Sabato, 12 Ottobre 2024 - 12:53 Comunicato 2794

L’importanza del team nel racconto dei bronzi olimpici Monica Contrafatto, Simone Alessio e Mattia Furlani
“La squadra è il motore dell’atleta”

“Dietro agli atleti ci sta un mondo. Per me è stata molto importante la presenza degli allenatori, che fanno il 90% del lavoro non solo a livello sportivo ma anche mentale, ci supportano e ci sopportano. Lo staff è il motore dell’atleta.” Monica Contrafatto, bronzo nei 100 m cat. T63 alle Paralimpiadi di Parigi, non ha dubbi. Non solo gli allenatori ma anche i fisioterapisti, i nutrizionisti e tutte le altre figure che compongo il team di un’atleta sono determinanti negli sport individuali quanto lo sono compagne e compagni negli sport di squadra.
A ribadire il concetto, accanto a Contrafatto, anche Simone Alessio, bronzo a Parigi nel taekwondo -80kg e Mattia Furlani, bronzo nel salto in lungo. La squadra è fondamentale, hanno detto. È il gruppo dove tutti mettono qualcosa per raggiungere un obiettivo comune. Di questo si è discusso oggi in Sala Depero nell'ambito del Festival dello Sport.
FESTIVAL DELLO SPORT GIOCHI DI SQUADRA Nella foto: Claudio Arrigoni, Monica Contrafatto, Simone Alessio, Mattia Furlani [ Daniele Paternoster Paternoster Daniele - Archivio Ufficio Stampa PAT]

In Sala Depero, nell’incontro moderato dal giornalista della Gazzetta Claudio Arrigoni, si è parlato di squadra ma anche di Parigi 2024. “Ogni gara è un’emozione”, ha raccontato Monica Contrafatto. “Ero arrivata preparatissima e mi aspettavo risultati migliori. Nella finale, una gara dolce/amara, forse ho sbagliato la partenza; poi l’invasione di corsia da parte di Ambra Sabatini e la mia caduta, ma comunque il bronzo l’ho portato a casa. Quando ho saputo di aver vinto la medaglia, dopo il ricorso, sono stata contenta per Ambra, che si sentiva in colpa per quanto accaduto.”
Per Simone Alessio la medaglia vinta a Parigi “è stato il coronamento di un percorso partito da Tokyo, perché – ha spiegato – prima non ero abbastanza preparato per vincere una medaglia. Parigi è stato un riscatto, anche perché sono riuscito a superare momenti di difficoltà durante le stesse gare. Tutto ciò che ho perso a Tokyo l’ho ripreso a Parigi. Sul podio sentivo la soddisfazione di aver superato le mie difficoltà, i miei dubbi.”
“Ero convinto del risultato che potevo ottenere a Parigi”, ha detto invece Mattia Furlani. “Non è stato un sacrifico prepararsi: il fine degli atleti sono sempre le Olimpiadi, ci si allena tanto e si dà il massimo proprio per i Giochi. Ma la parte più bella sono le tappe che si devono superare per arrivare alle Olimpiadi, passaggi che servono per cercare il massimo della performance. A Parigi ero in trans agonistica, totalmente perso dentro la gara. È stato il sogno in cui ho sempre creduto.”
Ora gli sguardi sono al futuro, alle prossime competizioni e a Los Angeles 2028 naturalmente. Ma per Monica Contrafatto il futuro potrebbe essere, come ha spiegato, dietro a un microfono, raccontando le emozioni che ha vissuto. O forse no, perché c’è ancora voglia di correre. “Finirà proprio così”, ha scherzato Monica.

(ac)


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