Giovedì, 12 Ottobre 2023 - 14:12 Comunicato 2885

Al via in piazza Duomo, la rassegna dei libri di sport
Puskás, il campione della “Grande” Ungheria

La straordinaria storia di Ferenc Puskás, ha richiamato l'attenzione del pubblico, tanti i giovani presenti, in una coloratissima piazza Duomo, con Claudio Minoliti, autore del volume. I carri armati a Budapest e la Spagna di Francisco Franco. La Guerra fredda e la cortina di ferro, ma anche due mondi e due vite tra realtà e campi da gioco, sono al centro del libro. Alla caduta del muro di Berlino nel 1989, il grande campione è tornato però nel suo Paese da eroe.
FESTIVAL DELLO SPORT Ferenc Puskás. Il Campione Dei Due Mondi Nella foto: Claudio MINOLITI, Valerio PICCIONI Luogo: Piazza Duomo [ Domenico Salmaso - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Un racconto unico di grande calcio quello di “Ferenc Puskás, il campione dei due mondi”, che ha segnato la storia del pallone. Puskás, ha vinto e incantato il mondo del calcio anni Cinquanta con il suo piede sinistro, che ha fatto sempre la differenza. E' stato un calciatore con un talento speciale, ma ad un certo punto è stato limitato da una serie di vicende storiche che hanno caratterizzato la sua "grande" Ungheria. Tra l’ottobre del ’56 e l’estate del ’58 con l’arrivo alle Merengues, il “Colonnello” Puskás ha guidato la squadra dei profughi in esilio per mezzo mondo a caccia di un’amichevole, un ingaggio e la sopravvivenza. Fino all’arrivo in Italia, nella ligure Bordighera, dove le partite si diradano.

Minoliti ha raccontato nel suo libro, l'Ungheria degli anni '50, fortissima sul campo ma anche nella vita. “Sono partito dalla storia di Puskás – spiega l'autore – perché era il più forte della sua squadra, ma aveva anche una grande personalità. Per due anni è stato però costretto a non giocare. Ha ricominciato dopo una squalifica quando nessuno credeva più in lui. Per questo ho voluto riscoprire la sua storia, tra l'invasione dei carri armati in Ungheria e il suo arrivo a Madrid. Cos'è successo in questi anni, mi sono chiesto. Lo possiamo definire uno dei più grandi giocatori della storia del calcio”.

Ha vinto un’Olimpiade, incantato Wembley, battuto due volte i maestri inglesi. Ma Puskás non si arrende, la battaglia con la Fifa continua. La squalifica viene ridotta. Troppo tardi a 31 anni. Non per il visionario Santiago Bernabéu, presidente del Real Madrid, che lo vuole accanto ad un altro grande del football, Alfredo Di Stéfano.

“L'Italia ha accolto con calore Puskás e la sua famiglia tra Liguria e Toscana. Dall'Ungheria, in quel periodo, era considerato un disertore – ha sottolineato Minoliti - in Italia si avvicina all'Inter ma anche alla Fiorentina. Ma che tipo di giocatore era? Mancino con un sinistro potente e preciso, ma con un tocco morbido. La sua "grande Ungheria" rivoluzionò il calcio di fine anni '40. All'epoca i giornali parlavano di calcio 'socialista', perché anche lo sport diventava terreno di scontro tra i blocchi dell'epoca, in piena guerra fredda”.

Puskás ha vissuto alcuni mesi drammatici, giocando con i suoi compagni in ogni parte del mondo dal novembre del '56 fino ai primi mesi del '57, diventando, quasi un caso politico per le sue trasferte all'estero, con diverse squalifiche. Il capitolo di Puskás con la Spagna, dura invece molto poco, anche se non mancano le storie interessanti, narrate da Minoliti.

Alla caduta del muro di Berlino nel 1989, il grande campione è tornato nel suo Paese da eroe. Viene organizzata anche una amichevole tra due ali di folla e grande emozione dei presenti. Minoliti ha concluso quindi, ricordando che un tempo il suo Paese lo ha definito “disertore e traditore”. Oggi invece, quello stesso Ferenc Puskás riposa nella basilica di Santo Stefano, come santi e sovrani. Lo stadio di Budapest porta il suo nome. È diventato un vero eroe per l'intera Ungheria.

(Cz)


Immagini