Martedì, 30 Luglio 2013 - 02:00 Comunicato 2221

Oggi a malga Rosa, in Val Rendena, performance degli Ottavo Richter, con Ira Rubini e Gianluigi Carlone della Banda Osiris
"VERDISSIMO" ADAMELLO PER "I SUONI DELLE DOLOMITI"

Travolgente performance degli Ottavo Richter, accompagnati da Ira Rubini e da Gianluigi Carlone della Banda Osiris, che hanno reso il loro personalissimo omaggio a Giuseppe Verdi, oggi per "I Suoni delle Dolomiti" a malga Rosa, in Val Rendena.-

Sembra la cosa più scontata del mondo trasformare la biografia di un musicista e compositore in un concerto musicale, ma non lo è. Perché non è mai facile essere originali e acuti, divertenti e irriverenti al punto giusto e allo stesso tempo mantenere un rigore musicale di tutto rispetto. Gli Ottavo Richter, assieme a Ira Rubini e Gianluigi Carlone, ci sono riusciti regalando al pubblico de "I Suoni delle Dolomiti" un'ora e mezza di grande divertimento misto a scoperte. Tutti riusciamo a canticchiare un'aria del grande compositore italiano ma cosa sappiamo di più? Qualcuno si ricorda che durante il Risorgimento il suo nome valeva un moto di indipendenza e libertà con quel suo significare Vittorio Emanuele Re d'Italia (V.E.R.D.I.)? Eppure tutto il resto rimane per la gran parte degli italiani offuscato e sconosciuto.
Ira Rubini è riuscita, assieme ai suoi compagni di viaggio, a scrivere un concerto-spettacolo che non solo ha svelato molti aspetti della biografia del noto parmense, ma anche a raccontarci un po' di Italia, quell'Italia che si stava formando tra guerre d'indipendenza, ribellioni, alleanze e altro ancora. E accanto a questo anche un po' di storia minima e di costume del Belpaese, benpensante, diviso tra nobiltà reazionaria e ceti con aspirazioni di libertà e altri che per la prima volta si affacciano come protagonisti della storia, come ad esempio i popolani milanesi morti nelle cinque giornate di Milano: legatori, mendicanti, manovali.
E Verdi? È il catalizzatore volente o nolente delle aspirazioni di una nazione. "Ma lui chi è? Se avesse un profilo Facebook cosa ci metterebbe?", si chiede la Rubini, voce narrante, ed eccola a snocciolare amicizie (Garibaldi, Mazzini, Cavour) e possibili video preferiti, mentre i musicisti si lanciano in una rivisitazione del "Va' pensiero" del Nabucco in stile raggae.
Il primo grande successo arriva nel 1843 con "I lombardi alla prima crociata", riproposta nel coro "Oh Signore del tetto natio", mentre con l'Ernani, presentato alla Fenice di Venezia, diventa un simbolo anti-austriaco. L'arte si scioglie nella vita e nella storia. Verdi intesse corrispondenza con Mazzini e il popolo adotta il cappello alla Ernani come simbolo di chi più non sopporta la dominazione degli Asburgo.
Il destino torna a battere alla porta e la perdita della moglie segna il compositore parmense, tanto da spingerlo a immergersi nel lavoro sfornando un'opera all'anno, "come fa con i film Woody Allen e Laura Pausini con gli album", prosegue Ira, con gli Ottavo Richter impegnati nel tema de "La solitudine".
Passano gli anni e nel '45 arriva la "Giovanna d'Arco" e quindi il "Macbeth" nel 1947. L'anno successivo scoppiano i moti del '48 e le cinque giornate di Milano. E ogni momento è scandito da reinterpretazioni strumentali dei capolavori verdiani, da "Cara patria, già madre e reina" a "Patria oppressa!". Tra battute e gag fa capolino anche un Verdi più intimo che riscopre l'amore con Giuseppina Strepponi, donna che aveva già avuto due figli da un uomo sposato. Per fuggire dall'aria provinciale e bigotta lui la porta a Parigi, città che però a lei non piace. E qui fa la sua prima apparizione Gianluigi Carlone, "posseduto" dallo spirito della Strepponi, che non abbandonerà lo stato di trans per tutto il concerto, passando dalla donna alla Violetta della Traviata, finendo per diventare il noto tenore Ubaldo Pacciaroni Stolti, interpretando ogni volta varie arie come "Libiamo ne' lieti calici" o "La donna è mobile".
Molti gli altri brani con cui si sono confrontati gli Ottavo Richter come "Re dell'abisso affrettati" e "Suona la tromba", tutti ripresi con grande ironia. Il pubblico non è rimasto insensibile alla grande carica di energia ed ha applaudito a lungo, ha partecipato divertito alla scelta del sosia di Verdi con tanto di prove di cilindro in testa e ha dato la propria versione della ricetta delle "sarde en saor", visto che Verdi nelle sue lettere parlava spesso di cene e cibo.
Gran finale con la richiesta a gran voce del "Va' pensiero" e tutti in piedi ad applaudire. (ac) -