Domenica, 02 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1621

Cerimonia del 2 giugno oggi a Trento in piazza Duomo
PACHER: E' TEMPO DI CONDIVISIONE DELLE RESPONSABILITA'

Cerimonia del 2 giugno, Festa della Repubblica, oggi a Trento in piazza Duomo, alla presenza delle massime autorità - fra gli altri il commissario del Governo Francesco Squarcina, il presidente della Provincia autonoma di Trento Alberto Pacher, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il questore Giorgio Iacobone - e delle rappresentanze delle associazioni combattentistiche d'arma, oltre che di molti cittadini. Da Pacher - che ha preso la parola dopo la lettura del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - è giunto l'invito a superare le divisioni, per un'assunzione di piena di responsabilità, al fine di uscire dalla grave crisi ad un tempo economica e istituzionale in cui versa il Paese. "Nel Dopoguerra l'Italia con un colpo di reni seppe porre le basi per un cammino che l'ha portata ad essere un protagonista di primo piano in Europa - ha detto ancora - e questo sforzo deve sempre continuare ad ispirarci".-

67esimo anniversario del referendum con cui nacque la Repubblica italiana, oggi, e 152esimo anniversario, quest'anno, dell'Unità d'Italia. Una cerimonia che mantiene dunque tutto il suo significato, richiamando uno dei momenti davvero storici nella storia del Paese, quando gli italiani, come detto dal sindaco Andreatta, con riferimento anche al Festival dell'Economia in corso in questi giorni, "seppero riappropriarsi pienamente della loro sovranità".
Per Pacher "il presidente Napolitano ci richiama ancora una volta oggi al tempo stesso ad un principio e ad un dovere importanti. L'Italia sta vivendo una fase di grande difficoltà. La crisi economica rischia di privare tutti, ma in particolare i nostri giovani, di una speranza di futuro. Viviamo anche una crisi politica: ieri a Trento il presidente del Consiglio Letta ha ribadito il senso e le prospettive dell'impegno del Governo, a cui tutti guardiamo con grande fiducia. Napolitano però ci invita anche a fare corpo comune, nella memoria di ciò di cui il popolo italiano seppe dare prova uscendo dalla tragedia della Seconda guerra mondiale. In questo momento tutte le componenti del Paese sono chiamate ad un grande sforzo di responsabilità. Non è l'Europa, non è la politica, non sono gli 'altri' ad essere responsabili. Certo, a volte delle aspettative sono state disattese. Ma la responsabilità più importante spetta a ciascuno di noi".
La cerimonia è proseguita con il conferimento delle onorificenze a dieci ex-internati militari nei campi nazisti in Polonia e Germania dopo l'8 settembre. In tutto, fra militari e personale ausiliario, furono 600.000 i deportati italiani caricati sui treni dopo l'armistizio, per il loro rifiuto di continuare ad imbracciare le armi al servizio del Terzo Reich. 40.000 di loro non tornarono in patria.(mp)

Immagini a cura dell'ufficio stampa -