
“In questa legislatura - spiega Spinelli - la Provincia ha sempre confermato di anno in anno le numerose misure attivate (a partire dall’assegno unico provinciale) e ne ha introdotte di nuove: l’assegno di natalità, il bonus di 5.000 euro per la nascita del terzo e dei figli successivi, la dote finanziaria, l’esenzione Irpef anche per i redditi da 15.000 a 25.000 euro, (per una maggiore spesa annua stimabile in 45 milioni di euro annui), oltre alle misure una tantum che nel biennio 2022/2023 hanno comportato interventi per almeno 55 milioni di euro.
Tutto ciò, nonostante, il proliferare di misure nazionali spesso in sovrapposizione. Al riguardo si citano, in particolare l’assegno unico universale che ha significativamente aumentato il sostegno alle famiglie, ma anche le misure finalizzate a fronteggiare il caro prezzi: rafforzamento del bonus sociale per l’energia elettrica e il gas, anche aumentando le soglie di reddito per ricevere il beneficio, annullamento dei costi di sistema per gas e energia elettrica, riduzione dell’Iva sul gas, indennità per lavoratori e pensionati a basso reddito”.
Da dove nascono dunque le preoccupazioni di associazioni e sindacati? “Il quadro che si è venuto a creare - spiega Spinelli - è assai complesso e frastagliato e, unitamente alla necessità di semplificazione, urge capire se il principio di equità sia ancora correttamente applicato. Risulta quindi necessario procedere ad una revisione complessiva dell’attuale quadro dei benefici provinciali rivolti alle famiglie, allo scopo di sostenere le famiglie che ne abbiano realmente bisogno, tenuto conto dell’evoluzione degli interventi statali.
Il presupposto indispensabile per raggiungere questo obiettivo è condurre un’analisi attenta e trasversale i cui risultati non potranno che essere consegnati alla nuova Giunta provinciale per le opportune valutazioni.
Si vuole però fin da subito rassicurare che, nonostante i timori di possibili penalizzazioni, l’attenzione alle famiglie rimane prioritaria”.