
L’invasione russa dell’Ucraina ha aperto una crisi in Europa che ha impattato su tante diverse aeree: dalla questione della sicurezza energetica a quella dell’intelligence. Una sorta di “policrisi" che rischia di diventare una crisi permanente. Questa affermazione dell'economista politico Fabbrini ha dato una prospettiva a lungo termine della questione del piano Rearm Europe. Per il generale Camporini, per risolvere il dilemma "difesa o esercito" sarebbe auspicabile replicare il modello del sistema militare della NATO, che non ha esercito, ma controllo e utilizza i contingenti dei singoli Paesi per integrarli nella pianificazione delle misure di difesa militare. L’importante è che i singoli Paesi dispongano di sistemi militari analoghi che si possano integrare gli uni con gli altri. Per questo, ci vuole la volontà della politica a riprendersi la titolarità della gestione delle difesa.
“Non possiamo spendere troppo a debito per incrementare esercito e armamenti e si dovrebbero pertanto sostenere nuove regole fiscali europee come nel caso del NextGenerationEurope approvato per far fronte alla pandemia”. Ad affermarlo è stata la professoressa De Romanis. “Oggi c’è lo shock Trump e quindi l’Ue ha dovuto cambiare i margini per spendere a debito lanciando il piano Rearm Europe. O si spende con il debito nazionale (fino all'1,5% del Pil per l’Italia) fino al 2030 o si attinge al debito garantito dai Paesi europei, ma è sempre debito. Se si usa quello nazionale l’Ue non ti controlla e non ti chiede conto. Tuttavia i mercati finanziari che poi comprano il debito ci tengono d’occhio e per questo il nostro Governo è restio a partecipare al Rearm Europe”.
Siamo di fronte alla quarta crisi finanziaria dal 2008, con un enorme debito pubblico e quindi poche risorse da spendere non solo per il riarmo ma soprattutto per la demografia, per la transizione ecologica. Per troppo tempo ci siamo detti che il debito non era un problema. Ci sono sfide che dobbiamo affrontare: la pace costa e la democrazia va mantenuta. L’invasione russa dell’Ucraina è un punto di svolta per l’Europa perché non era preparata ad affrontare la guerra. Per 75 anni i Paesi europei non si sono mai fatti la guerra fra loro e si era creato un sogno di pace perpetua, che non corrisponde alla realtà. A parlarne è stato ancora l’economista politico Fabbrini, che ha evidenziato l’ostacolo a una difesa comune nella regola delle decisioni prese all’unanimità di tutti i Paesi membri. “Con Trump, ha sottolineato Fabbrini, il patto atlantico è destinato a venire meno e ci dobbiamo porre il tema dell’esercito”. “I cittadini europei hanno espresso per la maggior parte contrarietà al voto all’unanimità ritenendolo un meccanismo di inefficienza, mentre gli acquisti congiunti per un armamento europeo viene inteso come uno strumento necessario. Auspicando un vero strumento di difesa europea invece di un meccanismo di supporto dato dagli eserciti nazionali".