
L’accordo trovato sulle nuove regole è adeguato secondo Carlo Cottarelli, direttore del Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’intesa inizialmente prevedeva un piano di rientro di debito pubblico con un calo dopo sette anni. Il rischio, in assenza di particolari vincoli e in presenza invece di sola negoziazione, era che la Commissione fosse forte con i deboli e debole con i forti. Sono stati quindi introdotti paletti, come il calo annuo di un punto percentuale del debito pubblico. In sostanza, è stato raggiunto un compromesso. Questa velocità di riduzione del debito rappresenta “il minimo sindacale” e appare accettabile. Certamente non una cura draconiana anche se, ha detto Cottarelli, alcuni affermano che le regole sono troppo severe.
Secondo Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, le nuove regole prestano attenzione a un aggiustamento graduale di bilancio nel medio termine, con un piano ritagliato sulle esigenze di ogni singolo Paese dando quindi il tempo necessario per ridurre il debito. Questo comporta un cambio di prassi nelle politiche di bilancio. E nella programmazione di medio/lungo periodo è ancora più necessaria la trasparenza; di qui l’importanza dell’azione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Concorda sull’importanza della programmazione a medio termine introdotta dalle nuove regole anche Marco Buti, professore dell’Istituto Universitario Europeo, che ha parlato di “rivoluzione copernicana”. Altrettanto importante è però forzare la classe politica, dalla maggioranza all’opposizione, affinché vengano esplicitate le preferenze di bilancio sull’orizzonte di legislatura. Serve anche un cambio di passo, ha affermato, nell’interazione fra Commissione e Italia per l’applicazione delle regole. Ma c’è anche un problema, secondo Buti: "Non sono molto convinto, ha detto, che questa logica di programmazione a medio termine sia permeata veramente nel sentire comune della nostra classe politica".