Giovedì, 20 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1836

Incontro oggi con il presidente emerito della Corte costituzionale e l'assessore Alessandro Olivi
ONIDA: LE REGOLE FANNO BENE AL COMMERCIO

Le decisioni del governo Monti in materia di commercio, che hanno sottratto questa materia agli enti territoriali riservandola allo Stato, e attraverso di esso ad una liberalizzazione "selvaggia", non vanno bene sotto due profili: uno squisitamente costituzionale, l'altro di merito, perché solo le regole consentono di conciliare gli interessi contrapposti delle imprese, di grandi e piccole dimensioni, dei lavoratori e dei consumatori. Questo il parere del professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, intervenuto stamani a Trento su invito dell'assessorato all'industria e commercio della Provincia. "Naturalmente - ha detto ancora Onida - ci vogliono enti locali capaci di governare il territorio, che non si facciano condizionare supinamente dagli interessi forti. Ma non può essere lasciato tutto alle decisioni dei singoli operatori e neanche dei cittadini. La distribuzione è una materia vasta e complessa, che abbisogna di una regia". "In tutta Europa - ha spiegato a sua volta l'assessore Alessandro Olivi - il settore del commercio viene regolamentato. Una deregulation totale, come quella introdotta nel nostro Paese dal decreto 'salva-Italia', esiste solo in alcune repubbliche baltiche. Dopo il varo della legge nazionale abbiamo deciso di sospendere per un anno l'applicazione della normativa provinciale che ci eravamo dati, nonostante essa non sia mai stata dichiarata incostituzionale e nonostante già Bruxelles l'avesse ritenuta conforme al quadro europeo. Vogliamo mandare al Governo un messaggio politico: noi siamo convinti della bontà della nostra disciplina, che può essere di esempio anche per il resto del Paese, e vogliamo continuare ad applicarla, pur se con qualche correzione. Vogliamo difendere il principio per cui un territorio, dentro la cornice della libertà di impresa, può tutelare tutti gli interesse legittimi presenti al suo interno, con un concorso degli enti locali e delle parti economico-sociali".-

Moderato dal direttore del quotidiano L'Adige Pierangelo Giovanetti, l'incontro di stamani nella sede Fbk di via Santa Croce ha visto la presenza, oltre che di Onida e di Olivi, di Walter Largher della Uil Commercio e di Mauro Poli, direttore generale del gruppo leader di settore in Trentino Alto Adige. Anche da Poli sono venute parole in favore della regolamentazione, per quanto essa debba essere ragionevole e al passo con i tempi. "Siamo contrari alla deregolamentazione selvaggia - ha detto - perché ogni sistema è basato su delle regole. La deregulation selvaggia porta vantaggi sul breve periodo, ma sul lungo periodo al caos. A livello locale, chi fa le norme conosce punti di forza e debolezza del territorio, quindi può operare meglio di una legislazione nazionale. In Trentino ci sono elementi di fragilità, così come punti di forza, a partire dal turismo. Le regole devono tenerne conto. Bisogna anche vigilare sulle differenze normative troppo grandi fra territori confinanti, perché altrimenti un territorio potrebbe risultare favorito rispetto ad un altro. Siamo favorevoli a una regolazione locale, bilanciata, che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori. Esistono situazioni dove ha senso dare il massimo servizio, estendendo gli orari, anche alla domenica se necessario. Perché lì si intercettano nuovi consumi. Cosa diversa per i luoghi dove non esistono questi consumi aggiuntivi, tipicamente nelle zone di fondovalle. Qui l'estensione degli orari provoca generalmente una lievitazione dei costi per le imprese. Ci sono anche dei vincoli di budget. Se un cliente ha cento euro da spendere, non cambia nulla per il venditore che lo faccia su sei o sette giorni salvo che l'apertura del settimo giorno costituisce un aggravio di costi per l'azienda. Ma ovviamente, spesso il comportamento di un imprenditore si modula per forza di cose su quello della concorrenza".
Onida ha affrontato il problema da un duplice punto di vista. Sul piano del diritto, per quanto la Corte abbia respinto i ricorsi presentati da alcune Regioni, il vulnus arrecato dal Governo Monti al dettato costituzionale rimane. "Pensare che in nome della libertà di iniziativa si possano trasferire i poteri delle Regioni allo Stato, dal punto di vista costituzionale non va bene. C'è in Costituzione una riserva di competenza per le Regioni, e il commercio fa parte di questa riserva. La legge dello Stato, invece, in questo caso non è che si limiti a dettare dei principi generali alle Regioni, ma toglie ad esse ogni competenza. Come è potuto accadere? La Costituzione certo prevede l'esistenza di competenze trasversali, con le quali lo Stato interviene in campi riservati ai governi territoriali. Ma in passato si pensava che, in particolare per tutelare cose come la libertà di concorrenza, si potessero affermare per questa via dei principi generali, non fare sparire una competenza regionale. Non era mai successo".
Nel merito, Onida ha ribadito che "libertà non significa assenza totale di vincoli e limiti. Tutela della concorrenza significa tutelare una situazione di mercato che vada a vantaggio in primo luogo dei consumatori. In nome della concorrenza si pongono spesso dei vincoli, ad esempio quelli alle concentrazioni. In Italia la regolamentazione prima era eccessiva, tutelando spesso forme di monopolio di fatto conquistate, e questo può avere viziato il dibattito. Nella legislazione europea, però, si parla sempre di rimozione dei 'vincoli non necessari': ma quelli necessari vanno mantenuti. In Trentino c'è una forte cultura della regolamentazione. E la regolamentazione serve, non perché ne abbia bisogno un soggetto forte, ma perché serve alla collettività. Oltrettutto se si creano condizioni di monopolio la conseguenza può essere anche una chiusura degli esercizi. Perciò una certa dose di regole va accolta. Ci vuole anche un'educazione al consumo che vada nella direzione di un consumo sempre più responsabile. L'interesse del consumatore non è solo nel trovare sempre il negozio aperto".
Largher si è rammaricato del fatto che "quando abbiamo capito che il decreto Monti sarebbe entrato in contrasto con la legge Olivi, come parti sociali non siamo riusciti a darci un'autoregolamentazuone, in un territorio autonomo e dove esiste anche un buon sistema di relazioni industriali. Sappiamo che a Predazzo è una follia non tenere aperto ad agosto. Ma è diverso a ottobre. Lo stesso vale per Riva del Garda. Noi sindacati dobbiamo rivedere certe posizioni, ad esempio sulle domeniche. I datori di lavoro devono fare altrettanto. A cose fatte diventa difficile: a Pergine ci dicono che se insistiamo per chiudere la domenica c'è un 10% di personale che va a casa. Al tempo stesso, negli ultimi due anni, 300 donne non sono rientrate al lavoro dopo la maternità perché non riescono a conciliare tempi di lavoro e vita privata. E attenzione: quando un territorio diventa appetibile, arrivano anche grossi gruppi da fuori, e allora di concorrenza non ce n'è più per nessuno".
Bolzano ha preso atto dei decreti Monti, ha annullato le decisioni assunte precedentemente dalla Provincia, e ha di fatto liberalizzato. In Trentino perché si è scelto di fare diversamente? E fra un anno cosa succederà?
Nel rispondere ai quesiti posti da Giovanetti, Olivi ha rimarcato come "nelle sentenze della Corte c'è l'idea che tutelare la concorrenza significhi smantellare le regole che consentono di modulare interessi diversi, e questo per noi è sbagliato. Bolzano, invece, prima aveva scelto addirittura il contingentamento delle domeniche, cosa che noi non avevamo fatto perché la consideravamo una misura vecchia., e quando la Corte ha cassato la legge provinciale è passata ad applicare la legge nazionale. In Trentino, innanzitutto ci siamo dati una legge che non è stata ancora dichiarata incostituzionale. Lo dico senza alcuna presunzione: se lo Stato facesse una legge che assomiglia di più a quella del Trentino farebbe una buona cosa. Avevamo tentato di trovare un punto equilibrio. La nostra normativa fra l'altro era stata visionata a Bruxelles, che non l'aveva cassata, perché essa assomiglia a quelle di Austria, Francia, Spagna, solo per nominare alcuni paesi. La deregolamentazione totale esiste solo in alcune repubbliche baltiche. La scelta di sospendere la nostra legge risponde dunque a una duplice esigenza: innanzitutto mandare un messaggio politico. Noi vogliamo mantenere la nostra legge, pur se con qualche correzione. Vogliamo difendere il principio per cui un territorio, dentro la cornice della tutela della libertà di impresa, può e deve difendere interessi tutti legittimi, con un concorso di partecipazione degli enti locali, degli imprenditori, dei sindacati. Certo, ci vuole un po' di fantasia. Quindi si potrebbe dire: aree turistiche libere a 360 gradi, nelle aree urbane maggiore flessibilità negli orari - vedasi esperienza di alcune cooperative - tenendo conto dei diversi tempi delle città e sulle domeniche non rincorrere un modello esasperatamente incrementale. Quella del Trentino non è stata un'avventura solitaria. In Parlamento qualcosa si sta muovendo, il dibattito è in corso. Sospendere la legge è un messaggio che lanciamo al governo. Difendere l'Autonomia significa anche fare sperimentazione, essere un laboratorio per il resto del Paese".

Foto e immagini video a cura dell'ufficio stampa.
All: intervista audio e video a Onida e Olivi

Video intervista Professore Onida

Video intervista Assessore Olivi

-