Sabato, 11 Ottobre 2025 - 23:00 Comunicato 2954

Un monologo tra memoria e passione calcistica, dove la squadra è di famiglia
Roberto Saviano racconta il suo Napoli al Festival dello sport di Trento

Un racconto a cuore aperto, che parte dall’infanzia per attraversare i ricordi più profondi legati al padre, fino ad arrivare al legame viscerale tra la città di Napoli e la sua squadra. Sullo sfondo, l’ombra della criminalità organizzata che, da Nord a Sud, si è infiltrata nel mondo delle tifoserie. Roberto Saviano tiene la platea dell’Auditorium Santa Chiara, nell’ambito del Festival dello Sport di Trento, incollata alle poltroncine, in un’ora filata di aneddoti, ricordi privati e suggestioni, tutte legate al suo rapporto con il calcio e - soprattutto - con il Napoli. L’incontro, introdotto dal vicedirettore vicario della Gazzetta dello sport e direttore scientifico del festival, Gianni Valenti, è stato organizzato per celebrare la vittoria dello scudetto del Napoli.
“Per me - ha esordito Saviano, accolto da un lunghissimo applauso - è sempre difficile parlare del Napoli, perché è davvero mio padre. C’è un rapporto profondissimo, viscerale, non irrazionale tra mio padre e il Napoli, in un mondo, quello calcistico, che è tutto metafora. Tutto ciò che non riusciamo a dirci passa attraverso il calcio”.
ROBERTO SAVIANO: NAPOLI È MIO PADRE. QUATTRO SCUDETTI OLTRE IL CALCIO Nella foto: Roberto Saviano, Gianni Valenti [ Alessandro Holneider - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Una parte significativa dell’intervento, nella forma di un monologo, è stata dedicata proprio alla città di Napoli, e al suo rapporto unico con il calcio. “Vestire la maglia del Napoli significa accettare la storia, la cultura della città. Napoli ha una magia: puoi essere napoletano quando vuoi, perché è una città che accoglie, non respinge. Napoli è una città complicata, difficile. Però immediatamente ti connetti con quella parte del territorio che lo riconosci immediatamente: l’ironia, la poesia, la creatività. Il calciatore si accorge subito che non sta giocando a calcio, ma che vive la città”, ha spiegato lo scrittore. 

Immancabile, poi, la propria storia intrecciata a quella del fuoriclasse del Napoli per eccellenza, Diego Armando Maradona. “Mio padre - ha affermato - misura tutto attraverso Maradona, e penso che non ci sia una discussione che facciamo senza che lo citi almeno una volta”.

Sull’infiltrazione della criminalità organizzata, poi, Saviano ha spiegato che il Napoli ha vissuto quanto emerso negli ultimi anni molto prima di altre squadre. “Per me è molto difficile approcciarmi al calcio  - ha concluso - sapendo quello che c’è dietro. Poi però c'è il gioco, che è un'altra cosa. Il calcio è un mondo a sé, non determinato dalle regole della spietatezza, che per un attimo ti fa credere che puoi contare su te stesso, sul tuo compagno, sull’errore e sul virtuosismo. Sai che ci sono i contratti milionari, ma quando guardi una partita sembra che giochino per te. E ogni volta che il Napoli segna io penso che mio padre in quel momento stia sorridendo”.

(lb)


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