Domenica, 15 Ottobre 2023 - 12:55 Comunicato 2976

Saudi Pro League, tanti campioni con obiettivo i Mondiali 2034

Il nuovo Eldorado del pallone. Così, in un suo bel titolo la Gazzetta ha definito la Saudi Pro League anche per il fatto che i calciatori stranieri che vi militano non pagano le tasse. Ma le ambizioni del torneo che sta rivoluzionando il calcio vanno oltre la dimensione economica come si è ben compreso questa mattina al Festival dello Sport in un incontro che ha avuto come protagonisti Carlo Nohra, responsabile esecutivo del campionato arabo, Roberto Donadoni, che in Arabia Saudita ha giocato nel 1999 e la giornalista de La7 Cristina Fantoni.
La Saudi Pro League ha conquistato l’attenzione di tutto il movimento calcistico internazionale grazie anche ad un mercato che ha portato in Arabia un centinaio di giocatori stranieri molti dei quali sono dei campioni ancora di altissimo livello come Benzema, Neymar, Kanté, Kese, Brozovic, Milinkovic Savic e Gabri Veiga che si sono aggiunti a Cristiano Ronaldo. Un movimento calcistico in crescita che non nasconde le sue grandi ambizioni e che, secondo molti, ha come obiettivo, quello di ospitare i Mondiali targati 2034.
Fenomeno Saudi League Nella foto: Roberto DONADONI, Cristina FANTONI [ Daniele Paternoster Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Il giornalista della Gazzetta Filippo Maria Ricci ha subito posto l’accento sulla strategia che sta dietro la Saudi Pro League con 18 squadre di cui b4 sono del Fondo sovrano Pif. “Sono rimasto sorpreso – ha spiegato Carlo Nohra - dall’enormità del successo ma si tratta di una combinazione di strategie partite a maggio 2022 con l’obiettivo di migliorare la qualità del nostro calcio con giocatori all’altezza per massimizzare l'utilizzo degli stadi e migliorando la situazione commerciale.

In Arabia Saudita 80% della popolazione segue il calcio e volevamo dare loro uno spettacolo migliore e questa estate la strategia ha avuto un successo clamoroso”. L’ex campione del Milan Roberto Donadoni ha portato la sua testimonianza: “Nel 1999 ho giocato nella Saudi Pro League con la maglia dell’ Al-Ittihād e  forse sono stato un po’ un precursore. Una bella esperienza perché già allora il calcio era molto seguito e ha avuto anche la fortuna di vincere il campionato e la coppa del re. Dal punto di vista dei risultati ottima esperienza ed è stato bello rendersi conto dell’entusiasmo delle persone. La finale della coppa del re era tra due squadre della stessa città: quella del principe l’ Al-Ittihād e quella considerata del popolo, la mia, che alla fine l’ha spuntata. Forse il campo più bello dal punto di vista del manto erboso l’ho avuto lì, la palla scorreva benissimo e non avevi scuse. E’ stata anche un’esperienza di vita, in un contesto culturalmente diverso e se sai adattarti e capire cresci molto”. A commentare sul piccolo schermo la Saudi Pro League in Italia è Cristina Fantoni: “Ho studiato molto per prepararmi a raccontare questo campionato su la7 e ho dovuto scardinare molti stereotipi che io stessa avevo. Ho raccontato la passione, non si costruisce tutto coi soldi, è già radicata, non è arrivata ora coi colpi milionari del mercato. non credo sia una bolla, è un progetto di lungo respiro. Noi abbiamo acceso i riflettori dopo Cristiano Ronaldo ma loro lavorano da tanto, dal 2016: staff, professionalità prese dal calcio europeo per migliorare sotto ogni aspetto il campionato. E’ anche una possibilità enorme dei club europei di incassare i soldi sauditi per calciatori europei, non solo un confronto impari per trattenere dei campioni. Il campione inglese Gerrard ha ammesso che i soldi sono importanti ma ha detto che ci sono altri motivi per cui è andato lì. Ora si inizia a storcere meno il naso, la nazionale inizia ad andare meglio ai mondiali grazie anche all’esperienza che viene dal mix coi grandi giocatori”. 

La Saudi Pro League è un progetto di lungo respiro come ha sottolineato Carlo Nohra: “Ora che abbiamo fatto i primi investimenti sui calciatori passiamo alla seconda fase: migliorare infrastrutture e capacità dei club. Anche il Ministero dello sport ci supporta tantissimo. Valuteremo dal punto di vista commerciale se è possibile sviluppare altro e poi vorremmo capire come portare il calcio agli spettatori e non solo viceversa. Non dobbiamo più pensarci come organizzatori di eventi ma come produttori di contenuti”. Un progetto che, secondo il responsabile esecutivo del campionato arabo, non va in conflitto con il calcio europeo: “Apriamo nuovi mercati e offriamo possibilità ai giocatori, non penso debba essere una preoccupazione per gli altri paesi, è un investimento in uno spot che amiamo tutti ed è una possibilità di espansione e di crescita per questo sport, c’è solo una new entry e stiamo alzando il livello con gli investimenti di cui può beneficiare anche l’Europa. Il denaro conta e dovevamo investire tanto per attrarre giocatori ma spero che i giocatori abbiano sposato un progetto, il paese sta attraversando una trasformazione e i giocatori possono lasciare un’eredità nuova al mondo, non sono lì solo per i soldi. Nessun progetto può essere raggiunto solo coi sauditi, bisogna coinvolgere tanti operatori del calcio. Abbiamo però ambizioni molto alte”. Per molti la Saudi Pro League è il volano per portare i Mondiali del 2034 in Arabia Saudita “Non potrei dire - ha spiegato Carlo Nohra - che come Lega non ci interessa il Mondiale perché è un altro livello da raggiungere ma nella nostra strategia l’obiettivo era quello dare a i tifosi un rapporto continuo con il calcio a livello locale. Ora abbiamo altro a cui puntare e aumenta l’entusiasmo che mettiamo nel lavoro quotidiano: è un evento che arriva per un mese e che per 4 anni non vedi più. Dobbiamo pensarci bene ma per ora vogliamo pensare al presente e a come migliorare quel che stiamo facendo”.



Immagini