Giovedì, 02 Novembre 2017 - 13:56 Comunicato 2918

Ultima Fermata Srebrenica: il diario di viaggio

Sono partiti nel tardo pomeriggio del 27 ottobre, hanno attraversato in pullman i Balcani per raggiungere la Bosnia Erzegovina. Sono i cinquanta giovani di Trentino e Alto Adige protagonisti di "Ultima fermata Srebrenica", un progetto di studio e di conoscenza del conflitto balcanico. Ad accompagnali, in due delle quattro tappe previste - Mostar, Sarajevo, Srebrenica e Tuzla - l'assessora alle politiche giovanili della Provincia autonoma di Trento Sara Ferrari e la presidente nazionale di Arci Francesca Chiavacci.
"Il viaggio ha permesso al gruppo di visitare luoghi simbolo del conflitto bosniaco, ascoltare il racconto di testimoni che quella guerra l'hanno vissuta sulla propria pelle, vedere i segni sul territorio ancora visibili, come sulle vite delle persone. Attraverso progetti come questo - sottolinea l'assessora Sara Ferrari - vogliamo offrire ai giovani trentini la possibilità di diventare soggetti consapevoli, che si formano un'idea diretta e la trasformano in cittadinanza attiva e responsabile. In questi giorni hanno avuto modo di sentire dalla viva voce dei testimoni i fatti che hanno insanguinato i Balcani negli anni Novanta e le difficoltà che ancora oggi condizionano la vita dei ragazzi in quei luoghi. L'obiettivo è che, al loro ritorno, si facciano portavoce ai proprio coetanei e quindi moltiplicatori di quanto hanno visto e compreso". "Rabbia, stupore, un sensazione di vuoto ma anche paura e sfiducia nei confronti di chi avrebbe dovuto proteggere la vita umana. E infine l'incapacità di capire il perché sia successo di nuovo". Sono alcune delle sensazioni raccontate dai ragazze e dalla ragazze in un momento di restituzione al termine della visita al monumento cimiteriale di Potocari.
Il progetto “Ultima Fermata Srebrenica”, promosso dalla Provincia autonoma di Trento e di Bolzano nell'ambito della collaborazione tra i due enti, è organizzato e curato dalla società cooperativa sociale @ltrimondi di Bolzano, in collaborazione con Arci del Trentino, Punto Europa, Arciragazzi Bolzano, Teatro Zappa e Deina.

"Ultima Fermata Srebrenica" è un viaggio in una memoria non ancora sedimentata, che fa a pugni con la cronaca e con la percezione di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.  

Il diario di viaggio dei partecipanti
Giorno 1. Il centro storico di Mostar e un misto di stili e culture, di minareti e chiese e il ponte oggi ricostruito: uno dei simboli della guerra in ex Jugoslavia. Sul tema della riqualificazione la statua di Bruce Lee, un esempio di come i simboli neutri possono rompere le logiche dei gruppi. Infine la visita al centro giovani di Mostar: un bellissimo esempio di come uno spazio di guerra possa diventare spazio di pace e intercultura.

Giorno 2. La necropoli partigiana di Mostar, progettata da Bogdanovic, esempio di una costruzione di memoria con identità non contrapposte. Il museo del ponte di Jablanica, la ritirata che aiutò alla costruzione del mito di Tito. La biblioteca di Sarajevo, simbolo di cultura inter etnica, totalmente distrutta durante la guerra. Una giornata intensa e piena di spunti, soprattutto sul tema dei nazionalismi.

Giorno 3. L'unica via che durante l'assedio di Sarajevo collegava la città al mondo esterno era un tunnel alto 1,60 metri e lungo qualche centinaia di metri. Da qui passavano uomini, armi e il pochissimo cibo. Poi la visita al Museo della resistenza e in particolare alla mostra dedicata alle condizioni di vita dei civili durante i 44 mesi di assedio fatta di privazioni, paura ma anche resistenze culturali. Nel pomeriggio l'incontro con il generale Jovan Divjak, il serbo che difese Sarajevo, nonché fondatore di un'associazione che da vent'anni aiuta gli orfani di guerra. "I militari hanno difeso la città, il popolo e soprattutto le donne l'hanno salvata" ha ribadito più volte il generale. 

Giorno 4. Potocari, il cimitero monumentale del massacro di Srebrenica, ci accoglie come un pugno nello stomaco. Quei luoghi ci raccontano anche le responsabilità internazionali di questo genocidio. Sono stati 8.372 i morti in quel luglio del 1995, di questi oltre 2.000 non sono stati ancora identificati. Ma non c'è solo il passato, c'è anche l'oggi rappresentato dall'associazione "Adopt Srebrenica". "La cosa peggiore che può succedere ad una persona ammazzata è che questa venga anche dimenticata" spiegano i giovani dell'associazione nata del 2007.  L'associazione raccoglie documentazione del genocidio del 1995,  perché qui c'è chi il corpo del proprio padre non lo ha ancora ritovato e chi ne ha perso nella distruzione anche qualsiasi immagine utile a ricordarlo. "La nostra forma di resistenza a Srebrenica è quella di conservare la memoria di quello che è successo, contro i negazionisti, e raccontare la vita che c'era a Srebrenica prima della guerra. Questo è il nostro modo per usare la memoria come strumento per portare la vita in un luogo che è stato simbolo di morte". Stanotte saremo accolti dalle famiglie del posto. 

Giorni 5. Con Muhamed Avdic a Osmace nella scuola elementare di borghi che oggi non ci sono quasi più. Più dell'80% degli uomini in età lavorativa furono uccisi. Poi abbiamo pranzato a casa sua. Al ritorno ci siamo fermati al cimitero serbo. Le tombe ricordano gli uomini in armi. Qualche ora dopo, siamo arrivati a Tulza, dove resteremo fino a domani. Qui visiteremo il centro di identificazione delle vittime del genocidio. 

Il progetto 
“Ultima fermata Srebrenica” è un progetto regionale che mira ad implementare nuove strategie per la riflessione e la rielaborazione di importanti fatti storici del Novecento nonché per la formazione del pensiero critico, favorendo il dialogo inter-etnico e interculturale, l'elaborazione della memoria e la prevenzione e gestione non violenta dei conflitti. Il progetto si articola in 3 fasi: una prima parte di formazione e informazione, condotta da esperti, che si è tenuta dal 30 settembre al 1 ottobre. Seconda fase del progetto è il viaggio di studio e di conoscenza in Bosnia Erzegovina (Mostar, Sarajevo, Srebrenica e Tuzla). Al ritorno è prevista una terza fase di "restituzione" dell'esperienza alla cittadinanza sia in provincia di Trento che in provincia di Bolzano.

(gz)


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