Marco Odorizzi ha parlato "di una narrazione originale: un racconto di uomini e di terra, di storia e di sapori, che permette al pubblico di avere un'esperienza avvolgente del passato. Lo si ascolta, lo si immagina e lo si assapora. Per noi è stato anche un tentativo di raccontare i territori, che non sono solo il teatro della storia, ma ne sono protagonisti silenziosi".
Tommaso Iori ha sottolineato che per un sommelier è "un’arte difficile abbinare un vino a un cibo. Sono molti gli elementi da considerare, cercando di creare un’alchimia che si misura nei dettagli. Dolcezze e sapidità, morbidezze e astringenze, aromaticità e freschezza". L'esperimento di collegare il vino non con il cibo ma con la biografia di una grande personalità, ha confermato che la storia della viticoltura è strettamente intrecciata con la storia politica, economica, sociale e culturale dei diversi territori. "E anche qui è nei dettagli, spesso, che abbiamo trovato l'abbinamento giusto: uno snodo biografico, un'evoluzione nel pensiero politico, la complessità di un contesto storico. A vite memorabili non sono abbinabili vini banali, standardizzati e industriali, ma vini ‘cantastorie’, in ogni sorso dei quali puoi trovare tracce di vita vera ", ha ribadito Iori.