
Sul fronte del contrasto interno, si è discusso anche del 41 bis e del sistema carcerario. «È difficile dare una valutazione netta dell’impatto del carcere duro. La nuova legge rappresenta un punto di equilibrio molto alto – ha spiegato Melillo –. Per i mafiosi, il carcere non è un evento straordinario: molte decisioni vengono prese proprio dietro le sbarre. Non è corretto parlare di 'carcere duro': si tratta invece di limitare la capacità di comunicazione del detenuto». Attualmente sono circa 700 i reclusi in regime di 41 bis, «ma potrebbero essere meno se funzionasse davvero il circuito di alta sicurezza in cella. Troppi telefoni entrano nelle carceri. I mafiosi brutalizzano gli altri detenuti e trasferiscono su di loro i rischi».
Anche il tema del terrorismo è stato al centro dell’intervento del Procuratore: «In Italia la capacità di prevenzione è molto alta, ma il rischio di radicalizzazione violenta non ci permette di abbassare la guardia. Parliamo tanto del jihadismo quanto del suprematismo. Le azioni appaiono individuali, ma dietro c’è spesso una cornice ideativa ben organizzata e sofisticata. Le guerre recenti hanno dissolto molte illusioni: hanno formato migliaia di persone addestrate all’uso delle armi, e tra loro potrebbero emergere futuri attori del crimine o del terrorismo». Un’altra minaccia in espansione è quella legata alle dinamiche economiche globali: «I dazi commerciali – ha osservato Melillo – daranno certamente fiato al contrabbando, provocando torsioni nella contrattazione economica e un aumento delle frodi. Nella giungla delle false fatturazioni, camorra e ’ndrangheta fanno la parte del leone».
Ma è sul fronte delle tecnologie che si gioca la sfida decisiva: «Le criptovalute sono un mercato in cui la criminalità si muove da tempo. Le mafie non sono entità primitive con la coppola: conoscono bene le tecnologie e le usano. L’intelligenza artificiale, in particolare, crea ponti tra criminalità organizzata e terrorismo. Un esempio? Gli algoritmi per il riciclaggio del denaro. Dobbiamo recuperare terreno, dotandoci di strumenti e competenze adeguate».