Mercoledì, 12 Aprile 2017 - 09:41 Comunicato 845

Ieri la Gran Radunanza del Comun general de Fascia a cui ha partecipato l'assessore Daldoss
Ladini e minoranze linguistiche il "sale" dell'Autonomia

Si è tenuta ieri sera a Vigo di Fassa la Gran Radunanza del Comun general de Fascia, appuntamento annuale della comunità ladina che vede la partecipazione degli amministratori comunali della valle e dei consiglieri dell’assemblea del Comun general. Al centro dell’attenzione lo stato di attuazione dello Statuto del Comun general de Fascia assieme a tutte le altre tematiche di una comunità aperta al mondo ma orgogliosa della propria identità: economia ambiente, turismo, scuola, cultura, servizi pubblici, lavoro, volontariato. All’appuntamento, apertosi con la relazione del presidente del Consei general Francesco Pitscheider, seguita da quella della procuradora Elena Testor, ha preso parte anche l’assessore provinciale agli enti locali Carlo Daldoss, assieme all'assessore regionale Giuseppe Detomas.
“Il tema del valore aggiunto che la minoranza porta a tutta la comunità va un po’ al cuore della nostra Autonomia – ha detto Daldoss, portando anche i saluti del presidente della Provincia Ugo Rossi - . Come sapete si sta dibattendo in seno alla Consulta su come fare evolvere lo Statuto. Non vi è alcun dubbio che i ladini, assieme alle altre minoranze linguistiche, rappresentino il 'sale' del nostro ordinamento autonomistico. La tutela delle minoranze è dunque uno dei suoi pilastri fondamentali, una delle sue giustificazioni più forti. Sui temi più specifici sollevati anche in questa sede, come quello della rappresentanza in seno agli organismi istituzionali e della tutela dei beni collettivi, è possibile trovare ampie convergenze. Io credo però che se in Trentino dovesse passare l’idea che ogni comunità, in ogni valle, si fa portatrice solo dei propri interessi territoriali, l'Autonomia è destinata a soccombere. Se in Trentino siamo riusciti a mantenere un rapporto di equilibrio fra città e valli ed evitare lo spopolamento delle alte quote, lo dobbiamo alla nostra capacità di compensare interessi tutti legittimi, seppure a volte diversi. Interessi che trovano tutti, nell'ordinamento autonomistico, la loro rappresentanza”.

Il tema della rappresentanza, sollevato nel corso della relazione del presidente, è ritornato più volte, con diversi accenti, nel corso della serata. La tutela di una minoranza come quella ladina, è stato sottolineato, poggia sia sulle norme sia sulla presenza dei rappresentanti della minoranza stessa negli organismi di governo del territorio, in particolare la Regione e la Provincia. Se la minoranza arricchisce il territorio con la sua specificità, la sua cultura, anche la presenza del consigliere ladino in seno alle istituzioni territoriali “porta loro valore", ha detto l'assessore Detomas. Ciò vale, su scala più ampia, per le responsabilità che i rappresentanti delle minoranze si assumono a livello nazionale.

Ad ogni livello istituzionale, insomma, la presenza del consigliere ladino non deve essere confusa con la mera rappresentazione delle istanze di un mondo chiuso, dagli orizzonti ristretti; al contrario essa deve essere apprezzata anche per la sua capacità di intercettare le ragioni del bene comune. Su queste problematiche, però, come è emerso nel corso della discussione, il dibattito rimane aperto. Così come rimane aperto quello relativo al benessere della comunità, a come esso vada misurato (Pil, Bes o quant’altro), alle strategie necessarie per raggiungerlo, consolidarlo o elevarlo. 

“Qui siamo in una valle turistica – ha detto ancora Daldoss – attenta ai temi della sostenibilità, dell’aggiornamento continuo dell’offerta, della qualità della vita per gli ospiti ma anche naturalmente per i residenti. La valle di Fassa può rivendicare con orgoglio il fatto di essere, per capacità di attrazione, la prima valle del Trentino. Sempre tenendo presente però che il Trentino respira con due polmoni: uno è economico, l’altro è culturale e sociale. Dobbiamo sempre tenere in equilibrio questi due fattori. Solo così le comunità si mantengono coese. Il benessere e la qualità della vita non sono nemmeno sempre una questione di risorse materiali. Spesso c'è anche qualcos’altro, lo spirito che anima le comunità, a consentire loro di affrontare la globalizzazione, facendo anche se necessario qualche scelta coraggiosa. Il futuro è nella qualità, una qualità che va percepita in primo luogo da chi abita il territorio”.

 Immagini a cura dell'ufficio stampa

(mp)


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