Lunedì, 11 Marzo 2013 - 02:00 Comunicato 637

Inserito nel sistema difensivo dell'Impero austro-ungarico che abbraccia 10 Paesi, 32 sistemi difensivi, 516 forti di cui 80 nella nostra provincia
SISTEMA FORTIFICATO TRENTINO: VERSO LA CANDIDATURA UNESCO

Ha caratteristiche peculiari uniche il sistema fortificatorio realizzato dall'Impero asburgico negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale. Il sistema trentino, parte essenziale di quello europeo, è frutto di una visione unitaria di strategia militare, ingegneristica, di innovazione tecnologica e organizzazione sociale. Un patrimonio unico che testimonia l'evoluzione della tecnologia difensiva dal XIX al XX secolo. Per questo lo scorso anno la Giunta provinciale aveva dato mandato all'assessore alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza di avviare il procedimento di candidatura nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco del sistema difensivo dell'Impero austro-ungarico, che comprende 10 Paesi, 32 sistemi difensivi e 516 forti catalogati, e di quello trentino in prima istanza. Nell'ultima seduta, invece, l'esecutivo ha autorizzato la richiesta di inserimento del "Sistema fortificato trentino" nella "Lista propositiva italiana" che lo Stato italiano presenterà al Centro del Patrimonio Mondiale per la candidatura Unesco. Oggi alla conferenza stampa nella sala stampa del Palazzo provinciale, accanto all'assessore Franco Panizza vi erano il soprintendente per i Beni architettonici e archeologici Sandro Flaim e l'architetto Fiorenzo Meneghelli.-

"La Provincia autonoma di Trento ha dato avvio dieci anni fa al "Progetto Grande Guerra" con l'obiettivo di assicurare non solo la memoria di quel tragico evento, ma anche la tutela e la valorizzazione dei beni monumentali presenti sul territorio - è il commento dell'assessore alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza -. Uno dei campi di maggior intervento ha riguardato il recupero e la valorizzazione delle fortificazioni austro-ungariche, intrapreso dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici che ha realizzato lo studio sul sistema fortificatorio trentino nell'ambito dell'Impero austro-ungarico. La presenza diffusa nella nostra provincia di forti realizzati tra l'800 e il ‘900, costituisce il principale elemento dell'identità del sistema storico-culturale del territorio, insieme al patrimonio storico, religioso, architettonico che contraddistingue il nostro paesaggio - prosegue ancora l'assessore Panizza -. Il patrimonio fortificato trentino presenta caratteri e peculiarità culturali ed architettoniche che lo rendono integrato con i caratteri morfologici dell'ambiente naturale della regione; esso rappresenta un modello territoriale di particolare interesse ed unicità. In questo senso il Trentino può svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere sia la costituzione della rete delle fortificazioni austro-ungariche, che di una più vasta rete delle fortezze europee, dove le fortificazioni concepite come barriere tra nazioni e popoli, possano invece diventare luoghi di collaborazione e di pace. Ed è questo, in sintesi, anche l'obiettivo che ci poniamo con la ricorrenza del centenario dallo scoppio della Grande Guerra: non solo valorizzare i segni del Primo conflitto mondiale sul territorio, ma fare del Trentino un laboratorio europeo di pace, coinvolgendo istituzioni, enti e associazioni che in Trentino lavorano in questo settore".
Il primo passaggio formale per richiedere la candidatura Unesco è stato nel gennaio 2012, con il mandato affidato dalla Giunta provinciale all'assessore Franco Panizza per presentare la domanda di inserimento nella "Lista propositiva italiana" del sistema difensivo europeo degli Asburgo e di quello trentino in particolare. La Soprintendenza per i Beni architettonici, in seguito a queste indicazioni, ha provveduto a predisporre la documentazione necessaria per la presentazione al Ministero per i Beni culturali della proposta di inserimento del Sistema Fortificato trentino nella lista che lo Stato Italiano presenterà al Centro del Patrimonio Mondiale.
Lo studio ha consentito di arrivare ad una visione globale ed efficace del grande patrimonio fortificato realizzato in Europa dall'Impero austro-ungarico, fornendo un quadro di grandi numeri: 10 paesi considerati (Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Polonia, Ucraina), 32 sistemi difensivi schedati, con un totale di 516 forti catalogati (193 in Italia e 323 in Europa), di cui 80 in Trentino. Di questi ottanta forti trentini, ne sono stati selezionati 29, analizzati nel dossier predisposto dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici, ai fini dell'iscrizione nella lista propositiva che lo Stato italiano presenterà per la candidatura Unesco.
Questa grande azione di coinvolgimento su un tema che apparentemente ha come fine la salvaguardia di un insieme omogeneo di beni culturali, riuscirebbe ad intessere una molteplicità di relazioni tra Paesi con un passato di storia comune e che hanno anche vissuto momenti importanti di scontro, facendo nascere forte un messaggio, da consegnare alle future generazioni, dove i forti austro-ungarici del XIX e XX secolo da strumenti di offesa divengono "baluardi della pace".
Come analizzato nel dossier l'avvio dell'iter per la proposta di dichiarazione di "Patrimonio Unesco", innescherà poi una serie di percorsi relazionali virtuosi, tra le amministrazioni dei vari Stati, sia sotto il profilo culturale ma anche e soprattutto dal punto di vista dell'economia turistica. Già ora infatti, anche nelle nostre zone, il turismo legato alla visita dei luoghi della Grande Guerra, una branca del più vasto turismo culturale, è in continua e costante crescita, con un'iniziativa del genere, che vede in prima fila nella proposta della nostra Provincia, non si potrebbe che averne un consistente aumento e positiva ricaduta economica.
Il corposo dossier di candidatura si articola in otto capitoli di analisi, secondo quanto previsto dalle linee guida ministeriali:
Identificazione del bene
Descrizione del bene: la descrizione è stata redatta per ogni sbarramento e forte con specifica indicazione della storia e dello sviluppo generale;
Giustificazione dell'iscrizione: individua i criteri per il quale si propone l'iscrizione del monumento individuando argomentando le motivazioni di eccezionale valore universale del sistema fortificato del Trentino;
Stato di conservazione e fattori che influenzano la proprietà: per ogni forte è stato evidenziato oltre allo stato attuale di conservazione, i restauri eseguiti recentemente oppure i progetti di restauro previsti; inoltre sono stati individuati tutti i fattori che influiscono sul bene ( pressione dello sviluppo e dell'ambiente, calamità naturali e rischi di preparazione, numero dei visitatori e numero di abitanti all'interno del bene della zona buffer);
Protezione e gestione del bene: per ogni forte sono stati elencati oltre ai riferimenti alla proprietà, le misure di protezione, le ipotesi di sviluppo turistiche, i sistemi di gestione, le fonti e i livelli di finanziamento, le risorse di competenza e di formazione nelle tecniche di conservazione e di gestione, le politiche ed i programmi concernenti la messa in valore e la promozione dei beni;
Monitoraggio: sono stati elencati gli indicatori per misurare lo stato di conservazione ed individuati gli accordi amministrativi necessari per il monitoraggio della proprietà;
Documentazione: consiste in fotografie, nell'inventario delle immagini ed in altri materiali, nonché nei testi relativi alla designazione di protezione, copie di piani di gestione o sistemi di gestione documentati ed estratti di altri piani rilevanti per la proprietà, nell'inventario dei forti;
Informazioni di contatto delle autorità responsabili.

Le fasi fortificatorie in Trentino
Il Trentino, posto al centro dell'arco alpino meridionale, è sempre stato uno degli assi principali di comunicazione e transito fra l'Europa centrale e il bacino del Mediterraneo. Per questo il territorio è stato densamente fortificato con opere di sbarramento e di controllo collocate lungo vie e percorsi, sin dalle epoche più antiche, dalle rocche preistoriche ai castra romani, alle chiuse e ai castelli medievali.
Particolare importanza strategica nel contesto europeo, il Trentino lo raggiunge però nel periodo intercorrente tra la seconda metà del XIX secolo e la prima guerra mondiale, nell'ambito dell'Impero austro-ungarico, dopo che con la seconda e terza guerra di indipendenza, gli adiacenti territori della Lombardia (1859) e del Veneto (1866) furono annessi al Regno d'Italia. Conseguenza diretta di tale situazione storico-politica fu proprio l'inserimento della nostra terra nel contesto dell'organico sistema fortificatorio esteso in dieci Paesi europei.
Fu a partire dal 1860 che nelle valli periferiche del Trentino e intorno al capoluogo si realizzarono una quindicina di forti, per la cui progettazione ci si ispirò alle vicende della guerra di Crimea (1854-‘55) e all'assedio della città fortezza di Sebastopoli. La prima fase fortificatoria riguardò la realizzazione di forti di prima generazione, molti con funzioni di tagliate stradali: si trattava di opere con murature frontali in pietra, in grado di resistere alle artiglierie che all'epoca utilizzavano proietti sferici, in uso fino ai primi anni del 1860. La funzione principale era quella di bloccare l'avanzata nemica, consentendo all'esercito austro-ungarico di organizzare le difese. I forti erano adatti per resistere ad attacchi frontali ma non a bombardamenti dall'alto: in pochi anni i progressi delle artiglierie resero infatti questi forti inadeguati, come i fatti del 1866 dimostrarono. I soldati di Garibaldi infatti in poche ore riuscirono ad espugnare forte d'Ampola, in val di Ledro.
Intorno al 1880 iniziò una nuova fase fortificatoria: i forti di seconda generazione vennero realizzati sulle sommità di alture e dovevano resistere alle nuove artiglierie attraverso appunto la morfologia del territorio; si trattava di postazioni protette per artiglierie all'aperto. Divennero obsoleti in breve tempo, quando furono perfezionati i proietti a frammentazione prestabilita detti "shrapnel", che potevano esplodere in aria sopra i soldati che difendevano il forte.
I forti di terza generazione vennero realizzati attorno al 1890: avevano spesse muratore in pietra e copertura in calcestruzzo, con gli armamenti principali appostati in casematte corazzate e non più all'aperto. Agli inizi del Novecento si passò alla quarta generazione: si trattava di forti realizzati sotto terra e in roccia, con corazzature in cemento armato rinforzate da putrelle in acciaio e artiglierie in cupole corazzate girevoli. Infine, fra il 1914 e il 1915, vi fu la quinta generazione: forti interamente in roccia, con le sole bocche di fuoco che affioravano in superficie.
(at)

In allegato la cartina dei forti trentini, alcuni immagini, la presentazione del dossier e i 29 forti selezionati
Riprese e interviste (all'architetto Meneghelli e all'assessore Panizza) a cura dell'Ufficio Stampa -