Sabato, 08 Ottobre 2022 - 09:01 Comunicato 3131

Trentodoc Festival - Jhumpa Lahiri e l’incanto del racconto

Cittadina del mondo e innamorata della nostra lingua e di quella Roma che è il cuore del suo ultimo libro “Racconti romani”. Lei è la scrittrice Jhumpa Lahiri protagonista dell’incontro della prima giornata del Trentodoc Festival, ieri sera nella cornice di Palazzo Geremia.
Nata a Londra da genitori bengalesi e poi cresciuta a New York, da alcuni anni Jhumpa Lahiri, una delle voci più intense della scrittura femminile internazionale che ha vinto fra gli altri il Premio Pulitzer e il Pen /Hemingway Award, vive fra la metropoli americana e Roma. In questa città Jhumpa Lahiri ha trovato la linfa per i racconti che attraversano le pagine della sua ultima fatica letteraria pubblicata da Guanda. Un libro che dimostra la forza narrativa di una scrittrice cosmopolita, che ha scelto di scrivere in italiano, in quella lingua che insieme al bengalese e all’inglese ha segnato la sua esperienza di vita, per raccontare in questo caso l’ingovernabilità degli incontri fra persone diversissime fra loro.
SPARKLING STORIES Una voce universale Nella foto: Jhumpa LAHIRI, Roberta SCORRANESE Trentodoc Festival Palazzo Geremia Trento, 7 ottobre 2022 [ Foto: Alessio COSER Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

Intervistata dalla giornalista del Corriere della Sera Roberta Scorranese Jhumpa Lahiri ha subito svelato la sua passione per Roma: “La mia Roma non è solo quella di oggi ma è anche quella del secolo scorso, quella di Moravia e quella antica di Orazio e di Ovidio. Io assorbo tutto lo spirito di questa città, fa parte di me”. Proprio a Moravia Jhumpa Lahiri ha dedicato parole di ammirazione: “La sua prosa era precisa, limpida, equilibrata e nello stesso tempo la confusione e il caos ingovernabile gli davano linfa per la sua scrittura”.
Jhumpa Lahiri da sempre preferisce affidarsi al racconto: “Amo la forma breve che per me è più pura rispetto a quella del romanzo. Il racconto è più vicino alla poesia ma anche più diretto, sconvolgente e inatteso; anche per questo scrivere racconti è più difficile”. Nei suoi libri Jhumpa Lahiri affronta i temi dell’identità e della diversità: “Confrontarsi con l’altro per me è importante – ha raccontato l’autrice – e credo sia importante ricordarci sempre che tutti noi siamo stranieri per qualcuno. Io non ho nessuna patria, oggi a Roma mi sento a casa ma questo non c’entra con i documenti che ho ma è uno stato d’animo. So che Roma mi vuole bene e mi ha dato una seconda vita”.
Nel 2015 Jhumpa Lahiri ha scritto il suo primo libro in italiano: “Dieci anni fa non conoscevo la vostra linua ma oggi scrivere in italiano mi fa sentire più libera anche se mi rendo conto di essere anche più vulnerabile”. Per la scrittrice “Il razzismo nasce dalla paura e dall’ignoranza mentre deve essere la convivenza la chiave del nostro vivere. Quella convivenza, per me cruciale, rappresentata nel mio ultimo libro da una scalinata, simbolo di un luogo di tutti e di nessuno ma anche metafora del nostro mondo che è di tutti e di nessuno senza dimenticare mai che siamo tutti di passaggio”. Jhumpa Lahiri ha anche curato e introdotto l’antologia “Racconti italiani” dedicata a scrittrici e scrittori del secolo scorso: “Il ‘900 italiano è la mia seconda formazione letteraria. Molti degli scrittori che ho scelto per l’antologia amavano tradurre perché questo apriva le loro menti al confronto, all’altro come nel caso di Pavese e di Vittorini senza dimenticare Fausta Cialente, Primo Levi e Tabucchi”. Il suo presente si lega alla traduzione in corso de “Le metamorfosi di Ovidio dal latino all’inglese: “Un’opera che per me rappresenta un testo sacro, emozionante e commovente. Ovidio ci insegna che tutto cambia, da noi stessi al mondo che ci circonda, e non dobbiamo mai dimenticarlo”.

(fds)


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