
Tra ricordi, ironia e momenti di commozione, i protagonisti hanno rievocato gli anni d’oro di Cantù, dal sogno familiare della famiglia Allievi alla filosofia formativa del college che fece nascere una generazione di campioni. Il presidente Allievi ha ricordato la figura del padre Aldo e la sua visione di uno sport capace di educare e creare appartenenza: “Era convinto che una squadra dovesse essere anche una scuola di vita. Molti ragazzi che non sono diventati campioni oggi mi ringraziano per l’opportunità di crescita che Cantù ha saputo offrire”.
I campioni hanno raccontato con emozione gli anni della costruzione del mito, a partire dal primo scudetto del 1968, sottolineando lo spirito di gruppo, l’impegno e l’ambizione che permisero a una realtà di provincia di imporsi sui colossi europei: “Cantù era un modello di appartenenza e orgoglio un luogo dove si cresceva insieme e si vinceva insieme” è stato detto. È stata inoltre messa in luce l’importanza della scuola tecnica e dell’investimento sui giovani (“Era un laboratorio di talenti che si costruiva giorno dopo giorno”), oltre al valore umano di quella esperienza (“Cantù era una famiglia, non solo una squadra).
Un lungo applauso del pubblico ha chiuso l’incontro, che ha celebrato non solo le grandi vittorie (due scudetti, due Coppe dei Campioni, quattro Coppe Korac e numerosi titoli giovanili), ma soprattutto il lascito culturale e sportivo di una società che ha segnato la storia del basket italiano.