
Relatori della serata sono stati Marco Odorizzi, direttore generale della Fondazione trentina Alcide De Gasperi, e Alessandro Celi, presidente del comitato scientifico della Fondation Émile Chanoux.
Odorizzi ha delineato il profilo di Alcide De Gasperi, sottolineandone la formazione in una terra di confine e la sua condizione di italiano d’Austria nella prima parte della propria vita, oltre all’originale concezione di nazione come “coscienza nazionale positiva”, non sovrapponibile allo Stato. La visione autonomistica di De Gasperi, ha ricordato Odorizzi, non nasce con l’accordo De Gasperi-Gruber ma affonda le radici nella tradizione trentina già dall’Ottocento, trovando nel primo e nel secondo dopoguerra occasioni di maturazione e confronto con le sfide poste dal centralismo e dalla convivenza etnica. “Un’autonomia di montagna” – così definita – capace di esprimere il legame concreto con la vita delle comunità locali, e al tempo stesso proiettata verso l’Europa, intesa da De Gasperi come spazio di pace e cooperazione oltre i nazionalismi”.
Celi ha invece tracciato il percorso intellettuale e politico di Émile Chanoux, articolato in diverse fasi: dall’impegno giovanile nell’Azione Cattolica e nel Partito Popolare, alla resistenza culturale contro il fascismo, fino alla riflessione sul modello federale svizzero come chiave per la Valle d’Aosta e per l’Italia intera. “Il suo pensiero – ha spiegato Celi – unisce radici cattoliche, realismo politico e forte legame con la montagna, intesa come luogo di vita, formazione umana e partecipazione comunitaria”. Centrale la sua idea di federalismo come strumento per tutelare le minoranze, rafforzare la democrazia e favorire un’Europa delle autonomie.
Nel corso del dibattito è emerso come, pur con percorsi diversi, De Gasperi e Chanoux condividessero la convinzione che l’autonomia non fosse un privilegio, ma un modello di democrazia avanzata, fondato sulla responsabilità, sul rispetto delle identità locali e sull’apertura internazionale.