Domenica, 12 Ottobre 2025 - 14:04 Comunicato 2963

La salute? Una questione di cuore: Domenico Fioravanti si racconta a Palazzo Geremia

Assaporare, anche per un solo istante, l’adrenalina pura dei più grandi campioni sul podio, diventa possibile in questa ottava edizione del Festival dello Sport di Trento, con 300 ospiti prestigiosi e più 150 eventi. Nell’ultima giornata della kermesse sport e medicina si intrecciano a Palazzo Geremia nell’evento “Una questione di cuore”, che ha visto protagonisti la leggenda del nuoto Domenico Fioravanti e il cardiologo Daniele Andreini, responsabile UO cardiologia universitaria IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio, in dialogo con Luigi Ripamonti.
DOMENICO FIORAVANTI: UNA QUESTIONE DI CUORE Nella foto: Luigi Ripamonti, Domenico Fioravanti, Daniele Andreini e pubblico in sala [ Martina Massetti - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Sono già passati 25 anni da quando quel ragazzo con la faccia pulita e la chioma di riccioli toccò per primo il bordo della piscina olimpica di Sydney, spalancando per sempre le porte dell’olimpo al nuoto italiano. Dopo l’oro olimpico di Novella Calligaris, un nuotatore italiano tornava di nuovo a calcare il primo gradino del podio con un oro nel nuoto in corsia, per giunta in combinata, nei 100 e 200 rana. Una vittoria storica che ha consacrato per sempre Domenico Fioravanti come icona e leggenda del nuoto, simbolo per intere generazioni di aspiranti nuotatori, fino a inserirlo tra i 13 nuotatori italiani nella Internationale Swimming Hall of Fame. Dopo aver inanellato 46 titoli nazionali, 99 medaglie d’argento ai mondiali e molti altri primati, oggi Domenico Fioravanti non ha più i riccioli ribelli di una volta, ma ha il sorriso sereno di un uomo maturo e consapevole. Una consapevolezza maturata durante un percorso difficile e pieno di ostacoli, sia dentro che fuori la vasca. Quando meno se lo aspettava, al culmine del successo, durante i preparativi di Atene 2004, la vita gli ha riservato una brutta sorpresa. Un’esperienza che il nuotatore plurimedagliato ha ripercorso durante il Festival dello Sport di Trento a Palazzo Geremia.

“Di punto in bianco, durante la solita visita di medicina dello sport, mi trovarono qualcosa – racconta Fioravanti - quindi fui mandato per un parere supplementare a Genova e venne fuori questa cardiomiopatia ipertrofica”. Un momento che ha segnato un prima e un dopo nella vita del campione. “Dall’oggi al domani mi trovai a dover smettere di fare quello che sapevo fare e per cui ero pagato”, racconta. Così, il nuotatore ha dovuto ripensare la propria quotidianità al di fuori della vasca. “È stata una situazione particolare, non di facile gestione: fino a quel momento stai 8 ore in acqua e i giorni dopo ti trovi a fissare il soffitto: all’inizio può essere divertente ma poi ti trovi spaesato”. Una fase resa ancora più dolorosa dall’assenza di figure di riferimento che potessero aiutarlo a trovare un piano B per ripensarsi dopo l’agonismo. Fu allora che gli accadde qualcosa di inimmaginabile per un nuotatore professionista. “Ci sono state diverse fasi: dopo la prima fase, c’è stata una fase di odio e di ripudio per l’acqua – ammette Fioravanti – in cui andare in piscina mi procurava dolore”. Ma il tempo, come l’acqua, lenisce le ferite. “Col tempo ho imparato ad andare oltre e mi è tornato l’amore per il mio mondo”, ricorda l’ex atleta. Rimane però il rimpianto. “A distanza di più di vent’anni la vivo in maniera più serena, ma tornando a quei giorni ero ancora giovane, potevo ancora fare qualcosa, ero a sei mesi da Atene, la mia ultima Olimpiade – ha detto - a sei mesi dover interrompere questo percorso e rinunciare a questo obiettivo è stato una bella botta”. Resta però la soddisfazione di aver lasciato un’impronta. “A me piace pensare che quello che abbiamo fatto a Sydney sia stato di grande esempio per le nuove generazioni. Prima di Sydney c’era sempre questo approccio per cui il nuotatore italiano partiva già sconfitto”, considera Fioravanti. Sydney ha aperto un nuovo capitolo. “Dopo Sydney questa mentalità è cambiata. Quando hai un campione in uno stile, quello stile produce nuove generazioni di campioni”.

Il dottore Daniele Andreini ha poi illustrato nel dettaglio cos’è la cardiomiopatia ipertrofica, una patologia del muscolo cardiaco, non dovuta a fattori esogeni ma ad una predisposizione genetica, che comporta un ispessimento del cuore. Una patologia pericolosa, ma anche subdola, perché spesso difficile da rilevare, perfino durante i controlli. Tra i maggiori campanelli d’allarme rimane l’aritmia ventricolare, il sintomo più pericoloso. Il cardiologo ha poi sottolineato come dopo la crisi del Covid 19 sia aumentata la consapevolezza dei rischi legati al cuore. “L’epidemiologia è in esplosione, perché i virus non Covid sono diventati estremamente più virulenti e sempre più spesso colpiscono il cuore. Con il Covid la famigerata miocardite da Covid ha fatto sì che le persone sappiano dell’esistenza di questa problematica”, ha detto Andreini. In quest’occasione lo specialista ha quindi rilanciato una raccomandazione importante: “Mai come in questo momento storico è importante vaccinarsi”.

(ee)


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