Venerdì, 24 Maggio 2024 - 15:36 Comunicato 1263

La guerra, i conflitti, l'Europa: la parola a David Petraeus

"La guerra resterà lo strumento di soluzione dei conflitti?": interrogativo pesante come un macigno quello affidato a David Petraeus, generale dell'esercito degli Stati Uniti d'America, già comandante delle truppe americane in Iraq, a confronto oggi con Amy Kazmin , corrispondente da Roma del "Financial Times". La risposta di Petraeus è chiara e netta: la Nato deve continuare a sostenere chi è stato aggredito e lotta per la sua indipendenza, come l'Ucraina, e deve anche continuare a svolgere un ruolo di deterrenza nei confronti di quei Paesi che altrimenti si sentirebbero autorizzare ad usare la forza. Riguardo al conflitto in corso a Gaza, però, secondo Petraeus, Israele oltre a distruggere Hamas dovrebbe anche impegnarsi, fin da ora, nella ricostruzione e nella messa in sicurezza dei territori già liberati dalla presenza dei terroristi, in modo da dimostrare alla popolazione civile che le cose possono concretamente migliorare.
[ Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Il dato da cui partire, ha detto Petraeus, è quello della complessità. Nuove sfide continuano ad emergere e si devono gestire tutte contemporaneamente, come un giocoliere che non può fare cadere alcun piattino. Francis Fukuyama dopo la caduta del muro di Berlino aveva predetto in suo famoso saggio la "fine della storia". Ma l’idea che i sistemi che si ispiravano al libero mercato avessero vinto è stata un’illusione, adesso ci sono altri Paesi che si ispirano ad altri sistemi di valori a presentarsi sulla scena.

"Io mi ero opposto all’idea di ritirarci dall’Afghanistan - ha proseguito - Era comprensibile quello che è successo: quasi 17.000 persone sono scappate dal Paese e i Talebani hanno avuto la strada spianata. Questo a livello internazionale ha prodotto un effetto a catena. Xi, il presidente cinese, ha avuto buon gioco nel dire che gli americani non erano alleati affidabili. Al contrario, noi dobbiamo mantenere la nostra posizione di deterrenza nell’area indopacifica. Non devono esserci mai dubbi sulla nostra capacità di assistere nel mondo chi è minacciato dai nostri nemici. Ciò oggi vale ad esempio per l’Ucraina. Se non rispondiamo qui, cosa potrà far pensare che reagiremo diversamente in altre situazioni? Biden inoltre non ha sbagliato a dire che siamo pronti a sostenere Taiwan, se sarà invasa. La nostra posizione deve essere chiara".

Quindi, alla domanda: ci saranno altri conflitti? la risposta di Petraeus è che ci saranno se la capacità di deterrenza dell'America e dei suoi alleati verrà meno. Per quanto riguarda l'Ucraina in particolare oggi, secondo il generale americano, la Russia si fa forte di un numero maggiore di soldati a disposizione. "Quando - si è chiesto -  i padri e le madri russe cominceranno a dire: adesso basta, non vogliamo che i nostri figli continuino ad essere mandati al fronte?".

In Italia - ha ricordato la moderatrice - c’è però una tradizione pacifista molto forte.  Come rispondere a quelli che sostengono che bisogna fare finire la guerra ad ogni costo? "Che è in gioco la sopravvivenza stessa dell’Ucraina - ha insistito Petraeus - La sua è una guerra di indipendenza, e questo è un valore che vale in ogni parte del mondo. Non solo: se non fermassimo la Russia i prossimi Paesi interessati all’espansionismo russo sarebbero la Moldavia, la Romania, i paesi Baltici. È necessario impedirlo. Nessuno vuole la guerra ma non è possibile agire altrimenti".

l'Europa dal canto suo deve fare di più, ma, ha aggiunto Petraeus, già ora sta anche facendo di più e si è dimostrata molto decisa nel sostenere l’Ucraina. In quanto a Israele, innanzitutto va riconosciuto il trauma patito a causa dell'aggressione di Hamas, che deve essere contrastato in ogni modo. Sul breve termine però secondo il generale la strategia è inadeguata. Bisogna distruggere i terroristi ma contemporaneamente cercare di ristabilire le condizioni di vita minime, dimostrando alla popolazione civile che la situazione migliorerà, le infrastrutture verranno ricostruite, le scuole riapriranno e così via. Inoltre nessuno oggi garantisce la sicurezza nelle zone già liberate da Hamas. Chi è che comanda, lì, chi gestisce la distribuzione degli aiuti? Anche questo secondo Petraeus è un lavoro urgente che bisogna fare.

(mp)


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