non argina più la vulnerabilità delle famiglie”.
Dunque, non solo serve far fronte a un incremento costante della spesa, ma anche a nuovi bisogni, e per questo si impongono politiche innovative. “Oltre alla cittadinanza attiva, al volontariato, ai percorsi partecipativi come Super Trento – ha proseguito Redolfi - dobbiamo mettere a fattor comune nuovi processi come il partenariato pubblico e privato. La sfida è lavorare anche con il mondo profit e su questo come Comune e come Trento Capitale europea del volontariato abbiamo già avviato dei tavoli di lavoro sul volontariato d’impresa”. Redolfi ha poi portato l’esempio di un modello di coprogettazione già messo in atto. È in corso la procedura di coprogettazione del “Sistema integrato di servizi, interventi ed opportunità per bambini, giovani e famiglie”. Un triangolo che impiega 8 milioni di euro su un triennio e che impegna il Comune e altri 14 enti del Terzo Settore.
Anche Luciano Gallo, direttore generale Unione Territoriale Intercomunale Valli e Dolomiti Friulane, ha portato un’esperienza da amministratore, evidenziando come il vecchio modello pubblico, generatore di benessere “sia ormai definitivamente morto”. “Le funzioni dei Comuni devono essere ridisegnate. Oggi siamo in una terra di mezzo, ci sono esperienze interessanti, ma non abbiamo ancora un vero e proprio modello di sistema”.
Gianluca Salvatori, segretario Generale EURICSE, si è soffermato sull’esigenza di tornare ad avere un unico welfare e non “tanti welfare a misura di chi se li potrà permettere”. “Il welfare pubblico è stata un’acquisizione epocale del nostro tempo – ha spiegato Salvatori - ma non ci siamo resi conto della sua crisi epocale. Oggi, ognuno cerca di salvarsi come può. Ma serve un principio unificante, un nuovo mutualismo universalistico”. Per garantire diritti e rispondere a nuovi bisogni, Salvatori guarda al quadro giuridico del Terzo Settore che va nella direzione di una partecipazione attiva anche nella definizione dei servizi di interesse della comunità. “Si sta ridisegnando un nuovo Terzo Settore che necessita di un adattamento culturale, di formazione degli operatori. Sono processi in atto che però avranno bisogno di tempo per svilupparsi”.
Infine Eleonora De Stefanis, ricercatrice di “Percorsi di secondo welfare”, laboratorio nato nel 2011 all’interno dell’Università di Milano, ha portato la riflessione sulle diramazioni non statali del welfare: di comunità, territoriale, di prossimità, aziendale. “Sono queste diramazioni che ci indicheranno la via delle relazioni in grado di supportare e innovare rispetto all’intervento tradizionale statale, che vediamo inefficace con i nuovi bisogni sociali”.
A moderare Gianni Trovati, giornalista Il Sole 24 Ore.