Sabato, 24 Maggio 2025 - 16:07 Comunicato 1366

Melillo: "La lezione di Falcone sui flussi di denaro è attuale, anche se le risorse ora hanno canali sommersi"

Il procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo e l'importanza delle nuove tecnologie per contrastrare la criminalità

«Tanti eventi significativi in questo Festival dell’Economia, ma di questo sono particolarmente soddisfatto. La nuova variabile è la criminalità informatica, un tema ormai centrale.» Con queste parole Fabio Tamburini, direttore de Il Sole 24 Ore, di Radio 24 e di Radiocor, nonché presidente del Comitato scientifico del Festival di Trento, ha introdotto l’incontro dedicato al rapporto tra organizzazioni criminali, mercati e nuove tecnologie.
A dialogare con lui e con Raffaella Calandra, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che ha ribadito l’urgenza di una risposta internazionale, integrata e moderna ai nuovi fenomeni criminali: «Occorre lavorare superando steccati tra uffici e tra Paesi. I fenomeni criminali sono complessi, e la lezione di Giovanni Falcone – seguire i flussi di denaro – è più che mai centrale».
Melillo ha descritto una rete globale sotterranea che sfugge ai controlli tradizionali: «I capitali illeciti seguono canali di finanziamento sommersi. Si inabissano. Esiste una gigantesca rete che commercia denaro, una dorsale che parte dal Sud America, attraversa l’Africa e il Medio Oriente, e bypassa del tutto i sistemi di controllo ufficiali. Quel denaro finisce poi ovunque».
Organizzazioni criminali, mercati e nuove tecnologie Nella foto: Raffaella Calandra, Gianni Melillo, Fabio Tamburini [ Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Sul fronte del contrasto interno, si è discusso anche del 41 bis e del sistema carcerario. «È difficile dare una valutazione netta dell’impatto del carcere duro. La nuova legge rappresenta un punto di equilibrio molto alto – ha spiegato Melillo –. Per i mafiosi, il carcere non è un evento straordinario: molte decisioni vengono prese proprio dietro le sbarre. Non è corretto parlare di 'carcere duro': si tratta invece di limitare la capacità di comunicazione del detenuto». Attualmente sono circa 700 i reclusi in regime di 41 bis, «ma potrebbero essere meno se funzionasse davvero il circuito di alta sicurezza in cella. Troppi telefoni entrano nelle carceri. I mafiosi brutalizzano gli altri detenuti e trasferiscono su di loro i rischi».

Anche il tema del terrorismo è stato al centro dell’intervento del Procuratore: «In Italia la capacità di prevenzione è molto alta, ma il rischio di radicalizzazione violenta non ci permette di abbassare la guardia. Parliamo tanto del jihadismo quanto del suprematismo. Le azioni appaiono individuali, ma dietro c’è spesso una cornice ideativa ben organizzata e sofisticata. Le guerre recenti hanno dissolto molte illusioni: hanno formato migliaia di persone addestrate all’uso delle armi, e tra loro potrebbero emergere futuri attori del crimine o del terrorismo». Un’altra minaccia in espansione è quella legata alle dinamiche economiche globali: «I dazi commerciali – ha osservato Melillo – daranno certamente fiato al contrabbando, provocando torsioni nella contrattazione economica e un aumento delle frodi. Nella giungla delle false fatturazioni, camorra e ’ndrangheta fanno la parte del leone».

Ma è sul fronte delle tecnologie che si gioca la sfida decisiva: «Le criptovalute sono un mercato in cui la criminalità si muove da tempo. Le mafie non sono entità primitive con la coppola: conoscono bene le tecnologie e le usano. L’intelligenza artificiale, in particolare, crea ponti tra criminalità organizzata e terrorismo. Un esempio? Gli algoritmi per il riciclaggio del denaro. Dobbiamo recuperare terreno, dotandoci di strumenti e competenze adeguate».

(gt)


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