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In apertura Paola Mora si è soffermata sull’importanza dello sport come bene comune e bene mondiale, che ha come sorgente primaria di sviluppo e di educazione proprio la famiglia, con tutte le sfaccettature e problematiche legate all’accompagnamento dei figli nei centri sportivi, all’importante e a volte scomoda presenza dei genitori nelle associazioni sportive. Società che hanno un ruolo fondamentale, perché senza di loro non esisterebbero nemmeno le Olimpiadi, un po’ come pensare al Vaticano che senza le chiese in tutti i territori non avrebbe alcuna funzione. Lo sport dunque vettore di un valore umano e profondamente educativo.
Coinvolgente e ricco di riflessioni l’intervento della professoressa Stefania Cazzoli della Scuola Interfacoltà di Scienze dello Sport dell’Università di Torino, che ha illustrato aspetti e normative nazionali e internazionali con tema il diritto alla pratica dell’educazione fisica e sport, legate ad un progetto di vita motorio e sportivo quale processo di sviluppo sociale, con particolare attenzione alle disabilità.
La seconda parte della mattinata ha visto protagonisti atleti in attività o adesso con altri ruoli dirigenziali, che hanno approfondito il valore dell’attività sportiva quale strumento per favorire la coesione sociale. La sciatrice paralimpica di Cles Melania Corradini, vincitrice di un argento olimpico a Vancouver 2010 in superG e un titolo mondiale a Pyeongchang 2009 e altre tre medaglie iridate, oltre ad evidenziare lo straordinario ruolo di suo padre e di tutta la famiglia nel suo percorso sportivo si è soffermata sulle motivazioni che portano al superamento degli ostacoli nell’attività sportiva.
Il campione di corsa in montagna e di mezza maratona Neka Crippa, adottato e cresciuto in una famiglia numerosa in Val Giudicarie, ha raccontato l’affetto che lo lega ai genitori e ai fratelli e il suo percorso tortuoso di crescita sportiva, concentrandosi nel suo racconto sull’aspetto della valorizzazione della persona. È stata poi la volta della plurimedagliata judoka Angelica Tarabelli, la cui famiglia è nata e si è sviluppata attorno allo sport da lei praticato, che ha analizzato il valore del gareggiare insieme a padre e fratello. Ha poi riscosso tanti applausi l’intervento della famiglia Michieletto, con la madre Eleonora (fra l’altro da giovane giocatrice di basket) che ha rivissuto la sua vita da taxista, ma pure di motivatrice, da una palestra all’altra vista la famiglia numerosa e con la figlia Francesca (giocatrice della Trentino Volley), che si è soffermata anche sulla preziosa figura del padre campione di volley come lei.
La chiusura è stata riservata alla Provincia autonoma di Trento, rappresentata da Giorgio Cestari, dirigente del servizio turismo e sport e da Francesca Tabarelli de Fatis, direttore dell’Ufficio per le politiche familiari, che si sono soffermati sul valore della famiglia, esponendo poi le iniziative e i progetti che vengono messi a disposizione per il mondo sportivo e volontaristico trentino.