
I risultati sono incoraggianti e la tipologia di frutteto oltre che destare interesse internazionale inizia già ad essere utilizzata da frutticoltori trentini e non solo. "Questo sistema di allevamento in parete -spiega il tecnologo Franco Micheli responsabile dell'Unità ricerca e sperimentazione agronomica nella frutticoltura - offre una serie di vantaggi sia di tipo economico che ambientale e risulta particolarmente adatto alle nuove tecnologie che si stanno rendendo disponibili".
Dalle sperimentazioni FEM è nato questo nuovo sistema costituito da un cordone orizzontale permanente che si sviluppa lungo il filare e da un numero variabile di assi verticali semipermanenti distanziati di circa 20 cm fra loro. Lateralmente non vengono fatti crescere veri e propri rami ma solamente formazioni corte in modo da ottenere una parete produttiva molto stretta. Il rinnovo degli assi è un potente strumento per il controllo o meglio di sfruttamento del vigore della pianta.
"Nei tradizionali sistemi di allevamento già dopo pochi anni si ha troppo vigore nella parte alta- spiega Micheli - con questo sistema invece quando un asse diventa troppo vigoroso è possibile eliminarlo ripartendo dal cordone orizzontale con un nuovo germoglio assecondando la naturale crescita verticale dei nuovi germogli. Si ottengono in questo modo pareti produttive molto compatte e continue che possono essere più o meno alte".
La qualità dei frutti è elevata e particolarmente omogenea. Dal punto di vista ambientale emergono diversi punti favorevoli: la parete stretta, continua e contenuta in altezza necessita infatti di una minor quantità ad ettaro di fitofarmaci e consente una loro applicazione in modo più mirato riducendo decisamente i fenomeni di deriva. Il frutteto a guyot si presta molto bene a tutte le tecnologie futuribili che normalmente richiedono una chioma di dimensioni standard. Sono in corso, ad esempio, sperimentazioni con sistemi di visione in grado di conteggiare i frutti e determinarne il calibro.
Fotoservizio e Filmato a cura di FEM
Intervista
Franco Micheli
sc