
Una questione di creatività, di talento e non solo di attitudine quindi per Manuel Agnelli, che con la sua band, gli Afterhours ha scritto pagine imprescindibili per il rock italiano degli ultimi trent’anni: “A differenza della cultura e della cultura musicale italiana degli ultimi vent’anni dove se non producevi reddito non valevi, noi con la nostra associazione culturale Germi vogliamo dare spazio a ragazzi e dar loro il tempo di sbagliare, di crescere e di durare nel tempo”.
Il rocker milanese, che su Radio 24 conduce il programma “Leoni per Agnelli”, ha spiegato che ha visto in varie zone d’Italia, seguendo sua figlia, dei posti dove “ragazze e ragazzi suonano strumenti veri davanti ad altri giovani che li ascoltano. Molti rifiutano i social perché li fanno star male, provocano solitudine ed isolamento, mentre la musica li fa star bene. Non suonano per guadagnare, ma perché hanno urgenza di farlo”. Per Manuel Agnelli che ha anche proposto alcuni brani unplugged, fra cui “Ballata per la mia piccola iena” e “Padania”, “L’industria discografica sta vivendo l’era dell’oro perché grazie al digitale e ai social non ha più i costi di produzione e promozione che aveva un tempo. Il problema però è il contenuto: è come se avessimo investito in borsa e sappiamo che, vista la mancanza quasi totale di qualità, ci sarà un crollo”.
Nel presentare le quattro band che si sono alternate sul palco del Sociale - da segnalare i siciliani The Whistling Heads con il loro corrosivo post punk - Manuel Agnelli si è anche augurato che possa succedere di nuovo quanto accaduto negli anni ‘90: “Anni in cui la realtà indipendente italiana, pur lontana dalle esigenze di business, è riuscita a produrre un mercato e dei guadagni per noi musicisti. In quel momento si è formata tutta una generazione di musicisti e di altre figure che adesso sono il cuore dell’industria discografica”.