L’edificio, non distante dal tracciato lagarino della Via Claudia Augusta, presenta le caratteristiche di quel tipo di impianto extraurbano che viene definito “villa urbano-rustica”. È un grande complesso architettonico dipendente da una proprietà agricola, a testimonianza che fin dall’epoca augustea le popolazioni qui erano dedite all’agricoltura. Si articola in due quartieri distinti e complementari: la pars urbana, dotata di sale di rappresentanza, ambienti di soggiorno e aree balneari decorate da affreschi e mosaici, e la pars rustica, composta dalle strutture e dai locali necessari al funzionamento produttivo della villa.
La Fondazione Museo Civico di Rovereto organizza tutt’oggi su prenotazione visite guidate per scolaresche o gruppi. In futuro, il sito vivrà un rilancio con l’obiettivo di farne uno dei punti di attrazione turistica della Vallagarina.
L’accordo, approvato stamani dall’esecutivo, prevede la realizzazione da parte della Provincia autonoma di Trento di una copertura, così da garantire la protezione dei resti della villa romana e la fruizione continuativa del sito. Dal canto suo, il Comune di Isera, oltre a gestire il sito archeologico, realizzaerà un percorso espositivo, aperto ai visitatori e organizzerà attività didattica, formazione e divulgazione, in collaborazione anche con la Soprintendenza.
“L’accordo di oggi - sottolinea l’assessore provinciale alla cultura, Tiziano Mellarini - si segnala come una significativa sinergia tra Provincia e Comune di Isera per la valorizzazione di un importante sito archeologico, testimonianza storica della presenza romana in Trentino e considerevole tassello dell’offerta culturale ‘diffusa’ della nostra terra. Una piccola gemma che aumenta le opportunità di fruizione del patrimonio culturale del Trentino, collocandosi in un’ideale ‘rete’ di reperti che si pone quale elemento qualificante di interesse, rilevante anche dal punto di vista dell’offerta turistica della Vallagarina”.
Scheda: Villa romana di Isera.
La villa romana di Isera costituisce un sito archeologico eccezionale nel panorama insediativo del Trentino di età romana. L'edificio infatti, unicum a livello provinciale, presenta le caratteristiche di quel tipo di impianto extraurbano che, in base a una distinzione terminologica risalente all'autore latino Varrone, viene definito "villa urbano-rustica". Si tratta di un grande complesso architettonico dipendente da una proprietà agricola (fundus), che alle tradizionali funzioni produttive proprie dell'azienda rurale associava anche una funzione residenziale, articolandosi perciò in due quartieri distinti e complementari: la pars urbana, dotata di sale di rappresentanza, ambienti di soggiorno e aree balneari decorate da affreschi e mosaici, e la pars rustica, composta da locali e strutture necessari al funzionamento produttivo della villa.
L'interesse per i resti dell'antico edificio, in gran parte demoliti nel 1948-49 durante la costruzione della scuola materna del paese, si deve all'iniziativa di Adriano Rigotti, noto studioso di antichità locali, che a seguito di un paziente lavoro di raccolta di testimonianze e informazioni, nel 1973 promosse e coordinò il primo scavo archeologico nel sito. Fu il preludio a una serie di campagne di scavo sostenute e finanziate dal Museo Civico di Rovereto in sinergia con il Centro Studi Lagarini e con l'Università di Trento, le quali, svoltesi nell'arco di un trentennio, hanno condotto alla scoperta di una parte consistente della basis villae orientale (il basamento artificiale in muratura su cui poggiava il corpo principale della villa) e di alcune evidenze relative all'ala nord del fabbricato.
Numerosi i reperti sono oggi esposti nelle sale del Museo civico di Rovereto: frammenti di mosaico pavimentale e di intonaco parietale affrescato, frammenti di contenitori ceramici, utensili in ferro e manufatti in bronzo, tra cui elementi pertinenti a una gamba di letto tricliniare, un'ansa di brocca e un manico di patera.