Venerdì, 14 Ottobre 2016 - 12:57 Comunicato 2162

Dettate oggi dalla Giunta provinciale, su proposta dell'assessore Luca Zeni
Piani sociali di comunità: arrivano le linee guida

Le linee guida approvate oggi dalla Giunta provinciale, su proposta dell'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni, sono uno strumento di indirizzo rivolto alle Comunità per la costruzione dei piani sociali territoriali, nonché per la definizione e il consolidamento della loro governance. Esse sono il frutto di un percorso di confronto e discussione con i responsabili dei servizi sociali territoriali, i referenti della pianificazione sociale e gli amministratori delle Comunità, valorizzando il percorso sperimentato nei piani 2011-2015. La loro attuazione sarà accompagnata dalla realizzazione di un percorso formativo rivolto ai vari referenti coinvolti, nonché da incontri del gruppo di lavoro sul monitoraggio dei piani sociali di Comunità.
"Queste linee guida - spiega l'assessore Zeni - sono articolate in due parti: la prima presenta indicazioni di tipo operativo, mentre la seconda contiene indicazioni di tipo strategico per il consolidamento e l'innovazione dei sistema di welfare. Per quanto riguarda le indicazioni operative si è individuata la necessità di costruire una regia forte, all'interno di ogni comunità, del processo di pianificazione, che sia in grado di realizzare il piano sociale coinvolgendo i soggetti del territorio e allargando il confronto al mondo del lavoro e a quello delle imprese, ai cittadini. Dal punto di vista strategico dobbiamo rispondere alla sfida che oggi il sistema di welfare ci sta ponendo, ovvero coniugare l'aumento dei bisogni e delle situazioni di fragilità, con la necessità di trovare risposte capaci di garantire sostegno alle persone ed equità. Per questo vengono sviluppate alcune proposte di riflessione, che puntano non solo a consolidare i servizi attivi, ma anche ad aumentarne efficacia, efficienza, integrazione ed innovazione".

In Trentino il sistema di welfare è sicuramente ampio e solido dal punto di vista dei servizi; vi è tuttavia la necessità di innestare un processo evolutivo delle politiche e dei servizi sociali in risposta a quei bisogni che toccano nuove fasce sociali.
Partendo da queste considerazioni, le linee guida delineano tre vie che le Comunità - alle quali spetta la pianificazione in ambito sociale in base alla legge 13/2007 - devono intraprendere:

  1. Consolidare e, dove necessario, riorientare l'attuale sistema dei servizi e degli interventi. Si deve infatti avviare una riflessione sulle filiere dei servizi, sul loro utilizzo e sulla distribuzione nei territori per costruire un sistema più equo e una consapevolezza maggiore dei decisori. Questo percorso sarà supportato da alcuni strumenti che si stanno mettendo a punto, fra cui: un sistema informativo unico su tutto il territorio,  quindi una modalità unitaria di raccolta dati che consentirà analisi attendibili e un sistema di accreditamento che individui criteri di qualità.
  2. Integrare le politiche per moltiplicare le risorse. I problemi di cui si occupa il sociale toccano più politiche; costruire un coordinamento e una convergenza su obiettivi comuni permette di evitare sovrapposizioni, di coordinare in modo più efficace e meno dispersivo le iniziative producendo un effetto moltiplicatore delle risorse disponibili nei territori. Per questo sarà importante coinvolgere mondi vicini al sociale: scuola, sanità, lavoro, giovani, casa, ecc.
  3. Innovare per far evolvere il welfare. Questi gli ambiti di intervento individuati:
    • lo sviluppo del welfare di comunità nel quale le reti amicali e familiari, di vicinato, i cittadini, le associazioni di volontariato diventano protagonisti in grado di contribuire, insieme al pubblico e alle realtà di privato sociale, alla costruzione del benessere della propria comunità. Tutto ciò sviluppa responsabilità sociale collettiva e personale;
    • lavorare su soluzioni capaci di processi generativi, superando l'amministrazione senza rendimento;
    • la reciprocità intesa come impegno reciproco, nella consapevolezza che quando si sostiene il singolo si sta sostenendo la comunità. In questa prospettiva si ritiene infatti importante avviare il coinvolgimento dei beneficiari degli interventi provinciali in attività utili alla comunità, con l'obiettivo di valorizzare le loro risorse in un'ottica di cittadinanza attiva;
    • le nuove forme dell'abitare: stanno aumentando le persone (si pensi a famiglie e monoreddito o mono genitoriali, a lavoratori precari, ecc.) che hanno una certa difficoltà a contare su un reddito sufficiente a permettersi un canone di affitto a prezzo di mercato, di contro l'abitare è strumento per favorire l'autonomia e lo sviluppo di capacità personali e relazionali. In quest'ottica è importante attivare proposte abitative con forme di protezione differenziate in base alla capacità delle persone, così da poter affrontare ad esempio il tema del “dopo di noi” oppure dell' invecchiamento attivo;
    • le nuove fonti di finanziamento: le amministrazioni devono mettere a punto strategie per mobilitare risorse aggiuntive, come ad esempio partecipare a bandi europei, a esperienze di crowdfunding e co-finanziamento, ecc.
    • distretti di economia solidale (DES): in questo periodo il tema del lavoro è centrale in particolare per le persone svantaggiate che hanno ancora più difficoltà a trovare delle opportunità; i DES possono rappresentare una risorsa interessante per i territori;
    • il tema della comunicazione sociale nei servizi è sempre più strategico perché dà valore e visibilità al percorso e alle azioni, oltre a rendere il cittadino più consapevole e protagonista;
    • la valutazione intesa come la capacità di misurare l'efficacia degli interventi messi in atto è una responsabilità dell'Ente pubblico. D'altro canto i processi a forte partecipazione, come la costruzione del piano sociale, devono restituire a chi ha contribuito i risultati del processo e delle azioni messe in atto. (at)
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