
La riflessione parte dalla prima fase conflittuale e dai successivi correttivi che hanno permesso di appianare le divergenze tra il livello centrale e le regioni, guardando alle nuove sfide come il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Sappiamo che la Repubblica è una e indivisibile - afferma il ministro - e che regioni e autonomie sono una ricchezza. Il PNRR è fatto di progetti, investimenti e riforme, tra cui il federalismo fiscale che non si può attuare senza l’autonomia. Tutto si tiene dentro queste scadenze serrate. Ma vedo maturità da parte dei governatori, il Covid ci ha insegnato un metodo che sta dando risultati”.
Kompatscher apre gli interventi dei governatori, rivendicando il ruolo dei territori. “Anche io credo che nella gestione della pandemia alla fine abbia vinto il buon senso. Ma c’è ancora strada da fare per un riconoscimento istituzionale della Conferenza Stato-Regioni e dunque del ruolo propositivo di Regioni e Province autonome”. Per Kompatscher esiste un altro rischio in relazione al PNRR: “C’è una lettura che vede nel centralismo il metodo per realizzare le cose nel modo migliore. Senza tenere conto delle peculiarità delle regioni si rischia però che i bandi vadano deserti, una circostanza che Bruxelles non potrebbe accettare”.
Una sensibilità condivisa da Fugatti. Il presidente trentino riavvolge il nastro alla primavera 2020, quando lo scoppio della pandemia ha messo in crisi anche il rapporto tra Roma e i territori. “In quei momenti drammatici c’era chi diceva che tutto doveva tornare allo Stato, che le regioni non erano in grado di fornire le risposte adeguate. Ma poi sono stati proprio i territori a prendersi la responsabilità, di fronte a scelte difficili. A fronte di un governo che voleva accentrare, ma senza prendersi responsabilità, le regioni hanno agito nel modo giusto”.
Sul PNRR, continua Fugatti, “è stato detto chiaramente, proprio oggi, qui al Festival dell’Economia, da parte del commissario europeo Gentiloni, che l’Italia non otterrà una proroga. Ma sono certo che lo Stato dovrà riconoscere lo sforzo di quei territori che riusciranno a mettere in campo in modo dinamico i progetti. Naturalmente, saremmo noi a dover dimostrare di saperli portare a termine”.