
Una parte significativa dell’intervento, nella forma di un monologo, è stata dedicata proprio alla città di Napoli, e al suo rapporto unico con il calcio. “Vestire la maglia del Napoli significa accettare la storia, la cultura della città. Napoli ha una magia: puoi essere napoletano quando vuoi, perché è una città che accoglie, non respinge. Napoli è una città complicata, difficile. Però immediatamente ti connetti con quella parte del territorio che lo riconosci immediatamente: l’ironia, la poesia, la creatività. Il calciatore si accorge subito che non sta giocando a calcio, ma che vive la città”, ha spiegato lo scrittore.
Immancabile, poi, la propria storia intrecciata a quella del fuoriclasse del Napoli per eccellenza, Diego Armando Maradona. “Mio padre - ha affermato - misura tutto attraverso Maradona, e penso che non ci sia una discussione che facciamo senza che lo citi almeno una volta”.
Sull’infiltrazione della criminalità organizzata, poi, Saviano ha spiegato che il Napoli ha vissuto quanto emerso negli ultimi anni molto prima di altre squadre. “Per me è molto difficile approcciarmi al calcio - ha concluso - sapendo quello che c’è dietro. Poi però c'è il gioco, che è un'altra cosa. Il calcio è un mondo a sé, non determinato dalle regole della spietatezza, che per un attimo ti fa credere che puoi contare su te stesso, sul tuo compagno, sull’errore e sul virtuosismo. Sai che ci sono i contratti milionari, ma quando guardi una partita sembra che giochino per te. E ogni volta che il Napoli segna io penso che mio padre in quel momento stia sorridendo”.