Dopo il ritrovamento nell’agosto 2021, da parte dei fratelli Alessandro e Samuel Zambotti mentre erano intenti a lavori di sfalcio dei prati, il vagoncino in ferro con carrello è stato affidato all’esperto Alessandro Ervas, specializzato nella conservazione dei manufatti metallici, che ha provveduto al restauro. L’estrazione della torba nel territorio del Comune di Fiavé risale ai primi anni dell’Ottocento. Ogni famiglia aveva la sua particella di estrazione. La torba veniva utilizzata ad uso domestico per riscaldare le case, ma veniva impiegata come combustibile anche a livello industriale e come terriccio per uso agricolo e in floricoltura. È grazie a questa attività, tramandatasi per generazioni, che si è giunti alla prima scoperta dei resti delle palafitte, indagati successivamente con metodo scientifico dall’archeologo Renato Perini. Le ricerche di Perini, al quale il Comune di Fiavé ha conferito la cittadinanza onoraria e a cui è intitolato il polo museale, hanno portato le palafitte fiavetane all’attenzione internazionale fino all’inclusione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Il vagoncino rappresenta un semplice, ma significativo oggetto che appartiene alla storia recente e che si lega indissolubilmente alle vicende più antiche del territorio. Il suo restauro ha inoltre una valenza simbolica che permette di affidare alla memoria collettiva e alle generazioni più giovani i racconti degli anziani che ricordavano la presenza in una banchina del Palù di un vagone del “trenin” utilizzato per il trasporto della torba. Grazie a questo rinvenimento Il Comune di Fiavé si riappropria di una testimonianza significativa per la storia di tutta la sua Comunità e in quest’ottica è prevista la collocazione del vagoncino, adeguatamente protetto, presso il Parco Archeo Natura.
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