Sabato, 11 Ottobre 2025 - 16:36 Comunicato 2938

Resilienza e determinazione: il percorso di Margherita Granbassi tra successi e infortuni

La forza dello sport alle prese con la fragilità del fisico: questo il tema dell’incontro a Palazzo Geremia con Margherita Granbassi, leggenda della scherma, in dialogo con Federico Valli, chirurgo ortopedico dell'Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano, in questa terza giornata del Festival dello Sport di Trento.
MARGHERITA GRANBASSI: SE IL GINOCCHIO SCRICCHIOLA Nella foto: Margherita Granbassi [ Martina Massetti - Archivio Ufficio Stampa PAT]

“Non è semplice ripercorrere in poco tempo i successi di Margherita Granbassi, una delle protagoniste indiscusse del fioretto azzurro - introduce Luigi Ripamonti -. Campionessa del mondo nel 2006 e doppia medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Pechino 2008, l’atleta ha costruito una carriera segnata da talento, determinazione e da una lunga battaglia con gli infortuni al ginocchio, che l’hanno costretta al ritiro nel 2014. Un percorso difficile, ma vissuto sempre con forza e consapevolezza, che l’ha resa un esempio di resilienza per molti atleti".

Il racconto di Margherita inizia proprio con il primo infortunio nel 2001, la rottura del crociato, evento particolarmente doloroso perché arrivato in concomitanza con la convocazione olimpica nel “dream team”. “Un momento drammatico - ricorda la sportiva - in cui ho dovuto riconsegnare la tuta tanto desiderata. Riprendere quella tuta è stata poi la motivazione che mi  ha spinto ogni giorno”.

Il ritorno in pedana dopo sette mesi, con la consapevolezza che niente sarebbe stato più come prima, con la necessità di riprendere consapevolezza di un corpo che stava cambiando e di una nuova fragilità, soprattutto sulle gambe, che erano sempre state una caratteristica del suo modo di fare scherma. “Con impegno, dedizione e sacrificio sono riuscita a tornare ad alti livelli e conquistare grandi risultati. La mia carriera ha girato pagina ed è esplosa, ma purtroppo  questa fase idilliaca non è durata molto”, racconta.

Nel 2007 arriva il secondo infortunio, la riabilitazione e la conquista poi del podio a Pechino. La realizzazione di un sogno, ma allo stesso tempo l’inizio di una lenta discesa, sempre caratterizzata dai problemi al ginocchio. Due operazioni al menisco e, alla fine, la decisione coraggiosa di un nuovo delicato intervento, "perchè - come dice Margherita - avevo dato tanto ma volevo dare tutto".

Un passaggio su Torino, la città della gioia più grande, con il mondiale del 2006. Nel 2014, sempre lì, l’ultimo infortunio con la rottura del tendine rotuleo e la consapevolezza di dover chiudere definitivamente il proprio percorso.

La parola passa poi al chirurgo ortopedico Federico Valli, che ha ripercorso la storia chirurgica di Margherita, fornendo alcune informazioni semplici sulla struttura del ginocchio per comprendere meglio la traiettoria medica dell'atleta.

“La scelta di Margheita è stata perfetta - spiega Valli -. Una giusta combinazione fra la componente professionale e quella psicologica. Il ginocchio ha diverse parti, cartilagine, ossi, menischi e legamenti, ognuna delle quali con caratteristiche di gestione e risposta all'atto chirurgico completamente diverse. Proprio per questa complessità, la bravura del chirurgo non è nel gesto in sé, ma nell’indicazione giusta da dare. La storia del paziente parla e deve tener conto di tutti i fattori in gioco: età, dolore e stato fisico.” 

“Esiste oggi una settorizzazione della medicina - prosegue Valli - che ha portato ad un grande progresso, ma la centralità è e rimane l’uomo. Anche il ginocchio è parte di un corpo, che risponde, compensa e mette in moto meccanismi che devono essere presi in considerazione”.

Tante le domande del pubblico, incuriosite ed affascinate dalla storia di resilienza, forza e ostinazione di Margherita che, per chiudere con un sorriso, ha raccontato del suo ultimo infortunio, avvenuto - rivela - scendendo dal treno. 

(lc)


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