
A sottolineare come oggi il vero potere risieda nei dati e nell’informazione è stato Gros-Pietro: “Chi gestisce ciò che sappiamo e ciò che desideriamo ha un’influenza diretta sulla nostra vita quotidiana e sulle scelte politiche”. Le grandi aziende del cloud, come Amazon, Microsoft e Google, non sono più semplici fornitori tecnologici, ma infrastrutture fondamentali a cui anche le banche devono rivolgersi, con il rischio di una pericolosa dipendenza.
Intanto, l’Europa è chiamata a compiere scelte decisive per il proprio futuro, di fronte a Stati Uniti e Cina: nel primo caso si sceglie la privatizzazione delle funzioni pubbliche, dall’altro la statalizzazione dell’innovazione.
È stato Vincentelli ad offrire una visione critica della situazione negli Stati Uniti, denunciando un clima crescente di incertezza e controllo nella ricerca universitaria: “La leadership tecnologica USA è oggi a rischio se si continuano ad allontanare i talenti stranieri”. Per l’Europa ha invocato una rinascita: “È il momento per l’Ue di tornare ad essere un centro di democrazia e innovazione. A desso, o mai più”. Boccardelli ha posto l’accento sull’equilibrio tra regolamentazione, sicurezza e innovazione: “Servono regole chiare, ma anche ecosistemi attrattivi per i talenti e investimenti pubblici in ricerca e sviluppo”. Ha auspicato un cambio di passo per il sistema educativo europeo, troppo spesso incapace di trattenere i propri migliori talenti. Boldrin ha quindi puntato il dito contro il ritardo tecnologico dell’Europa, evidenziando la mancanza di concorrenza e di meritocrazia nella ricerca: “Senza competizione e retribuzione adeguata, la buona ricerca non si fa. Chi fa ricerca è cittadino del mondo e l’Europa sta perdendo questa sfida”.